steppa
Grandi spazi e migrazioni
La steppa è il luogo dei grandi spazi. Questo ecosistema, caratterizzato da piante erbacee e a basso fusto, è stato per millenni il regno incontrastato di grandi erbivori. Dalla vasta steppa euroasiatica sono partite importanti popolazioni nomadi che hanno notevolmente condizionato il corso della storia
In russo la parola step´ è utilizzata per definire i vasti territori pianeggianti, caratterizzati da vegetazione rada e a basso fusto (arbusti e piante erbacee), che si estendono dalla Russia meridionale alla Siberia e fino ai confini con la Cina. È un territorio dalla superficie sterminata, nel quale il paesaggio si ripete innumerevoli volte uguale a sé stesso fino a confondersi con la linea dell’orizzonte.
L’ambiente della steppa suscita sensazioni di attesa. Attesa che all’orizzonte si scorga una mandria di cavalli, un tempo allo stato brado e in costante migrazione alla ricerca di cibo, come avveniva anche per i bisonti, oggi non più presenti. Attesa che accompagna il nomadismo che da epoche lontanissime contraddistingue gli uomini di queste terre.
La vegetazione della steppa euroasiatica, pur soggetta a cicli stagionali, ha sempre garantito un pascolo costante per erbivori di grandi dimensioni. Non deve sorprendere quindi che proprio qui l’uomo abbia domesticato il cavallo e che lo stile di vita delle antiche popolazioni nomadi locali sia tradizionalmente caratterizzato dal rapporto con questo animale. Mongoli, Tartari, Kazachi devono alle virtù equestri molto del loro fascino leggendario.
In senso stretto la steppa costituisce un bioma, cioè un insieme di specie vegetali e animali in stretta relazione tra loro e in equilibrio nell’ambiente dove vivono. Nella steppa predomina una vegetazione di tipo erbaceo con bassi arbusti che generalmente non superano il metro di altezza.
Nella grande steppa euroasiatica prevale un clima temperato-freddo e semiarido, dove in media l’evaporazione dell’acqua è superiore alle precipitazioni e non si formano corsi d’acqua permanenti. Le funzioni di drenaggio, di rimescolamento e di aerazione del terreno, così importanti per la sua fertilità, ricevono qui il fondamentale contributo dovuto all’azione di scavo di varie specie di roditori, e ciò costituisce una curiosa peculiarità. Tra le piante dominano le Graminacee erbacee adattate ai climi aridi come lo sparto, una pianta cespugliosa alta 20÷30 cm.
Un esempio di bioma assimilabile alla steppa, collocato in un altro continente e con aspetti climatici diversi, è la pampa argentina, dove la temperatura media è decisamente più elevata e le piogge più abbondanti, ma anche qui a carattere stagionale, è un periodo secco prolungato. Il guanaco, un erbivoro molto simile al lama, proliferò in queste praterie fino a quando l’arrivo dell’uomo bianco segnò l’inizio del suo declino; oggi è una specie minacciata di estinzione.
Per gli antichi Romani, i territori che si aprivano a est del Danubio, che rappresentava l’estremo confine nord-orientale dell’Impero, costituivano l’ignoto. Da quei vastissimi territori, che raggiungevano le steppe sconfinate dell’Asia centrale, provenivano popolazioni nomadi misteriose e bellicose. Originari delle steppe asiatiche furono i famigerati Unni, che da quelle remote regioni migrarono verso l’Impero Romano con conseguenze devastanti. Circa otto secoli dopo, nelle stesse regioni steppiche, si realizzò l’epopea di Genghiz khan. Signore incontrastato delle tribù mongole, assoggettò le altre popolazioni nomadi dell’altopiano (in particolare i Tartari) per dare vita al più grande impero della storia, che comprendeva Cina, Russia, Persia, e si spingeva fino ai confini dell’Europa.