(lat. Hunni, Chunni) Popolazione nomade e guerriera asiatica, comparsa in Europa nel 4° e 5° sec. d.C. La storia degli U. è documentata solo per il periodo che va dalla sua apparizione nelle steppe del Don fino alla disgregazione dell’impero di Attila. Forse discendenti dei Hiungnu, popolazione mongolica stabilitasi ai confini dell’Impero cinese, nel Kansu e nella parte meridionale del deserto di Gobi, gli U. si spinsero verso Occidente nel 4° sec. d.C., penetrando nelle terre a nord del Caspio e sul Volga e occupando il paese degli Alani. Dilagarono poi a ovest del Don e, infranta l’opposizione degli Ostrogoti, raggiunsero il Danubio e i Carpazi; suddivisi in gruppi indipendenti con propri capi, saccheggiando e devastando, penetrarono profondamente nell’Impero romano, né disdegnarono di offrire il loro aiuto, come mercenari, agli imperatori e ai loro generali. Agli inizi del 5° sec. i numerosi gruppi autonomi unni acquistarono una certa unità territoriale, il cui centro era costituito dalla Pannonia. La debolezza e le lotte intestine dei vicini rafforzarono la posizione degli U., i cui re non solo costrinsero l’imperatore d’Oriente al pagamento di un tributo annuale, ma ne accrebbero progressivamente l’ammontare, fino a portarlo dalle 350 libbre d’oro iniziali sotto il re Uldin fino a 2100 durante la coreggenza di Bleda e di Attila. Quest’ultimo, ucciso il fratello Bleda, esercitò la propria sovranità su un regno che si estendeva dal Reno al Don e al lago d’Aral, e tentò anche la conquista della Gallia e dell’Italia (v. fig.). Fallita l’una nella battaglia dei Campi Catalaunici contro Ezio (451) e l’altra dopo l’ambasceria di papa Leone (452), l’improvvisa morte di Attila (453) portò, per la discordia dei figli, allo sfaldamento del suo regno. Respinti dalle popolazioni germaniche, ribellatesi, gli U. superstiti trovarono una nuova sede nella regione a nord del Mar Nero e del Caucaso.