Generale romano (n. 229 - m. 174 a. C.). Combatté nella guerra annibalica sotto Marcello; nel 198, eletto console, prese il comando della guerra contro Filippo V di Macedonia e, dopo aver tratto abilmente a sé gli antichi alleati di Filippo, lo batté a Cinoscefale (197). Poi, conclusa la pace, proclamò alle Istmie del 196 l'autonomia della Grecia. Intervenne vittoriosamente contro Nabide di Sparta in favore degli Achei; nel 194 lasciò la Grecia e a Roma ebbe il trionfo. Negli anni successivi, non mancò di far sentire il peso della sua azione nelle questioni politiche della Grecia, mirando non solo ad assicurarne la fedeltà a Roma, ma anche l'autonomia e la libertà. Per questo fu considerato, allora e dopo, il maggior campione del filellenismo in Roma, come attestano le numerose statue, le iscrizioni e gli agoni decretati in suo onore in varie città della Grecia. Fu censore nel 189; nel 183 fu inviato presso Prusia, re di Bitinia, per ottenere la consegna di Annibale. Il fratello Lucio fu pretore nel 199, comandante della flotta in Grecia (198-194), console (192). Catone lo fece espellere dal senato (184) per la sua riprovevole condotta in Gallia.