Antichissimo legislatore greco, di Locri Epizefirî; secondo Eforo, autore della più antica legislazione scritta prodotta in ambiente greco. Eusebio ne data l'opera legislativa intorno al 663 a. C.; una tradizione ricordata (ma al tempo stesso criticata) da Aristotele fa di Z. un discepolo di Taleta (cretese), e insieme un condiscepolo di Licurgo e maestro di Caronda. Ove si prescinda da una tradizione tarda riportata da Diodoro Siculo, che considera Z. scolaro di Pitagora, e dall'affermazione di Timeo che ne nega l'esistenza storica, si può nell'insieme ascrivere con larga probabilità al sec. 7º a. C. il personaggio o almeno l'opera legislativa che con esso è collegata. Delle leggi a lui attribuite si conosce assai poco. Si sa che erano severe, sancivano il taglione e si occupavano dell'adulterio, del lusso femminile e di controversie di carattere civile: notevole anche la norma secondo cui chi proponeva l'abrogazione, o la modificazione, di una legge si presentasse all'assemblea con un laccio al collo, col quale doveva esser messo a morte se la proposta fosse stata respinta.