surrealismo
Dare voce alle forze della fantasia, del sogno e dell’inconscio
Nato ufficialmente nel 1924 col manifesto redatto dal poeta francese André Breton, il surrealismo è un movimento d’avanguardia che si propone di esprimere, sia con parole sia con immagini, il libero funzionamento del pensiero, emancipandolo dal controllo esercitato dalla ragione. Gli artisti che ne fanno parte provengono da diversi paesi: i tedeschi Max Ernst e Hans-Jean Arp, i francesi André Masson e Yves Tanguy, i belgi Paul Delvaux e René Magritte, i catalani Salvador Dalí e Joan Miró. Essi intendono realizzare forme artistiche direttamente scaturite dal potente mondo della fantasia, del sogno e di quelle forze inconsce che vivono nella parte più profonda e nascosta della mente umana
Che cos’è il surreale? Letteralmente è qualcosa di super-reale, cioè è qualcosa che supera ciò che noi possiamo vedere o vivere quotidianamente nel cosiddetto reale. Quando alla fine della Prima guerra mondiale nasce il movimento surrealista – coordinato dal poeta francese André Breton – è proprio la delusione nei confronti della vita reale che porta alla ricerca di una super-realtà, una diversa realtà, che si trova ‘oltre’, in altri mondi: il sogno, la fantasia, il mondo sommerso nella parte più nascosta dell’animo umano e che i surrealisti vogliono riportare alla luce attraverso l’arte.
Il surrealismo, facendo proprio lo spirito critico e ribelle del dadaismo, nasce dunque come movimento di protesta nei confronti di una società che si riteneva ricca di valori spirituali ma che poi era stata capace di produrre eventi disumani come la Prima guerra mondiale. Fra il 1924 (anno del primo manifesto del surrealismo) e il 1925 (data della prima mostra dei pittori surrealisti, alla galleria Pierre di Parigi) questo gruppo di poeti e artisti è animato da un profondo desiderio di trasformazionee di miglioramento della con;dizione umana. A differenza del gruppo dadaista, Breton e i suoi amici – i poeti Paul Éluard, Philippe Soupault, Louis Aragon, Benjamin Peret; i pittori Max Ernst, Yves Tanguy, Hans-Jean Arp, Joan Miró – credono nella possibilità di un futuro migliore e mettono la loro arte a disposizione del cambiamento. Prima di tutto occorre riformare l’arte stessa, dando all’artista piena libertà all’espressione, aveva scritto un poeta, il Comte de Lautréamont, un po’ come nei giochi di accostamenti assurdi del dadaismo.
I surrealisti si propongono di esprimere, sia con la scrittura sia con la pittura, le forze interiori dell’uomo, di cui non siamo consapevoli e che non siamo in grado di spiegare, dal momento che sono situate nella parte più profonda e inaccessibile della mente (l’inconscio).
Fin dall’infanzia l’uomo segue regole e comportamenti sociali che lo portano in età adulta a essere quello che la società gli chiede di essere, privilegiando la ragione e l’ordine. Per far questo, egli rinuncia all’inconscio, che però ricompare sotto forma di sogni. I surrealisti vogliono eliminare con l’arte e nell’arte stessa la barriera che divide la veglia dal sonno. Alle spalle di queste idee ci sono gli studi di Sigmund Freud, padre della psicoanalisi, la scienza che studia i meccanismi della mente. Come Freud curava i suoi pazienti portando in superficie il loro Io interiore attraverso la libera associazione di pensieri, così i surrealisti portano alla luce la realtà nascosta componendo poesie con parole che, di volta in volta, vengono fuori senza un ordine logico – tecnica che si chiama scrittura automatica –, oppure realizzando quadri popolati da esseri fantastici, di pura immaginazione, che provengono direttamente dal profondo del pensiero.
«Nessuna guida mentale, cosciente, di ragione, di gusto, di volontà» scrive Max Ernst «può valere come genesi di un’opera che meriti di essere definita surrealista assoluta». E Breton sottolinea nel Manifesto del movimen;to: «Rendere schiava l’immaginazione […] è la più grande sciocchezza». Le indicazioni sono chiare: per combattere l’insoddisfazione dei tempi moderni l’uomo deve ;recuperare il tempo dell’infanzia, quando ancora era un sognatore e sapeva usare la fantasia e l’immaginazione.
