Albero (Pyrus communis), della famiglia Rosacee Pomoidee, coltivato per il suo frutto (pera; v. tabb. a, b, c). È un albero alto fino a 12 m, con foglie ovate alternate, provvisto di rami specializzati a frutto ben evidenti. I fiori, bianchi o rosei, sono riuniti (7-15) in corimbo terminale. Il frutto è un pomo, con 5 logge a 2 semi ciascuna, di forma tipica (piriforme), più o meno allungato, con residuo di calice all’estremità (calicetto, occhio), verde o giallo, chiazzato di rosso o più o meno rugginoso, con polpa fondente oppure croccante nella quale sono presenti numerosi granelli duri, sparsi, dati da sclereidi.
P. selvatico, o perastro, è nome comune attribuito a numerose specie selvatiche con rami spinosi: Pyrus communis ssp. piraster (v. fig.), Pyrus spinosa, Pyrus pyraster; da queste probabilmente ha avuto origine il p. coltivato; nell’Asia occidentale si trovano varie altre specie, e da queste per ibridazione con le specie suddette sono derivate numerose varietà coltivate; come capostipite delle varietà cino-giapponesi si considera Pyrus sinensis o Pyrus serotina della Mongolia e Manciuria; nell’America Settentrionale si usa questa specie quale portainnesto e per incroci.
Le numerose varietà di pere si distinguono in estive, autunnali e invernali, per il tempo di maturazione dei frutti; oppure: da tavola, da cuocere, da essiccare, da sidro, a seconda della destinazione prevalente dei frutti. Il p. si moltiplica per seme, si innesta sul franco (pianta ottenuta da seme del pero coltivato), sul cotogno (per piante di medio e piccolo sviluppo), di rado sul biancospino (per i terreni aridi, calcarei). Si alleva a vaso, piramide, fuso, colonna, palmette, cordoni. Il p. è colpito da numerose malattie (marciumi del frutto, ticchiolatura, antracnosi, cancro da Nectria ecc.) e da diversi parassiti animali (verme delle pere, cecidomie, cocciniglie ecc.). Il frutto fresco contiene: 76-83% di acqua, 6-13% di zuccheri; i semi contengono 12-21% di un olio grasso che in certe regioni è usato come quello d’oliva. I frutti vengono consumati freschi, in conserve, gelatine, marmellate, sciroppi, essiccati, e con essi si prepara il sidro (alcol 4-6%).
Il legno del p. è rossastro, pesante, duro, compatto, che non si screpola se è ben secco, prende una bella lucidatura e non si tarla; è usato per strumenti musicali, lavori di tornitura ecc.