Solanacee
Piante utilissime ma anche tossiche
Le Solanacee sono piante note in tutto il mondo per il loro valore alimentare e per i principi attivi contenuti, spesso tossici. Per questo sono piante amate e temute, da utilizzare con criterio. Molte sono commestibili: il pomodoro, la patata, la melanzana, il peperone. Altre, come il tabacco, la mandragora, la belladonna, servono piuttosto come medicinali o come droghe
Le Solanacee sono una famiglia di Angiosperme diffuse in tutto il globo e comprendente più di 2.500 specie: tante e tutte da trattare con molta prudenza. Danno da mangiare a milioni e milioni di esseri umani (patata, pomodoro, melanzana, peperone) e vengono usate sin dall’antichità come medicine portentose (belladonna, stramonio) o come droghe più o meno consentite (tabacco), tuttavia possono essere anche molto dannose. Sono infatti ricche di alcaloidi, sostanze organiche con effetti particolari sul sistema nervoso umano. Alcune (la belladonna, lo stramonio, il tabacco, la dulcamara, la mandragora) vengono considerate vere e proprie piante medicinali o, a seconda della dose, veleni; altre, come la patata o il pomodoro, fanno parte della nostra alimentazione quotidiana, ma anch’esse possono contenere alcaloidi pericolosi. Tra i principi attivi più comuni nelle cellule delle Solanacee si trovano atropina, scopolammina, solanina, nicotina, tutte sostanze aventi un effetto psicotropo (attivante) sul sistema nervoso. Nelle Solanacee usate per l’alimentazione, la parte commestibile può essere il frutto come la bacca del pomodoro, del peperone, della melanzana, o il tubero (patata).
Nelle antiche civiltà dell’America Latina, da cui molte provengono, alcune Solanacee venivano usate come farmaci, ma anche come piante allucinogene in grado di condurre a estasi. La loro introduzione nel mondo occidentale è stata difficile proprio per la cattiva fama che si portavano dietro di essere erbe velenose, adatte al massimo per l’alimentazione degli animali.
Da sempre la mandragora (o mandragola) è stata considerata un’erba dai poteri magici. Ne esistono diverse specie, di cui almeno due crescono dalle nostre parti: Mandragora officinarum e Mandragora vernalis. È un’erba dalle foglie lanceolate, con fiorellini bianchi o azzurri, ma ciò che ha sempre impressionato è la radice che ha un aspetto davvero curioso: assomiglia vagamente a un essere umano, e i ciarlatani vi riconoscevano anche gli organi genitali, maschili o femminili. Si diceva che proprio per questo la mandragora avesse un grande potere afrodisiaco ed è su tale credenza che gioca l’omonima commedia di Niccolò Machiavelli, così come la storia biblica per cui Rachele sarebbe ricorsa a quest’erba per suscitare la passione amorosa di Giacobbe (Genesi 30, 14-15). Un’altra credenza affermava che, se si estirpa la radice della mandragora, la pianta emette un grido di dolore quasi umano... Naturalmente le cose non stanno così, la mandragora è semplicemente una solanacea contenente una miscela di alcaloidi, tra cui la mandragorina, simile all’atropina, con effetti anestetici e antispasmodici.
La ‘mite’ melanzana. Pianta originaria delle zone calde di India e Cina, la melanzana (Solanum melongena) venne introdotta in Europa dagli Arabi nel 15° secolo, ma come tutte le Solanacee fu accolta con sospetto in quanto si pensava che favorisse nientemeno che la pazzia. Oggi è presente nella cucina di tutto il mondo, sia per il suo sapore dolce e gradevole, sia perché, avendo un valore nutritivo molto basso, è ben accolta nelle diete ipocaloriche.
Il vivace peperone. Il nome del peperone (Capsicum annuum) deriva dal latino piper «pepe», perché in molte varietà è contenuto un alcaloide dal sapore piccante, la capsicina, che si trova soprattutto nella placenta, la parte bianca e membranacea della polpa interna. Oltre a questa sostanza il peperone contiene anche buone quantità di vitamine A, B e soprattutto C. La quantità di capsicina, e quindi il potere piccante del frutto, si misura con la scala di Scoville in cui si dà valore zero al peperone dolce, fino ad arrivare alla varietà Habanero, il più piccante del mondo, con le sue 300.000 unità Scoville.