Tigri ed Eufrate
I fiumi intorno ai quali nacque la civiltà occidentale
La coppia di fiumi più famosa del mondo, il Tigri e l’Eufrate, ha avuto un’importanza storica enorme, legata alle civiltà antiche che hanno abitato la Mesopotamia e che hanno dato inizio ai primi grandi insediamenti. Ma, allora come oggi, sono soprattutto fiumi che portano enormi quantità d’acqua, attraversando regioni aridissime e popolose
Tigri ed Eufrate: in quest’ordine, nella tradizione europea, vengono ricordati i due grandi fiumi che delimitano la Mesopotamia, la «regione tra i fiumi», anche se, provenendo dall’Europa, il primo dei due che si incontra è l’Eufrate.
Entrambi i fiumi sono lunghi e ricchi di acqua e scorrono in una regione semidesertica o desertica: hanno perciò una grande importanza per la vita delle popolazioni dell’area. Ma la loro importanza storica è più generale: in Mesopotamia sono state trovate le più antiche tracce di coltivazione intenzionale della terra – cioè dell’agricoltura – e qui si sono costituite, in conseguenza, le più antiche città e si sono formati, per quello che ne sappiamo, i più antichi Stati della storia.
Sono tutti eventi fondamentali per l’intera civiltà umana, resi possibili proprio dalla presenza dei due fiumi.
I due rami sorgentiferi dell’Eufrate vengono da una regione della Turchia non lontana dall’Ararat, il monte che, secondo la tradizione biblica, fu la prima cima a emergere dopo il Diluvio universale proprio dove si sarebbe fermata l’arca di Noè. L’Eufrate scorre dapprima verso ovest, poi attraversa le strette gole dell’Antitauro con molte svolte, fino a sboccare sull’altopiano siriano.
Qui, con un percorso sempre più pianeggiante verso sud-est, scende in territorio iracheno. Costituisce allora il bordo orientale di quella grande fascia stepposa che in arabo è detta al-Jazira «l’isola» (corrispondente quindi a Mesopotamia). Nel suo lento tragitto l’Eufrate si divide allora in più bracci, fino a congiungersi con il Tigri.
Nell’insieme il suo corso misura 2.760 km e il suo bacino copre un’estensione di 765.000 km2. Ha una portata irregolare – come anche il Tigri – e piene che un tempo erano imponenti: il medio e basso corso di entrambi i fiumi sono protetti da argini e corrono rialzati rispetto ai campi che attraversano.
Il nome del Tigri, 1.950 km e 375.000 km2 di bacino, in iranico significa «freccia» per via della sua velocità – anche la parola tigre ha la stessa origine –, anche se il corso del fiume in pianura è lento e sinuoso.
Il Tigri nasce sul Tauro Armeno e scorre verso sud-est, in territorio turco, per più di 500 km. Poi entra in Iraq attraversando la Mesopotamia settentrionale (l’antica Assiria, ora parte delle terre curde), bagna la città di Mossul e costeggia al-Jazira da est. Scende lentamente, accogliendo affluenti da sinistra, tra i quali il Grande e il Piccolo Zab e il Diala; compie poi un’ampia curva verso ovest, arrivando a sfiorare l’Eufrate, attraversa Baghdad ed entra nella Mesopotamia meridionale, costituita da terreni perlopiù paludosi. Il Tigri ha una pendenza minima e acque molto ricche di sedimenti.
Si unisce quindi con l’Eufrate. Con il nome di Shatt al-‘Arab, i due fiumi proseguono per 150 km, bagnano Bassora, fanno da confine tra Iraq e Iran e sfociano nel Golfo Persico. In età antica la costa era più arretrata e i due fiumi giungevano al mare con foci distinte.
L’importanza dell’Eufrate e del Tigri, in un’area povera d’acqua, è cresciuta con l’aumento degli abitanti e delle attività produttive in Siria, Iraq e Turchia.
Quasi tutta l’acqua dell’Eufrate e circa la metà di quella del Tigri vengono dal territorio turco, e più esattamente dalle regioni abitate dai Curdi.
La Turchia vuole valorizzare questa grande risorsa: pochi anni fa ha deciso di costruire 22 dighe (quasi tutte con centrale idroelettrica), di cui 14 sull’Eufrate e 8 sul Tigri. Per più della metà sono già in funzione e hanno formato laghi che hanno sommerso campi e villaggi dei Curdi e che alimentano acquedotti per irrigare altre parti dell’Anatolia. Un altro progetto è inviare acqua a Israele, che ne ha poca.
A valle delle dighe turche, però, ci sono la Siria e l’Iraq, che vivono grazie ai due fiumi. Prendere l’acqua a monte e spedirla altrove con gli acquedotti significa impoverire i fiumi a valle: qualcuno calcola che in Iraq in futuro arriverà appena un decimo dell’acqua dell’Eufrate. Tra i motivi di conflitto nel Vicino Oriente, questo dell’acqua è molto più importante di quanto di solito si ritenga.