Nome d'arte, forse di origine italiana (Tabarrino, da tabarro), di un attore comico francese, autore di farse, paragonabili ai mimi di Eroda e agli odierni quadretti (o sketch) delle riviste, da lui recitate agli inizî del sec. 17º a Parigi, sulla place Dauphine, allo scopo di spingere il pubblico all'acquisto di medicamenti; è identificato da taluni con Antoine Girard, cui faceva da spalla il fratello Philippe detto Mondor, da altri con un Jean Salomon. Riunite nell'Inventaire universel des oeuvres de T., contenant ses fantaisies, dialogues, paradoxes, gaillardises, rencontres, farces et conceptions (1622), le farse s'ispirano alla commedia dell'arte e hanno un preciso carattere italiano: risultano di brevi dialoghi, misti di italiano e francese, spiritosi e spesso con bastonatura finale. Il costume di T. è bianco: una casacca attillata e orlata di verde e rosso, senza bottoni; cappello di feltro scuro e piuma verde; T. è passato in proverbio per l'abilità trasformistica.