Storico statunitense e filosofo della scienza (Cincinnati 1922 - Cambridge, Massachusetts, 1996). Pensatore tra i più acuti e controversi del Novecento, a lui si deve innanzitutto quella proficua interconnessione tra storia e filosofia della scienza che avrebbe determinato, per influenza della sua opera maggiore, The structure of scientific revolutions (1962), una fondamentale svolta in seno alla storia e alla filosofia della scienza. K. ha messo in evidenza le continue interazioni fra concezioni filosofico-metafisiche e prassi scientifica, che priverebbero di fondamento l'idea di una razionalità e di un metodo scientifici avulsi dal contesto storico-culturale. Di qui una concezione epistemologica secondo cui nella storia della scienza si alternebbero fasi di ''scienza normale'' (paradigmi), e fasi di ''scienza straordinaria'', che insorgerebbero in seguito al manifestarsi di ''anomalie'' nel tentativo di ''forzare la natura entro le caselle prefabbricate e relativamente rigide fornite dal paradigma'': l'impossibilità di riassorbire nella scienza ''paradigmatica'' tali anomalie darebbe luogo a rotture rivoluzionarie e all'elaborazione e all'accettazione di un nuovo paradigma.
Laureato in fisica alla Harvard University nel 1943, conseguì il Ph.D. nella stessa università nel 1949, dove lavorò come assistant professor dal 1951 al 1956. Ha successivamente insegnato storia della scienza nelle università della California a Berkeley (1958-64) e di Princeton (1964-79); dal 1979 al 1983 è stato professore di filosofia e storia della scienza al Massachusetts Institute of Technology, dove è stato in seguito Laurance S. Rockefeller professor of philosophy.
Prof. alla Harvard University (1951-56), nelle univ. della California a Berkeley (1958-64), Princeton (1964-79) e Cambridge (1979-83), e al Massachusetts institute of technology.
In The structure of scientific revolutions (1962; trad. it. 1969) K. sostiene che la storia della scienza è caratterizzata da un alternarsi di fasi di "scienza normale" e fasi di "rottura rivoluzionaria". Nella prima fase le assunzioni teoriche fondamentali ("paradigmi") vengono di continuo articolate ed estese in funzione di un'applicazione sempre più esaustiva. Nel corso di questa attività insorgono tuttavia inevitabili "anomalie", che la scienza "paradigmatica" tenterà dapprima di riassorbire, ma che determineranno infine la "rottura rivoluzionaria" e l'elaborazione e accettazione di un nuovo paradigma. Il consolidarsi del nuovo paradigma aprirà una nuova fase di scienza "normale". Nei suoi scritti posteriori (The essential tension: selected studies in scientific tradition and change, 1977; trad. it. 1985) K. ha attenuato le conseguenze irrazionalistiche e relativistiche derivanti dalla tesi dell'"incommensurabilità" di teorie appartenenti a paradigmi differenti, pur continuando, da un lato, a sottolineare la funzione degli aspetti sociologici e psicologici e, dall'altro, a opporsi a un'immagine dell'attività scientifica come acquisizione progressiva e cumulativa della verità. Altre opere: The Copernican revolution (1957; trad. it. 1972); Black-body theory and the quantum discontinuity, 1894-1912 (1978; trad. it. 1981); The road since structure: philosophical essays 1970-1993, with an autobiographical interview (post., 2000).