zoroastrismo
La religione monoteistica dei Persiani
Lo zoroastrismo è l’antica religione dei Persiani prima dell’avvento dell’Islam. Benché sia ormai quasi scomparso dall’Iran, esistono ancora comunità zoroastriane (Parsi) in India, in particolare nella zona di Bombay, dove questa religione si diffuse in età medievale a seguito delle invasioni mongole. Lo zoroastrismo prende il nome dal suo fondatore, Zarathustra o Zoroastro, personaggio realmente vissuto ma la cui personalità è avvolta nell’oscurità
Sulla vita di Zoroastro (nome greco del persiano Zarathustra) abbiamo poche e contrastanti notizie. Egli riformò e riorganizzò in maniera unitaria le credenze religiose delle popolazioni iraniche (Persiani), che fino a quel momento seguivano primitive credenze panteistiche. Creò quindi un sistema religioso essenzialmente monoteistico, anche se non privo di figure secondarie, sottoposte all’autorità del dio supremo Ahura Mazda («Saggio Signore», da qui il nome di mazdei che si può attribuire agli zoroastriani).
Caratteristico dello zoroastrismo è il dualismo esistente tra le forze del bene e quelle del male, che l’uomo segue per libera scelta. Il messaggio di Zoroastro aiuta l’uomo a scegliere il bene, secondo quanto ha concesso il buon Ahura Mazda. Tale messaggio è contenuto nelle Gatha, prediche in versi che costituiscono la parte più antica dell’Avesta, che è il libro sacro dello zoroastrismo, al pari di quanto la Bibbia rappresenta per ebrei e cristiani. Come il giudaismo, il cristianesimo e l’Islam, anche lo zoroastrismo è infatti una religione del libro, basata sull’esistenza di un testo sacro canonico.
Durante la sua lunga esistenza lo zoroastrismo conobbe un’evoluzione complessa, fino a diventare, sotto la dinastia sasanide (3° - 7° secolo d.C.), una religione di Stato, nazionalizzandosi e perdendo il carattere di universalità che era proprio dell’originario messaggio zoroastriano. In quest’epoca lo zoroastrismo assunse sempre più decisi caratteri dualistici, ben rappresentati dalla dottrina che postulava la coesistenza, fin dall’origine del tempo, del principio del bene, Ahura Mazda, e di quello del male, Angra Mainyu (Arimane).
Il clero zoroastriano era costituito dai Magi, veri e propri sacerdoti che avevano il compito di sovrintendere al fuoco perenne che ardeva nei vari templi sparsi per l’Impero persiano (templi del fuoco). Lo zoroastrismo infatti, come l’ebraismo e l’Islam, era in origine una religione aniconica, che cioè non permetteva di ritrarre la divinità in forme antropomorfe. Al posto delle icone, però, erano molto diffusi i simboli, e il fuoco era appunto il simbolo che rappresentava il principio benefico di Ahura Mazda. In seguito, poi, si diffuse sempre più la tendenza a rappresentare le divinità in forma umana, e sono molto frequenti le rappresentazioni non soltanto di Ahura Mazda ma anche di molte altre entità divine minori.
Le importanti trasformazioni subite dallo zoroastrismo sotto la dinastia sasanide furono in buona parte dovute a un personaggio molto importante nella storia di questa religione, Kartir, che fu capo dei Magi sotto uno dei più importanti sovrani sasanidi, Shapur I, che regnò dal 241 al 272 d.C. La trasformazione della religione era necessaria anche per resistere alla concorrenza esercitata da altre religioni, quali il cristianesimo e l’allora nascente manicheismo, che si andavano diffondendo in quegli anni nell’Impero persiano.
I sovrani sasanidi, che proprio con Shapur stavano inaugurando un periodo di fortissima conflittualità con l’Impero Romano, utilizzarono lo zoroastrismo, assumendolo come religione di Stato, anche con l’intenzione di sfruttarlo in funzione antiromana. Si vennero così costituendo lentamente due imperi contrapposti in Oriente, uno di fede cristiana – l’Impero Romano a partire da Costantino, e poi quello bizantino – e uno zoroastriano o mazdeo, l’Impero sasanide. Le guerre sanguinose che avvennero tra questi due imperi nel 5° e nel 6° secolo furono le prime vere guerre di religione che insanguinarono il mondo, molti anni prima che l’avvento dell’Islam desse luogo alle crociate.