tonno Nome comune di alcuni Pesci Attinopterigi Osteitti Perciformi Scombridi, in particolare quelli ascritti alla tribù Tonnini, un tempo considerata una famiglia indipendente (Tunnidi o Tonnidi). Hanno corpo fusiforme coperto di piccole squame, più grandi intorno al torace dove formano il cosiddetto corsaletto; due pinne dorsali, la seconda delle quali e l’anale sono seguite da pinnule, la pinna caudale è forcuta o semilunare; sistema vascolare sottocutaneo i cui tronchi principali decorrono lungo i fianchi alla superficie della muscolatura, sotto la pelle; da 39 a 41 vertebre. Lungo le coste europee e nei mari limitrofi vivono diverse specie di t.: fra queste, il t. alalonga o alalunga o albacore o t. bianco (Thunnus alalonga); l’albacore o t. pinne gialle (Thunnus albacare); l’alletterato o tonnina (Euthynnus alletteratus); il tambarello, o biso (Auxis thazard), e il t. comune o t. rosso (Thunnus thynnus; v. fig.). Questo ha pinne dorsali vicine, la seconda inserita dietro la metà del corpo; è di colore azzurro scuro sul dorso, bianco argenteo sul ventre; può superare i 3 m di lunghezza e i 400 kg di peso.
Tutti i t. sono Pesci pelagici, che compiono migrazioni più o meno estese, non completamente conosciute. I t. che si avviano alla riproduzione si concentrerebbero nel Mediterraneo occidentale e nello Ionio; da quest’area si disperderebbero durante il periodo trofico (cioè quello in cui la principale attività è la nutrizione) nel resto del Mediterraneo e nell’Atlantico. Le uova del t., galleggianti, misurano 1,05-1,12 mm di diametro; la deposizione ha luogo in giugno e luglio; l’accrescimento è rapido: a 5 anni i t. superano i 100 kg e a 10 anni i 200.
Tutti i t. sono pregiati per le loro carni, che si mangiano fresche o conservate, e sono quindi oggetto di pesca intensa. La pesca del t. viene esercitata con l’amo o per mezzo di impianti fissi o mobili. La pesca all’amo si compie con battelli opportunamente attrezzati, specialmente nell’Atlantico per l’alalonga e altri Tunnidi. In Italia si pratica nello stretto di Messina e lungo le coste della Sardegna. Il metodo classico per la cattura dei t., tradizionalmente usato specialmente lungo le coste delle grandi isole del Mediterraneo, del Portogallo e della Spagna ma oggi in abbandono, è rappresentato dalla tonnara. Questa è formata dalla cosiddetta isola, una serie di recinti rettangolari (camere) in robusta rete mantenuti verticali da galleggianti e pesi e intercomunicanti a senso unico, collegata obliquamente alla costa da una rete (pedale) lunga anche qualche kilometro; i t., deviati nella loro corsa, penetrano, seguendo il pedale, nell’isola, radunandosi nella camera terminale, detta camera della morte, provvista di fondo che, sollevato al momento opportuno, permette ai pescatori (tonnarotti), montati su barche adatte, l’uccisione (mattanza) del pesce. Si distinguono: tonnare di corsa o di arrivo, nelle quali si catturano i t. che all’epoca della riproduzione si avvicinano in branchi alla costa; tonnare di ritorno, alle quali giungono isolati i t. alla fine dell’estate; tonnare volanti, speciali reti da circuizione, con le quali si catturano i t. che nuotano in branchi su fondali non troppo profondi.
Il t. in piccola percentuale si consuma fresco, per la maggior parte invece è conservato o sott’olio o al naturale. I t., congelati sulle imbarcazioni immediatamente dopo la cattura, vengono successivamente lavorati. Nonostante non si conoscano con precisione le dimensioni delle popolazioni naturali delle varie specie di t., la pressione di pesca è molto elevata e in crescita, e molti studi scientifici la ritengono insostenibile. Inoltre l’uso di alcuni sistemi di pesca comporta la morte accidentale di altre specie non pescabili (per es. delfini), fenomeno noto come bycatch.