Figlio (n. 401 - m. 450) di Arcadio, fu incoronato nel 402 e successe al padre nel 408. Lodato per la sua religiosità, T. promosse (15 febbr. 438) la pubblicazione del grande Codice teodosiano, raccolta delle costituzioni imperiali da Costantino in poi. Questa rappresenta il primo tentativo di una codificazione ufficiale delle fonti del diritto e, nello stesso tempo, la raccolta più cospicua di costituzioni pervenutaci fuori dalla compilazione giustinianea.
La reggenza per lui fu tenuta prima dal prefetto Antemio, poi, alla morte di questo, dalla sorella Pulcheria, che nel 414 assunse il titolo di Augusta e mantenne poi sempre un'assoluta preminenza nel governo, anche dopo che T. divenne maggiorenne. T. non ebbe molta inclinazione per gli affari di stato, preferendo gli studi. La sua perizia nel copiare e alluminare codici gli valse l'epiteto di calligrafo. Gli si deve la fondazione della "scuola superiore cristiana" di Costantinopoli (425). Sua figlia Eudossia andò sposa a Valentiniano, erede dell'Impero d'Occidente. T. sostenne una breve e vittoriosa guerra contro i Persiani (421-422) e dovette affrontare l'invasione degli Unni (441), contenuta con trattative diplomatiche e cessione di territori al di qua del Danubio. Più gravi conseguenze ebbero le controversie religiose provocate dallo scisma monofisita. L'ultimo atto della sua vita fu la grave violenza da lui perpetrata sul concilio di Efeso (449), detta latrocinio di Efeso. A T. II si deve la nuova, grandiosa cinta di mura di Costantinopoli, costruita nel 413 e restaurata nel 447.
Insieme al Codice teodosiano (lat. Codex Theodosianus), accolto e pubblicato in Occidente dall'imperatore Valentiniano III, sono da menzionare le Novelle teodosiane e posteodosiane, raccolta di costituzioni, orientali e occidentali, emanate tra il 438 e il 468, applicate in Occidente. In essa sono contenute costituzioni di Teodosio II e di Valentiniano III, posteriori alla compilazione del Codice teodosiano, e costituzioni dei loro successori Marciano, Maggioriano, Severo, Antemio. Ne sono contenuti degli estratti nella Lex romana Wisigothorum, e taluni frammenti della collezione originaria in alcuni manoscritti sempre della Lex romana Wisigothorum. Nelle edizioni (Haenel, Mommsen-Meyer) le novelle posteodosiane sono riportate in appendice al Codice.