Toscana
Il bel paesaggio per eccellenza
Non è facile trovare un’altra regione al mondo che, come la Toscana, evochi così immediatamente l’idea di bellezza, eleganza, armonia: e non è certo una fama usurpata. È una terra in cui un’antichissima presenza umana ha costruito città meravigliose e campagne indimenticabili, e in cui le forme e i colori dei paesaggi hanno spinto gli artisti a creare quei capolavori che milioni di visitatori vengono ad ammirare. E ancora oggi, in Toscana, città e campagne sono unite da un rapporto che continua la costruzione incessante del ‘bel paesaggio’
Per molti, specialmente per gli stranieri, la Toscana è una specie di sintesi dell’Italia. Sono molti gli aspetti della regione che giustificano quest’idea: i suoi straordinari paesaggi urbani, così tipici e significativi; le sue campagne dolci, luminose e ben coltivate; la sua storia culturale, che ne ha fatto uno dei luoghi più rappresentativi dell’intera civiltà occidentale; la sua lingua, che è stata il riferimento dell’italiano colto.
Anche se in questo c’è molto di vero, non si può tuttavia trascurare il fatto che il territorio regionale è assai vario e differenziato, mentre l’immagine che ne hanno i turisti molto spesso riguarda quasi esclusivamente la Toscana centrale.
Il territorio toscano è per due terzi coperto da colline: in parte sono contrafforti dell’Appennino Tosco-Emiliano, che delimita verso nord la regione; in parte una successione di piccoli rilievi autonomi, che occupano gran parte della Toscana centrale e meridionale e formano un doppio allineamento tra gli Appennini e il mare.
Nell’immediato entroterra, le aspre Alpi Apuane a nord (che raggiungono quasi i 2.000 m), celebri in tutto il mondo per le loro cave di marmo; più verso sud il Monte Pisano, tra Lucca e Pisa; le Colline Metallifere con una serie di rilievi minori circostanti, sfruttate già nell’antichità per l’estrazione di minerali, come pure la montuosa Isola d’Elba, a poca distanza dalla costa, principale isola dell’Arcipelago Toscano (con Capraia, Pianosa, il Giglio, Montecristo e altre minori); e il Monte Amiata (1.736 m), di antica origine vulcanica e famoso per le miniere – oggi chiuse – di cinabro, minerale da cui si estrae il mercurio.
Un altro allineamento, più interno, è formato dal Monte Albano, dai Monti del Chianti, dalla catena del Monte Cetona – che si congiunge con il massiccio dell’Amiata. Fra i due allineamenti si aprono molti altri sistemi collinari, prevalentemente formati da sabbie e argille, e una serie di valli fluviali.
Le valli corrispondono ai principali fiumi della regione: il Magra, che a nord percorre la Lunigiana; il Serchio, la cui valle forma la Garfagnana; l’Arno, che nel basso corso scende in una vera e propria pianura, la più ampia della regione, dove è raggiunto da affluenti come il Bisenzio, l’Elsa e l’Era, mentre a monte di Firenze scorre in una valle abbastanza stretta (Valdarno, Casentino); la Chiana, con un’ampia valle un tempo paludosa; e infine l’Ombrone, con gli affluenti Arbia e Orcia.
Lungo il mare, alle spalle della costa, per buona parte bassa e sabbiosa, si stendevano fino a pochi decenni fa paludi e acquitrini oggi quasi tutti prosciugati: rimangono gli specchi d’acqua della laguna di Orbetello e il Lago di Burano, all’estremità meridionale, poi un’area paludosa vicino a Grosseto e a nord il Lago di Massaciuccoli. Ma c’erano paludi a Migliarino – tra la foce del Serchio e quella dell’Arno – e lungo un po’ tutta la costa a sud di Cecina e fino al confine con il Lazio: qui è la Maremma, che un tempo era quasi disabitata, e ancora oggi per larghi tratti mostra i segni di una presenza recente e rada. C’erano paludi anche tra il Monte Pisano e il Monte Albano – nei dintorni di Bientina e di Fucecchio – e poi in tutta la Valdichiana.
