ZAMBIA.
– Demografia e geografia economica. Condizioni economiche. Storia
Demografia e geografia economica di Lina Maria Calandra. - Stato interno dell’Africa centro-meridionale. Il ritmo di crescita della popolazione (13.092.666 abitanti al censimento del 2010, 15.021.002 ab. nel 2014, secondo una stima UNDESA, United Nations Department of Economic and Social Affairs), con età media di 16,7 anni, è del 3,2% annuo (2010-15), mentre la distribuzione è per il 40% in aree urbane: la capitale, Lusaka, conta 1.747.152 ab.; altre città sono Kitwe (570.000 ab.) e Ndola (489.000 ab.). La speranza di vita, di soli 58,1 anni (2013), si spiega in ragione di vari fattori: la diffusione dell’AIDS/HIV (Acquired Immune Deficiency Syndrome/Human Immunodeficiency Virus), che, interessando 1.100.000 persone (stima UNAIDS, Joint United Nations Programme on HIVand AIDS, del 2013), posiziona il Paese al 9° posto nel mondo per numero di malati; la povertà, che interessa ancora il 63% della popolazione; le disuguaglianze; le precarie condizioni sociosanitarie (per es., il 37% della popolazione non ha accesso all’acqua potabile). Sono presenti 54.000 rifugiati da Angola, Repubblica Democratica del Congo, Ruanda, Burundi, Somalia. Il tasso di alfabetizzazione è al 63% e il PIL pro capite a parità di potere d’acquisto (PPA) è di 4113 $ (2014): ciò posiziona lo Z. al 141° posto dell’Indice di sviluppo umano, tra i Paesi a medio sviluppo.
Condizioni economiche. – Dal punto di vista economico lo Z. non risulta più tra i Paesi a basso reddito, avendo conosciuto nell’ultimo decennio una crescita sostenuta (in media, +7%) che lo ha portato tra quelli a reddito medio-basso, trainato soprattutto dal settore delle costruzioni (+12% dal 2008 al 2013), ma anche dei trasporti, delle comunicazioni, dei servizi; significativi sono anche i risultati nel settore manifatturiero: agroalimentare, bevande, tabacco (61.500 t prodotte nel 2012) e materiali per l’edilizia. Il principale settore rimane l’agricoltura (circa il 20% del PIL), soprattutto in termini di forza lavoro impiegata, sebbene esposta alla variazione delle precipitazioni atmosferiche. In costante crescita è anche il comparto minerario (10% della forza lavoro), con importanti investimenti cinesi per l’estrazione del rame (830.000 t, 2013; 11° produttore mondiale). L’export (soprattutto verso Cina, Sudafrica, Repubblica di Corea e India) rappresenta il 45,5% del PIL, mentre prospettive di sviluppo riguardano il turismo (859.000 ingressi nel 2012).
Storia di Riccardo Mario Cucciolla. - Il presidente Levy Mwanawasa, eletto nelle consultazioni del dicembre 2001 e poi nuovamente nel 2006, morì il 19 agosto del 2008. Gli successe ad interim il vicepresidente Rupiah Banda, poi vincitore di misura (40,1% dei voti) nelle elezioni straordinarie del 30 ottobre 2008, davanti all’esponente del Patriotic front (PF) Michael Sata (38,1% dei voti). La presidenza di Banda fu caratterizzata da una politica conflittuale, da un aumento delle violazioni delle libertà civili, da un indebolimento della lotta alla corruzione e da una dura repressione delle opposizioni e delle organizzazioni della società civile.
Le elezioni presidenziali del 20 settembre 2011 furono vinte da Sata con il 42% dei voti: Banda, uscito sconfitto, riconobbe pacificamente il risultato. Alle concomitanti elezioni parlamentari, considerate complessivamente libere, il PF conquistò 60 seggi, il Movement for multi-party democracy (MMD) 55, l’United party for national development (UPND) 28 e i restanti seggi furono attribuiti a partiti minori e candidati indipendenti.
Le promesse di riforme, di maggiori libertà e di lotta alla corruzione non trovarono effettiva attuazione. Anche il dibattito sulla riforma della Costituzione e sul relativo referendum di approvazione venne continuamente rallentato, e continuarono i tentativi di delegittimazione nei confronti dei partiti di opposizione – soprattutto MMD e UPND –, dei loro leader e dei loro rappresentanti in Parlamento.
Lo sviluppo dello Z. continuò a basarsi sulle risorse naturali, comportando però malcontento, manifestazioni popolari contro il regime di sfruttamento e problemi sul piano interno: nel gennaio 2011, nella ricca regione del Barotseland, si registrarono diverse sollevazioni popolari e rivendicazioni secessioniste che vennero duramente represse dalle forze di sicurezza governative. Inoltre, le risorse posero lo Z. al centro delle dinamiche internazionali attirando, a partire dal 2007, l’attenzione degli investitori cinesi per lo sfruttamento minerario del Paese, la realizzazione di infrastrutture e la costituzione di una zona economica comune.
Il presidente Sata morì il 28 ottobre 2014 rendendo necessarie nuove elezioni nel 2015. Prima del voto, la presidenza ad interim fu affidata a Guy Scott, che divenne il primo presidente bianco dell’Africa subsahariana dalla fine del regime di apartheid. Le consultazioni, tenutesi il 20 gennaio, videro la vittoria del candidato del PF Edgar Lungu, che si aggiudicò il 48,3% dei voti. Il candidato dell’UPND Hakainde Hichilema, giunto secondo con il 46,7% dei voti, denunciò brogli, ma invitò i suoi sostenitori alla calma per il bene del Paese.
