TIRANA (XXXIII, p. 908)
Sia nella popolazione sia nella edilizia Tirana ebbe un notevole sviluppo dopo l'occupazione italiana dell'Albania nell'aprile 1939. Le migliaia d'Italiani che vi si stabilirono per impiego, o per servizio militare, o per motivi d'affari fecero perdere in gran parte alla città il suo tipico carattere orientale. Uffici di rappresentanza, agenzie di viaggio, librerie, locali di svago, alberghi sorsero un po' ovunque ad iniziativa d'Italiani. La popolazione si arricchi anche di numerosi Albanesi d'altre provincie, attratti dalle nuove possibilità d'impiego e di commercio. Quest'ultimo venne favorito dalla costruzione d'un grande aeroporto, dell'autostrada per Durazzo, d'una moderna rete stradale verso i maggiori centri albanesi, con servizî automobilistici. Nell'edilizia, oltre a caserme, comandi, locali d'ufficio, sorsero nuove case d'abitazione, specie alla periferia, triplicando la cerchia abitata del comune, mutando radicalmente l'aspetto di taluni quartieri. La nuova Tirana si sviluppa soprattutto a sud del torrente Lana. Alla fine dell'occupazione italiana, nel 1943, era quasi ultimato il grandioso viale Savoia che dalla piazza Scanderbeg, sede dei palazzi governativi e del municipio, scendeva verso sud, ricco di edifizî monumentali ed aveva come sfondo il palazzo Littorio. Dalle vicende di guerra Tirana usciva quasi intatta nel suo complesso edilizio. Secondo il censimento del dicembre 1941, la prefettura di Tirana misurava 911 kmq. con 59.160 ab. (densità 64,9: la più alta di tutto lo stato).