Interprete di un’azione drammatica rappresentata scenicamente. L’a. teatrale è interprete di un testo artisticamente compiuto, mentre l’a. cinematografico – in possesso di una tecnica particolare legata alle possibilità espressive del cinema e anche ai modi della ripresa cinematografica – collabora attivamente col regista nella ‘creazione’ del personaggio.
Nella Grecia antica gli a. erano organizzati in corporazioni, sostenevano anche le parti femminili e si presentavano sulla scena in costume e con la maschera. Gli a. romani (histriones con parola etrusca) non erano in numero limitato come nel teatro greco e non portavano la maschera. La compagnia comprendeva, oltre agli a. veri e propri, un cantante e un flautista. Tutti erano reclutati fra gli schiavi e i liberti.
Nel Medioevo il dramma liturgico trovò i primitivi interpreti tra sacerdoti e chierici, mentre gli a. delle sacre rappresentazioni erano per lo più laici, raccolti in confraternite. Anche le commedie e le farse di tipo popolare erano rappresentate da a. dilettanti, studenti, artigiani, scribi, riuniti in corporazioni.
Ai comici dell’arte del sec. 16° si deve la prima organizzazione di compagnie drammatiche nel senso moderno della parola. Gli a. e le attrici, alle quali per la prima volta erano affidate parti femminili in pubblico, traevano i propri mezzi di sussistenza dall’arte che esercitano con un disciplinato addestramento tecnico, vocale, mimico e acrobatico, tramandato tradizionalmente. Dal professionismo degli a. derivarono la creazione di tipi fissi o maschere e la recitazione a soggetto. Con il tempo sia in Italia sia all’estero le compagnie girovaghe si trasformarono, almeno in parte, in compagnie di artisti con maggior dignità di vita, che si dedicavano esclusivamente all’arte drammatica, in teatri statali, sovvenzionati da sovrani e da mecenati. Così in Francia dal sec. 16° si ebbero compagnie permanenti e nel sec. 17° da quella di Molière prese origine il massimo teatro francese; in Spagna nel sec. 17° si ebbero numerose compagnie, sostenute dalla passione del popolo per gli spettacoli e gli artisti; in Inghilterra dal 1571 si sa di a. riuniti in compagnie privilegiate che si recavano anche all’estero, specialmente in Germania; qui alle scene carnascialesche dei Fastnachtspiele si sostituì un’arte nuova che ebbe il massimo sviluppo a Norimberga e che rapidamente si diffuse per tutta la Germania.
Nel sec. 19° l’arte degl’interpreti rifletté via via le successive tendenze della poesia drammatica: nei primi decenni prevalsero la recitazione di tipo classico e quella del dramma avventuroso e inverosimile, pretesto di virtuosismi. Stile di recitazione e azione scenica mutarono con il Romanticismo, che mirò a un’intensità e verità nuove, mentre nella commedia borghese la recitazione si fece sempre più disinvolta con l’avvento del naturalismo (Théatre Libre, Freie Bühne, Teatro d’arte di Stanislavskij). Con la riforma propugnata dai registi russi e da M. Reinhardt acquistarono maggiore importanza i valori visivi dell’apparato scenico e l’a. fu ricondotto alla funzione d’interprete.
In Oriente, in India, gli a. erano riuniti in compagnie fisse fin dai primi secoli d.C.; l’invasione musulmana segnò la fine degli spettacoli teatrali che riapparvero solo nella seconda metà del sec. 19°; in Giappone furono tenuti sempre in grande considerazione gl’interpreti del nō (➔).