senape Nome comune di due piante erbacee della famiglia Brassicacee: si distinguono una s. nera (Brassica nigra; v. fig.) e una s. bianca (Sinapis alba). La prima è originaria del Mediterraneo e largamente diffusa con la coltivazione, in Italia specialmente in Puglia. Ha fusto alto fino a 1 m, ramoso, con foglie inferiori pennatifide, le superiori ridotte; i fiori sono gialli riuniti in grappoli; i frutti sono silique glabre, tetragone, con breve rostro, erette e ravvicinate all’asse dell’infiorescenza, contenenti numerosi semi globosi, bruno-rossicci, finemente reticolati di 1 mm di diametro. La s. bianca è piuttosto comune nell’Europa meridionale, nei campi, ed è anche coltivata: è simile alla precedente, però meno alta, con silique patenti, pelose-ispide, munite di un lungo rostro. I semi, 2-4, sono lisci, rossigni o giallognoli, più grandi (diametro 2-2,5 mm). Le due specie si coltivano per sovescio, e la s. bianca, che ha rapido sviluppo e abbondante produzione, anche come foraggera da erbaio.
I semi di s. sono usati, mescolati ad altre droghe, per la preparazione della mostarda o per estrazione di un olio grasso. I semi della s. nera si usano inoltre in farmacia (in alcuni paesi anche quelli della s. bianca), per l’azione fortemente irritante, a scopo revulsivo, sotto forma di tintura o ridotti in farina per la preparazione di cataplasmi o impiastri, spesso in associazione alla farina di semi di lino. In passato si utilizzava per applicazioni terapeutiche sulla cute la carta senapata, un rettangolo di carta su una faccia del quale era applicata una polvere sgrassata di s. nera mediante una preventiva spennellata con soluzione di guttaperca.
Oli di s. Denominazione talora usata per gli isotiocianati, traente origine dal loro odore penetrante.