Poeta mistico indiano (n. 1483 - m. 1563), discepolo del filosofo Vallabhā-cārya; a lui fa capo la scuola Aṣṭchāp, gruppo di otto poeti accomunati da una filosofia mistico-devozionale incentrata sulla figura del dio Kṛṣṇa. Ben poco si conosce della sua vita. Pioniere dell'uso letterario del dialetto braj, deve la sua fama al Sūrsāgar ("L'oceano di Sūr"), di cui si conservano diecimila versi dei centomila che la tradizione gli attribuisce. Di grande valore sono anche il Sūr Sāravālī ("Il compendio di Sūr") e il Sāhitya Lahrī ("L'onda della letteratura"). La sua poesia non è strutturata in forma di poema vero e proprio, ma consiste piuttosto in liriche episodiche legate da un filo conduttore, ovvero l'amore delle anime per il Supremo, nella trasposizione allegorica del dio-pastore Kṛṣṇa.