terrorismo
Metodo e strumento di lotta politica – volto a sovvertire e destabilizzare una struttura di potere, ma anche a restaurarla o stabilizzarla – che, per imporsi, fa uso di atti di estrema violenza, come attentati e sabotaggi, anche nei confronti di persone innocenti. Il t. non è un fenomeno tipico solo delle democrazie moderne. Episodi di t. sono avvenuti in vari periodi storici e sotto diversi regimi politici: le congiure di palazzo ai tempi dell’impero romano, gli attentati dinamitardi contro i sovrani autocratici, le azioni di guerriglia di movimenti anticoloniali in periodi più recenti ne sono solo alcuni esempi. Nel 19° sec. sono state definite terroriste molte azioni contro governi o regimi più o meno autoritari, sia in Italia sia nel resto d’Europa; anche alcune azioni di rivoluzionari, anarchici o irredentisti, fino al secolo successivo, furono considerate e represse come atti di terrorismo. Dopo la Seconda guerra mondiale, le azioni definite terroristiche sono state dirette soprattutto a rovesciare o comunque a mettere in difficoltà i governi nazionali, rivolgendosi non solo contro obiettivi specifici, ma anche contro la gente comune. Dagli anni Sessanta il t. transnazionale è stato esercitato da gruppi appartenenti a popoli senza territorio, con l’obiettivo di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle loro istanze di liberazione nazionale. Il t. a base etnica è condotto da organizzazioni che rivendicano l’indipendenza di alcuni territori: è il caso, per es., degli indipendentisti radicali baschi o irlandesi, che si concepiscono come «eserciti» e hanno privilegiato le azioni militari contro coloro che venivano considerati come rappresentanti di una potenza straniera. Dagli anni Ottanta si è infine gradualmente affermato il t. fondamentalista, con varie aggressioni contro strutture e simboli del mondo occidentale, sebbene studi e inchieste abbiano rivelato i collegamenti tra varie organizzazioni che praticano tale t., tra cui la stessa al-Qu‘aida e i servizi segreti di alcuni Paesi. L’azione più clamorosa di tale t. è stato l’attentato compiuto (11 sett. 2001) contro le Torri gemelle di New York, cui sono seguiti i gravi attentati di Madrid (11 mar. 2004) e Londra (7 luglio 2005).
L’Italia si è misurata con il fenomeno del t. soprattutto a partire dagli anni Sessanta del 20° secolo. Il t. interno, nel nostro Paese, può essere suddiviso in tre categorie a seconda della matrice ideologica: quello irredentista, quello di destra sfociato nello stragismo e nella e quello di sinistra. Nella prima categoria rientrano gli attentati che si sono susseguiti in Alto Adige, in partic. negli anni Sessanta, compiuti da gruppi che miravano all’indipendenza di quella regione. La seconda forma di t. – non priva di collegamenti e complicità da parte di settori deviati degli apparati dello Stato e di servizi segreti di altri Paesi, e volta a «destabilizzare per stabilizzare» il quadro politico dinanzi all’avanzata di movimenti di massa e forze progressiste – si è sviluppata soprattutto attraverso vere e proprie stragi: tra le più sanguinose, quella di Piazza Fontana a Milano (1969), seguita dagli attentati del 1974 (Brescia, piazza della Loggia; San Benedetto Val di Sambro, treno Italicus), fino alla strage alla stazione di Bologna (1980), che causò 85 morti e più di 200 feriti; un lungo processo ha accertato la responsabilità di terroristi neofascisti, della P2 e di alcuni settori dei servizi segreti. Nello stesso ambiente dell’estrema destra – tra le cui maggiori strutture si annoveravano Ordine nuovo, Avanguardia nazionale, Nuclei armati rivoluzionari – sono stati organizzati ed eseguiti omicidi e ferimenti di singole persone considerate nemiche: magistrati, esponenti delle forze dell’ordine ecc. Infine, dal 1970 sono stati compiuti numerosi attentati rivendicati da gruppi armati dell’estrema sinistra, in particolare Brigate rosse e Prima linea; si è trattato di azioni che non colpivano indiscriminatamente, ma erano rivolte contro obiettivi prestabiliti e sempre rivendicate. L’azione più drammatica del t. di sinistra, e più gravida di conseguenze sul piano politico, è stata quella compiuta dalle Brigate rosse il 16 marzo 1978 a Roma, con il rapimento di A. Moro, all’epoca presidente della DC e fautore dell’apertura al Partito comunista, e l’uccisione dei cinque uomini della sua scorta. Moro fu poi ucciso il maggio 1978; in quello stesso anno le organizzazioni armate di sinistra firmarono il maggior numero di omicidi, che iniziarono a diminuire a partire dal 1980. Sul finire degli anni Ottanta il fenomeno era considerato esaurito, ma nel 1999 le cdd. Nuove brigate rosse hanno rivendicato a Roma l’uccisione di M. D’Antona, consulente del ministro del Lavoro, e nel 2002 a Bologna l’omicidio di M. Biagi, che ricopriva lo stesso ruolo in un diverso governo.
Si veda anche Immagini terroristiche