Tokyo
Dove l’innovazione non ha travolto la tradizione
La grande Tokyo, una delle città più importanti del mondo per popolazione, attività economiche, peso finanziario e culturale, ha avuto una storia urbana terribilmente tormentata. Distrutta più volte da incendi e vicende belliche, è stata sempre ricostruita in forme via via più moderne: conserva perciò pochissimo dell’antica città e ha adottato soluzioni molto avanzate nell’architettura degli edifici e nei sistemi di trasporto. Al centro di un’enorme area urbana, la capitale del Giappone è una città straordinariamente attiva, dove però l’affollamento non impedisce di rilassarsi in un parco, e la modernità non ha cancellato la tradizione
La capitale del Giappone sorge sull’Isola di Honshu, la più grande dell’arcipelago giapponese, e si affaccia sul Pacifico distendendosi lungo una baia ampia e ben protetta. L’area su cui si estende Tokyo costituisce l’estremità di una vasta pianura – il maggior bassopiano giapponese, al di sopra del quale, a sud, si staglia il famoso Monte Fuji – attraversata dal corso di quattro fiumi. Da uno di questi la città ebbe il suo primo nome (Edo). La vera e propria Tokyo ha 8.100.000 abitanti, ma la sua espansione l’ha portata a occupare la costa della baia fino a formare un unico agglomerato con le città di Yokohama, Kawasaki e Chiba: una megalopoli di più di 13.000 km2, con 30 milioni di abitanti.
Tokyo è oggi una delle grandi città mondiali: non soltanto perché è capitale del Giappone, seconda potenza economica della Terra, ma anche perché è una ‘città del presente’, che ha continuamente aggiornato la sua struttura urbana, adattandola alle diverse situazioni che la storia – con una serie di spaventose tragedie – imponeva; di conseguenza, si presenta come una città quasi del tutto nuova.
Tokyo nacque, con il nome di Edo, intorno a un castello fondato alla metà del Quattrocento, in un’epoca di violente lotte tra feudatari. Il vero sviluppo urbano iniziò dopo il 1603, quando Edo divenne capitale degli shogun Tokugawa che, per mantenere il controllo sui vassalli (daimyo), imposero loro di risiedere a Edo. Di conseguenza si ebbero un vivacissimo incremento demografico (nel 18° secolo, con un milione e mezzo di abitanti, Edo era la città più popolosa del mondo), lo sviluppo delle attività agricole, artigianali, commerciali necessarie a un così alto numero di abitanti, la bonifica di paludi per ricavare aree abitabili. La città fu organizzata in base alla divisione in caste – guerrieri, commercianti, artigiani, contadini – degli abitanti.
Questo primo assetto venne cancellato da un incendio nel 1657 (oltre 100.000 morti). La città rinacque, ma le tradizionali case monofamiliari in legno rischiavano sempre di prendere fuoco. Si preferì così spostare le residenze aristocratiche e gli edifici religiosi in aree periferiche, mentre le ricostruzioni dopo i continui incendi favorivano una costante crescita economica e demografica.
Nel 1868, con la fine dello shogunato e la dispersione della classe feudale, si ebbe un forte calo di popolazione, ma le riforme politiche e l’apertura all’Occidente produssero presto una straordinaria ripresa della città. Tokyo divenne capitale dell’impero – il nome significa «capitale orientale» – e fu dotata di telegrafo, di trasporti meccanizzati, di illuminazione pubblica, di servizi postali. Nacquero le prime industrie, si svilupparono intorno al porto stabilimenti di montaggio per i macchinari di importazione e officine per la loro manutenzione. I quartieri di Ginza e Marunouchi, distrutti da un incendio, furono ricostruiti da architetti europei come centri rispettivamente commerciale e finanziario.
Le guerre contro la Cina e la Russia, all’inizio del 20° secolo, stimolarono lo sviluppo dell’industria bellica e delle attrezzature portuali. Lo spaventoso incendio del 1923, che distrusse 400.000 case, convinse a ricostruire la città con materiali non infiammabili – calcestruzzo e acciaio – e resistenti ai frequenti terremoti. I quartieri residenziali si insediarono nell’area occidentale della città, quelli industriali a sud. Ma la Seconda guerra mondiale distrusse il 56% degli alloggi: nel 1945 Tokyo si trovò con una popolazione dimezzata e per metà senza casa.
