Viterbo
Città del Lazio settentrionale, capoluogo di provincia. La prima menzione di un Castrum Viterbii è della fine del 7° secolo. Il luogo acquistò importanza nell’11° sec.; nel 1167 V. ottenne molti privilegi da Federico Barbarossa. Nel 1207 Innocenzo III vi riunì un grande parlamento; nel 1210 la città resistette a un assedio di Ottone IV. Approfittando delle lotte tra le famiglie dei Gatti, guelfi, e dei Tignosi, ghibellini, Federico II nel 1240 s’impadronì della città. Insorta nel 1243 contro il presidio imperiale, V. fu assediata senza successo; ma nel 1247 i ghibellini imposero alla città la dedizione all’imperatore. Morto Federico, V. tornò alla Chiesa. Nel 1257 vi si rifugiò Alessandro IV, in lotta con i romani e con Manfredi, e da allora fino al 1281 i papi vi soggiornarono quasi sempre. Fu quello il periodo di maggior floridezza della città, cui seguì una graduale decadenza. Nel 14° sec. V. fu disputata fra i Gatti e i Prefetti di Vico. Verso la metà del secolo Giovanni di Vico estese la sua signoria a quasi tutta la Tuscia romana, ma nel 1354 fu spodestato dal cardinale Albornoz. I Vico signoreggiarono ancora sulla città con Francesco (1375-87) e con Giovanni di Sciarra (1391-96), ma nel 1435 il cardinale Vitelleschi fece decapitare l’ultimo rappresentante della famiglia, Giacomo di Vico, e stabilì definitivamente a V. il governo della Chiesa. Clemente VII nel 1524 e Paolo III nel 1536 ridussero l’autonomia comunale e pacificarono definitivamente la città. L’11 sett. 1860 V. insorse contro il governo pontificio; fu occupata dalle truppe italiane il 12 sett. 1870.