Scott, Walter
La storia come romanzo d’avventura
Ideatore, nel primo Ottocento, del moderno romanzo storico, lo scozzese Walter Scott ha rappresentato un modello per molti scrittori, tra i quali Alessandro Manzoni, che forse non avrebbe scritto i suoi Promessi sposi senza prima aver letto Ivanhoe. La sua produzione ha fatto scuola e i suoi libri rimangono insuperati all’interno della narrativa di ambientazione storica
Nato a Edimburgo nel 1771, Walter Scott proviene da un’antica famiglia nobile dedita alla professione giuridica, attività alla quale egli stesso viene avviato attraverso gli studi universitari di giurisprudenza. Tuttavia, parallelamente all’avvocatura, inizia anche un’intensa attività letteraria. Gli anni del suo apprendistato come scrittore sono quelli della prima diffusione del romanticismo, corrente che influenza le sue scelte di autore, volte al recupero delle antiche tradizioni leggendarie, soprattutto medievali. Tra i suoi primi lavori vanno ricordate le traduzioni dal tedesco di ballate di Gottfried Bürger e di Goethe e una raccolta di canti giullareschi ispirati al folclore scozzese.
Nel 1814 inaugura con Waverley la serie dei romanzi di ambientazione scozzese, spesso imperniati sulla storica rivalità di questo popolo con gli Inglesi: tra questi ricordiamo La sposa di Lammermoor e La leggenda di Montrose, entrambi pubblicati nel 1819. È del 1820 la sua opera più famosa, Ivanhoe, romanzo storico incentrato sul conflitto normanno-sassone nell’Inghilterra medievale di Riccardo Cuor di Leone. Ivanhoe ebbe notevole fortuna di pubblico, tanto da convincere Scott a proseguire sulla strada del romanzo storico di varia ambientazione: così scrisse Il monastero e L’abate, ambientato nella Scozia di Maria Stuarda; Kenilworth, sullo sfondo dell’Inghilterra di Elisabetta I; Quentin Durward nella Francia di Luigi XI; Il talismano in Terrasanta, di nuovo al tempo di Riccardo Cuor di Leone.
Scott morì nel 1832, dopo aver assistito alla rovina finanziaria dei suoi editori e aver cercato di offrire il proprio contributo all’estinzione dei debiti attraverso la frenetica realizzazione di numerosi romanzi. Negli ultimi anni la sua produzione si era volta – oltre che alle tematiche storiche – alla rappresentazione della vita della gente semplice e di umile estrazione (Cronache della Canongate, 1827-28).
L’importanza di Walter Scott è soprattutto quella di essere stato l’ideatore del moderno romanzo storico. In tal senso Ivanhoe può essere considerato un vero e proprio modello per molti scrittori europei dell’Ottocento. Il romanzo storico di Scott è una narrazione ambientata in una precisa epoca del passato, all’interno della quale vengono presentati personaggi realmente esistiti accanto ad altri di pura fantasia. Spesso queste due tipologie di personaggi si trovano a interagire, con effetti di grande interesse per il lettore. Chi legge, infatti, da una parte trova la conferma – e magari anche l’ampliamento – delle proprie conoscenze storiche, dall’altra sperimenta la curiosità di sapere come evolveranno i fatti inventati dall’autore. Quest’ultimo dovrà però attenersi, nell’escogitare le trame, al criterio della verosimiglianza, evitando invenzioni troppo libere o addirittura arbitrarie. I romanzi di Scott mantengono ancora oggi un loro fascino grazie all’efficace ritmo epico e all’attenzione a un passato, soprattutto medievale, visto come l’epoca della formazione di un’identità nazionale.
La suggestiva ambientazione e i forti caratteri dei personaggi di diverse opere di Scott ne hanno favorito la trascrizione in melodrammi in musica: così Gaetano Donizetti musicò la Lucia di Lammermoor (tratto da La sposa di Lammermoor), Gioacchino Rossini La donna del lago (dal romanzo omonimo), Georges Bizet La bella fanciulla di Perth (dal romanzo omonimo).
Il romanzo storico sarà uno dei generi narrativi più praticati durante il romanticismo. Alla lezione di Scott si ispireranno il russo Puškin e, in Italia, Alessandro Manzoni, che scriverà I promessi sposi dopo aver letto Ivanhoe. In Scott, tuttavia, la caratterizzazione dei personaggi appare ancora piuttosto scarna, senza uno scandaglio approfondito della loro psicologia. Manzoni, invece, pur partendo dal modello dello scrittore scozzese, lo approfondirà attraverso più vaste implicazioni etiche e religiose.