sophìa Nella Grecia antica, la personificazione della sapienza; acquistò particolare significato teologico-mistico nel giudaismo ellenizzante.
Nei libri sapienziali del tardo ebraismo si configura, a volte con caratteri personali, il concetto di s. come un essere generato da Dio e insieme come principio informante la sua attività (cfr. Siracide 24; Sapienza 7, 22-8,1; Prov. 8, 22-36). Nel giudaismo alessandrino, s. si fonde con il logos platonico-stoico, quale essere intermedio tra Dio e mondo; nello gnosticismo di Valentino s. è l’ultimo dei 12 eoni che, per desiderio di imitare il Padre, finisce per lacerare l’unità del pleroma e dare inizio a un processo di ‘caduta’. Nel cristianesimo orientale resta vivo il concetto di s. come sapienza di Dio, oggetto di particolare culto; mentre in correnti mistico-teosofiche del mondo moderno sembra rivivere un concetto gnostico di s., vista sempre come intermediario tra uno e molteplice. S. ha infine un ruolo centrale nelle posizioni della sofiologia (➔) russa.