Quasi tutta la costa oggi, invece, è molto frequentata dal turismo balneare: specie a nord (Forte dei Marmi, Viareggio) e a sud, sul promontorio di Monte Argentario e nei dintorni. A nord di Cecina e fino a Carrara si è formata una specie di conurbazione, appena interrotta dal grande parco naturale di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli. Un’altra parte fortemente depressa della regione era la montagna appenninica, attraversata da poche antiche vie di comunicazione che collegavano la Toscana alla Pianura Padana, ma nell’insieme isolata, marginale e povera di risorse, a parte quelle forestali. Ancora oggi, se si escludono poche aree valorizzate dal turismo – come il Casentino e l’Abetone –, la fascia appenninica è certo meno sviluppata del resto della regione.
D’altra parte, era questa la situazione anche nell’antichità, sia all’epoca degli Etruschi sia dopo la conquista romana. Anche allora, la piana dell’Arno e soprattutto le colline della Toscana centrale erano la parte più abitata e più ricca della regione.
Sulle scelte collinari degli antichi e moderni abitanti della Toscana hanno pesato non poco la possibilità di coltivare i terreni (cosa meno facile in montagna e quasi impossibile nelle aree palustri); la sicurezza delle comunicazioni, solo in qualche caso attratte dalle valli e più spesso sviluppate proprio lungo percorsi collinari; la disponibilità di materie prime importanti, come i metalli (Colline Metallifere, Elba, Amiata).
La montagna rimaneva appartata anche per motivi climatici: il clima della Toscana è abbastanza dolce, di tipo mediterraneo, con la tipica vegetazione spontanea (macchia, pinete, sugherete) e coltivata (olivi); ma non sull’Appennino, dove è molto più rigido. Le valli, invece, risentivano del regime torrentizio di tutti i corsi d’acqua toscani, dalle piene spesso disastrose; la peggiore che si ricordi è la piena dell’Arno che, nel 1966, allagò anche la città di Firenze.
La regione collinare consentì invece lo sviluppo di un’agricoltura ricca e variata, e quindi di un popolamento piuttosto denso già nell’antichità, quando la regione era abitata dagli Etruschi (dal 10° secolo a.C.); a loro risalgono quasi tutti i centri abitati toscani di una certa importanza. Gli Etruschi avevano sviluppato anche un artigianato molto vario – specie sfruttando i metalli disponibili – con il quale alimentarono flussi commerciali anche a lunga distanza.
I tentativi di espansione etrusca furono in realtà fermati sia dai Greci sia dai Cartaginesi, e più tardi dai Romani, ma posero le basi di un sistema di comunicazioni e di flussi economici che sopravvisse per secoli alla scomparsa della civiltà etrusca e che fece della Toscana un’area di passaggio quasi obbligato fra l’Italia centro-meridionale e la Pianura Padana. Anche sotto la dominazione romana, per le stesse ragioni i principali centri urbani continuarono a prosperare e così le campagne circostanti.
Su una struttura territoriale così solida, il declino urbano medievale fu qui meno grave che altrove e la ripresa dopo il Mille fu più rapida e generale che nella maggior parte d’Europa.
Dapprima Lucca (già nell’8° secolo), poi Pisa (dall’11° secolo), poi Siena e Firenze – ma anche Arezzo, Prato, Pistoia, Carrara, Empoli e altri centri – conobbero una straordinaria fioritura politica, culturale, artistica ed economica – celebri manifatture, commerci su scala europea e mediterranea, grandissimo sviluppo delle attività bancarie – che non si esaurì nemmeno quando Firenze, fra 15° e 16° secolo, si impose a quasi tutta la regione e trasformò il proprio sistema politico da comunale a signorile.
