Pseudonimo dell'attore e regista K. S. Alekseev (Mosca 1863 - ivi 1938); proveniente da un teatro d'amatori, dopo aver conosciuto la scena parigina e frequentato i corsi della scuola teatrale moscovita, esordì come regista (1889) ispirandosi ai metodi della compagnia dei Meininger che egli vide recitare a Mosca (1885-90). Teorico del teatro, sostenne il "naturalismo spirituale" dell'interpretazione scenica, curando la piena rispondenza della realtà al contenuto dell'opera nei drammi naturalistici e l'espressione di un'atmosfera spirituale in quelli simbolici. I suoi spettacoli messi in scena nel Teatro d'Arte, da lui fondato con V. I. Nemirovič-Dančenko, segnano una tappa gloriosa nella scena russa: memorabili gli allestimenti di Shakespeare, Maeterlinck, Gor´kij e, specialmente, Čechov. Dalla sua scuola uscì pure il grande secessionista V. E. Mejerchol´d. Il metodo di recitazione di S., basato sul duplice lavoro dell'attore su sé stesso e sul personaggio che dovrà interpretare-rivivere, ha avuto straordinaria fortuna nel teatro del Novecento. S. ha lasciato numerosi scritti essenziali per comprendere il suo pensiero; tra le sue opere (raccolte dopo la morte in Sobranie sočinenij "Opere complete", 8 voll., 1954-61), si ricordano: Moja zizn´ v iskusstve (1925; trad. it. La mia vita nell'arte, 1965); Rabota aktera nad soboj (1938; trad. it. Il lavoro dell'attore su sé stesso, 1990); Etika (post., 1947). Fra gli altri volumi usciti in italiano: Il lavoro dell'attore sul personaggio (1956; 1988); L'attore creativo (1980); Le mie regie (1986).