I pittori surrealisti sono personalità molto diverse le une dalle altre, pertanto ciascuno interpreta in modo originale queste idee-base: dagli esseri mostruosi di Ernst ai mondi extraterrestri di Tanguy, dai disegni volutamente infantili di Miró alle forme armoniose e sognanti di Delvaux, dalle immagini magiche di Magritte ai quadri barocchi di Dalí. Per tutti costoro i riferimenti sono: Duchamp, per le associazioni assurde e totalmente stravolgenti il pensiero razionale; De Chirico per le atmosfere enigmatiche fatte di magia e di sogno; infine Picasso per la sua strabiliante capacità di rinnovarsi continuamente. Nel 1931 e nel 1932 esponenti diretti del surrealismo come Salvador Dalí, André Masson, Man-Ray espongono con De Chirico e Picasso negli Stati Uniti d’America, esportando oltreoceano questo nuovo stile che influenzerà moltissimo le successive generazioni di artisti americani.
L’assurdità delle scene surrealiste provoca stupore, sorprende, lascia senza parole perché distrugge le certezze, mette in discussione quello a cui siamo abituati; la realtà può essere così come la vediamo ma anche in un altro modo: è questa appunto la surrealtà cercata da Breton e dagli altri. Dopo essersi ripreso dallo shock iniziale, lo spettatore si accorge che quelle immagini hanno stimolato altri meccanismi della sua mente, che neppure sapeva di avere, mettendo in moto la sua capacità di immaginare, risvegliando la fantasia, dando voce ai sogni o agli incubi; tali immagini, dunque, fanno riflettere sull’eventualità che un mondo diverso dall’attuale non sia poi così impossibile.
Sin dagli inizi i protagonisti del surrealismo si preoccupano di diffondere le loro idee, non soltanto elaborando i manifesti – il manifesto delle arti figurative Le surréalisme et la peinture («Il surrealismo e la pittura») è del 1928, mentre al primo Manifesto del 1924 segue un secondo nel 1930 – ma fondando anche delle riviste. Nel 1924 vede la luce La révolution surréaliste («La rivoluzione surrealista») – che nel 1929 cambierà nome in Le surréalisme au service de la révolution («Il surrealismo al servizio della rivoluzione»), sottolineando con questo titolo l’impegno politico del movimento; nel 1937 è la volta di Minotaure.
Per essere pienamente efficienti organizzano, nel 1925, un «laboratorio ufficiale di creazione artistica e propaganda estetica e politica» chiamato Bureau central de recherches surréalistes («Ufficio centrale di ricerche surrealiste»), il cui primo direttore fu Antonin Artaud.
Fra gli innumerevoli esperimenti praticati dai surrealisti per visualizzare il fantastico mondo interiore vanno ricordati sicuramente: i frottages di Max Ernst, i rayogrammi di Man-Ray e il gioco collettivo Le cadavre exquis.
Il frottage («sfregamento») è una tecnica inventata da Ernst nel 1925: dopo aver posizionato un foglio su di un supporto ruvido (una tavoletta di legno per esempio) ci si passa sopra con la matita. Dallo sfregamento spunterà fuori l’immagine che manterrà, nel nostro caso, i segni delle venature del legno.
Il rayogramma è una specie di fotografia, ma fatta mettendo direttamente l’oggetto sulla carta fotografica ed esponendolo brevemente alla luce. In questo modo si fissa la sua sagoma in un bell’effetto di bianchi e di neri.
Infine il gioco Le cadavre exquis («Il cadavere squisito») prevede che un gruppo di persone componga un testo o un disegno scrivendo o disegnando a turno la propria parte senza sapere cosa abbia fatto il giocatore precedente. Il nome proviene dalla frase che uscì fuori nella prima partita: le cadavre/ exquis/ boira/ le vin nouveau, cioè «il cadavere squisito berrà il vino novello».
Anche il cinema sperimenta le grandi potenzialità messe a disposizione dalle idee surrealiste. Nel 1929 esce il film Un chien andalou («Un cane andaluso») del regista spagnolo Luis Buñuel, con la collaborazione di Salvador Dalí, caratterizzato da una sequenza di immagini assurde senza ordine logico. Nel 1945 esce, invece, il film Io ti salverò del regista inglese e re del thriller Alfred Hitchcock, dove si affronta il tema della psicoanalisi: è entrata di diritto nella storia del cinema la significativa rappresentazione del sogno, che è stata girata in collaborazione con Salvador Dalí.