Sotto la dinastia dei Medici – e, dal Settecento, dei Lorena – il Granducato di Toscana rimase uno degli Stati più floridi e importanti della penisola italiana e non solo. Le strutture economiche vennero rafforzate, il sistema amministrativo perfezionato, le vie di comunicazione potenziate, si procedette a operazioni di bonifica, venne praticamente fondata la città di Livorno per rimpiazzare il porto di Pisa, interrato e inutilizzabile.
Soprattutto fra 13° e 17° secolo le città toscane conobbero una vivacità culturale che assegnò alla regione il ruolo di punto di riferimento di tutta Europa: pittura, scultura, architettura, filosofia, poesia, musica, matematica, scienze sperimentali. È l’epoca che culmina nell’Umanesimo e nel Rinascimento, che dalla Toscana si irradiano in tutte le direzioni – fino alla Russia da una parte, alla lontana America, da poco scoperta, dall’altra – e che ancora oggi sono considerati tra i momenti più straordinari dell’evoluzione della civiltà occidentale.
Ancora oggi l’antica rete urbana toscana è perfettamente vitale, malgrado una serie di adattamenti recentissimi e una forte concentrazione di popolazione nella valle dell’Arno e in alcune conche interne, che le bonifiche hanno reso disponibili all’insediamento industriale.
Più di un terzo della popolazione toscana vive nelle città capoluogo di provincia; la concentrazione è particolarmente forte nell’area urbanizzata e industrializzata tra Firenze e il mare, che ha attratto anche una consistente immigrazione per lavoro dall’estero. Ancora oggi, dunque, per l’essenziale il sistema territoriale toscano risente dell’antica organizzazione.
L’area montana e la parte meridionale della regione, come in passato, sono decisamente meno popolose: qui l’economia tradizionale basata sull’agricoltura è ancora abbastanza importante, per quanto si sia molto ammodernata, mentre le risorse minerarie hanno perso rilevanza. L’economia della regione oggi è soprattutto basata su piccole e medie industrie, sull’attivissimo commercio internazionale e sull’apporto straordinario del turismo.
Firenze è sempre una delle mete turistiche più frequentate al mondo, con oltre 10 milioni di visitatori ogni anno; ma anche Pisa, Siena – nota a tutti almeno per la piazza del Campo in cui si corre il Palio –, Lucca dallo splendido centro murato, quasi tutti gli altri capoluoghi, molti centri ‘minori’ come San Gimignano, Volterra, Cortona, Massa Marittima, Montepulciano e moltissimi altri offrono ai visitatori musei, monumenti, bellezze artistiche e paesaggistiche stupefacenti. A tutto questo si deve aggiungere almeno l’importanza dei resti archeologici etruschi, come a Vetulonia, Populonia, Chiusi.
Oltre ai visitatori, sono ormai numerosissimi gli stranieri che hanno deciso di trasferirsi a vivere in Toscana.
Quello che più colpisce chi visita la Toscana – e non solo la Toscana delle città, ma anche e forse soprattutto le sue campagne – è constatare quanto profondamente l’intervento di generazioni di uomini abbia potuto modificare, adattare, ‘addomesticare’ l’ambiente naturale.
Se si escludono alcune aree appenniniche, tutto il territorio toscano è – per così dire – ‘artificiale’. Le famose dolci colline del Chianti o del Senese, le celebri strade alberate che disegnano tanta parte del paesaggio rurale toscano, le distese di vigne e oliveti, le maestose querce isolate sui colli, per non dire, ovviamente, dei tanti centri abitati – eleganti, armoniosi – sono il risultato di interventi umani protratti per secoli.
Non tutto è perfetto, a ben vedere, e gli effetti negativi dello sfruttamento eccessivo del suolo, come della concentrazione eccessiva di attività industriali, sono purtroppo evidenti anche in Toscana.
Ma sono evidenti anche la cura, l’attenzione, l’armonia con cui il ‘bel paesaggio’ toscano è stato costruito in millenni di storia.