Anche a causa della scarsità delle piogge, fondamentali per alimentare la produzione di energia idroelettrica, nel corso dell’anno lo Z. fu colpito da una gravissima crisi energetica. Tale situazione riverberò i suoi effetti sull’agricoltura e sul settore estrattivo, costringendo a un taglio del 30% delle forniture di elettricità alle miniere. Sull’economia pesò inoltre la caduta del prezzo del rame, risorsa di cui il Paese è esportatore, comportando un notevole deprezzamento della valuta locale – il kwacha – rispetto al dollaro statunitense.
Letteratura di Maria Paola Guarducci. - Il frammentato quadro letterario del territorio che dal 1980, con l’indipendenza, prese il nome di Zimbabwe è specchio delle vicende storiche del Paese, segnato dall’arrivo dei portoghesi nel 16° sec. e dai numerosi conflitti tra le popolazioni locali, in particolar modo tra Shona e Ndebele, a partire dal 19° sec., per l’egemonia territoriale. Su tutti ebbe la meglio l’imprenditore inglese Cecil Rhodes (1853-1902) che, dal 1888, con un accordo commerciale a nome della British South African Company assoggettò il Paese, ricco di risorse, che da lui successivamente prese il nome (Rhodesia).
Se la letteratura più nota è quella in inglese, le prime opere di rilievo uscirono in shona e ripercorrevano la storia di questo gruppo minacciato da nemici interni ed esterni, come è evidente nel romanzo storico Feso (1956) di Solomon Mutswairo (1924-2005) e nel poema epico Soko risiva musoro (1958, Racconto senza testa) di Herbert Chitepo (1923-1975). La storia nazionale è anche al centro della narrativa di lingua inglese, tra cui il celebre On trial for my country (1966) di Stanlake J.V.T. Samkange (19221988) e The coming of the dry season (1972) di Charles Mungoshi (1947). È ancora la storia a leggersi in filigrana nell’esaltazione del paesaggio che Musaemura B. Zimunya (n. 1947) mette in versi, nonché, più recentemente ed esplicitamente, nella produzione di Chenjerai Hove (n. 1956), in esilio dal 2001.
Il più noto tra gli scrittori dello Z. è, però, Dambudzo Marechera (1952-1988), studente a Oxford, da cui fu espulso, e vagabondo a Londra, la cui scrittura visionaria e cripticamente modernista, testimoniata dalle poesie ma soprattutto dal romanzo autobiografico The house of hunger (1978), non è ascrivibile all’interno degli stilemi tradizionali. Di ambientazione urbana, ma fortemente simbolica pur nel suo impietoso realismo, l’opera di Marechera è diventata un modello per molti giovani scrittori africani. Altrettanto rappresentativa è Tsitsi Dangarembga (v.) che con Nervous conditions (1988; trad. it. Condizioni nervose, 1991) ha prodotto uno dei testi chiave della postcolonialità contemporanea. Permeata dalla storia pre e postindipendenza, ma inquadrata in una prospettiva femminile, l’opera di Yvonne Vera (1954-2005), a lungo residente in Canada e rientrata in Z. poco prima della sua scomparsa, ha rielaborato in chiave lirica gli orrori registrati dalla storia. I suoi romanzi, tra i quali Nehanda (1993), Under the tongue (1997), Butterfly burning (2000; trad. it. Il fuoco e la farfalla, 2002) e The stone virgins (2002; trad. it. Le vergini delle rocce, 2004), sono stati tradotti in molte lingue e premiati in Z. e all’estero.
Con una vena in prevalenza grottesca, i nuovi scrittori hanno ripreso la lezione della generazione che li ha preceduti per rileggere la storia tragica che ha condotto all’attuale collasso economico e culturale del Paese, ragione per cui la maggior parte di loro risiede all’estero: è il caso di Brian Chikwava (n. 1972), trapiantato a Londra dove ha ambientato il suo romanzo Harare North (2010); di No Violet Bulawayo (n. 1981) che dagli Stati Uniti è entrata in lista per il Booker prize con We need new names (2013; trad. it. C’è bisogno di nuovi nomi, 2014); di Tendai Huchu (n. 1982), residente in Scozia e pluripremiato per The hairdresser of Harare (2010; trad. it. Il parrucchiere di Harare, 2014) o di Christopher Mlalazi, di cui si segnala Running with mother (2012; trad. it. La fuga di Rudo verso i monti Phezulu, 2014).
Bibliografia: F. Veit-Wild, Teachers, preachers, non-believers. A social history of Zimbabwean literature, London 1992; Talking with African writers, ed. J. Wilkinson, London 1992, pp. 200-15; Emerging perspectives on Dambudzo Marechera, ed. F. Veit-Wild, A. Chennels, Trenton (N.J.) 1999; Versions of Zimbabwe. New approaches to literature and culture, ed. R. Muponde, R. Primorac, Harare-Oxford 2005; Zimbabwean transitions. Essays on Zimbabwean literature in english, ndebele and shona, ed. M.Z. Malaba, G.V. Davis, Amsterdam 2007.