In filosofia, termine usato specialmente da I. Kant per indicare ciò che non dipende dall’esperienza, opposto a ciò che si definisce a posteriori. Ha origine in Aristotele, che aveva distinto l’universale dell’intelletto, la causa, come ‘primo per natura’ cioè per la ragione, dal particolare della percezione che, ‘primo per noi’, costituisce nell’ordine del reale l’a posteriori. Di qui nella Scolastica derivarono le espressioni ‘dimostrare, argomentare ex prioribus’ (il dedurre dai principi le conseguenze, dagli universali i particolari, dalla causa l’effetto) e ‘dimostrare, argomentare ex posterioribus’, che è l’argomentare risalendo dalle conseguenze ai principi, dal condizionato al condizionante, dall’effetto alla causa, dal particolare all’universale. Sul significato logico e metodologico dei termini a priori e a posteriori è prevalso nella filosofia moderna quello gnoseologico. Kant distingue nell’esperienza gli elementi a priori (ossia ciò che non dipende dall’esperienza, ma è unito a essa e la condiziona) dagli elementi a posteriori (ciò che deriva dall’esperienza, o ne dipende). A priori quindi è ciò che la ragione ricava dalla propria interiorità, ha i caratteri dell’universalità e necessità, ed è sinonimo di ‘forma’, ‘trascendentale’, e di ‘puro’. All’opposto, a posteriori (cui spettano i caratteri della particolarità e contingenza) è ciò che la ragione riceve, ed è sinonimo di ‘empirico’