La sconfitta militare, la nascita della Repubblica popolare cinese e la guerra di Corea spinsero negli anni Cinquanta il Giappone a un rapporto privilegiato con i paesi occidentali e a un fortissimo sviluppo economico. Tokyo cresceva molto rapidamente. Si tentò inutilmente di controllarne lo sviluppo con il piano regolatore del 1963: si mirava a trasferire le attività produttive in città-satellite fondate al di là di una fascia di aree verdi, in modo da mantenerle separate dalla capitale. Il piano, però, non poté impedire l’aumento di popolazione, attratta dalla crescente disponibilità di posti di lavoro nell’area edificata, e la zona verde non resisté agli attacchi della speculazione edilizia. Le Olimpiadi del 1964 furono, invece, l’occasione per realizzare la vasta rete di ferrovie sopraelevate, la metropolitana, le autostrade urbane che s’irradiano dal centro; vennero inaugurate la prima ferrovia a monorotaia e quella ad alta velocità; fu in gran parte risolto, con la costruzione di dighe, il problema dell’approvvigionamento idrico.
Il nucleo centrale di Tokyo è formato da quattro settori: Marunouchi, centro politico ed economico che ospita il Palazzo imperiale con il suo grande parco, le ambasciate, i ministeri; Chuoku, quartiere delle banche e delle agenzie commerciali, tra la stazione centrale e il porto, con i grandi magazzini Mitsubishi, teatri, alberghi, sedi di grandi giornali, il viale Ginza – principale via commerciale – e il Parco della Fiera; Minato Ku, a sud, con il Parco Shiba, residenze di lusso, santuari buddisti, l’università Keio; infine, il quartiere intorno all’Università di Tokyo, a nord, fino alle Porte Rosse, uno degli antichi ingressi a Edo. Fuori del centro si aprono due zone residenziali ben distinte: Shitamachi, a est, in un’area piatta attraversata dal fiume Sumida e da canali di bonifica, ha caratteristiche popolari e un tessuto sociale omogeneo, dove sopravvivono tradizioni che ricordano il Giappone feudale; Yamanote, a nord-ovest, sorge su un terreno vario e ondulato e ospita residenze borghesi.
Nell’architettura della città, in perenne trasformazione, è ben visibile la tendenza a integrare la cultura giapponese con quella occidentale. In età Meiji (1868-1912) le costruzioni monumentali erano state affidate ad architetti europei e americani, poi si formò un gruppo di architetti d’avanguardia giapponesi. Le qualità dell’architettura tradizionale – razionalità e semplicità geometrica, economia delle strutture e dei materiali, sistemi modulari – corrispondevano del resto proprio alle tendenze degli architetti occidentali.
Dalla ricostruzione successiva al 1923, e per tutto il Novecento, architetti giapponesi dotarono Tokyo di monumenti che costituiscono oggi le opere più interessanti della città, come il Municipio, la Biblioteca dell’Università di Kikkyo, gli edifici per le Olimpiadi e molti altri.
Già nell’Ottocento Tokyo era diventata la maggiore area industriale del paese. Ancora oggi, unica fra le grandi capitali del mondo, ospita nel suo centro enormi complessi chimici, siderurgici e di raffinazione del petrolio. Il porto, invece, seguita a essere accessibile solo a navi di media stazza, nonostante grandi lavori e nuovi bacini strappati al mare. Soprattutto, però, Tokyo è uno dei principali centri finanziari del mondo e l’importanza della sua borsa valori lo testimonia.
La capitale ha poi un ruolo culturale fondamentale: ospita metà degli istituti scolastici superiori giapponesi e, oltre all’Università di Tokyo (sorta nel 1877), numerose università specialistiche sia pubbliche sia private; le principali biblioteche dell’Asia orientale (Biblioteca nazionale della Dieta, Archivio nazionale, Biblioteca della Casa Imperiale); grandi teatri come il Kabukiza e il Teatro nazionale; industrie cinematografiche e discografiche. I musei più importanti sono il Museo nazionale di Tokyo, il Museo nazionale di arte moderna, il Museo d’arte occidentale, il Museo Nezu – dedicato alla storia cinese –, il Museo del folclore giapponese.
Queste istituzioni e anche i molti luoghi d’incontro e di divertimento sono sempre affollati da giovani. La popolazione di Tokyo, infatti, ha un’età media piuttosto bassa: i suoi abitanti, quando vanno in pensione, preferiscono trasferirsi in campagna, mentre sempre nuovi lavoratori giovani prendono il loro posto in città.