rifiuti, trattamento dei
Attività che si articola in due fasi, tra loro interconnesse: la raccolta (che comprende anche il trasporto) e lo smaltimento. La regolazione pubblica incide su entrambe, intervenendo sulle modalità di esercizio e sui ricavi.
La prima fase del trattamento dei r. è una sorta di servizio di trasporto che, in ambito urbano e con l’eccezione dei r. speciali, può essere efficientemente svolto da una sola impresa, in considerazione delle economie di densità che ne caratterizzano l’attività. Viceversa, la raccolta dei r. speciali, ossia dei r. prodotti da soggetti particolari, per es. gli ospedali, e che sono concentrati in luoghi specifici e richiedono un trattamento particolare, può essere gestita da imprese in concorrenza tra loro. ● In Italia, i servizi di raccolta dei r. urbani sono effettuati da società in monopolio, scelte tramite procedure competitive, come previsto dal d. legisl. 152/2006 (Codice dell’ambiente). Infatti, mancando investimenti rilevanti dedicati a tale attività, essendo relativamente facile per imprese non attive sul mercato avere informazioni precise sui costi da affrontare prima di partecipare alle gare, ed essendo la qualità del servizio facilmente verificabile, le procedure competitive danno risultati efficaci. Tuttavia, in assenza di significative economie di scala (➔ scala, economie di) associate all’attività di raccolta dei r., potrebbe essere possibile organizzare tutto tramite diversi monopoli locali, ciascuno responsabile di una parte di un centro urbano.
Trasportare r. solidi per lunghe distanze è molto costoso e pertanto gli impianti di smaltimento non possono essere troppo lontani dalle zone di raccolta, anch’esse spesso gestite in monopolio, in considerazione della scarsità delle aree disponibili. L’attività di smaltimento dei r. genera numerose esternalità negative (➔ esternalità), associate ai costi ambientali delle discariche. Questi dovrebbero essere sostenuti dai produttori dei r., in proporzione alla quantità di r. che producono, in modo da allineare l’incentivo a produrre r. al costo sociale del loro trattamento. Il finanziamento del servizio di raccolta e di smaltimento può essere effettuato tramite l’imposizione fiscale o il pagamento diretto. Nel primo caso, i costi complessivi del servizio sono suddivisi tra i soggetti d’imposta tramite il ricorso a indicatori indiretti (per es., nel caso degli utenti domestici, il numero dei componenti della famiglia, nell’ipotesi che la quantità di r. aumenti col numero di consumatori, e l’ampiezza delle abitazioni come approssimazione del reddito familiare, nell’ipotesi che i r. crescano col reddito). Nel secondo caso si finanzia tutto mediante il pagamento di una certa somma in funzione della quantità di rifiuti immessa nei cassonetti (che si aprono, per es., tramite la lettura di una carta per il pagamento del servizio). Quest’ultimo meccanismo consente di indirizzare in modo più efficace i comportamenti collettivi, perché si paga solo per i rifiuti effettivamente depositati, eventualmente anche in funzione del loro grado di differenziazione, ma presenta rischi a fronte di comportamenti socialmente indesiderabili (cittadini che si rifiutano di pagare e disperdono i r.) e non risulta quindi efficace in tutti i contesti culturali e sociali.