Acido organico di formula CH3COOH. Si presenta come un liquido incolore, di odore pungente, caratteristico dell’aceto in cui si ritrova in piccola percentuale. Allo stato puro costituisce un liquido irritante, solidifica a 16,6 °C e prende il nome di acido a. glaciale, perché se tenuto al di sotto di quella temperatura congela, dando una massa di aspetto simile al ghiaccio. È miscibile completamente con l’acqua e con numerosi solventi organici; scioglie oli, resine, fibre ecc. Attacca inoltre molti metalli, formando sali neutri o basici. Costituisce il prodotto finale del metabolismo di vari microrganismi. Si forma in modo particolarmente abbondante durante la fermentazione dei liquidi alcolici (fermentazione acetica), per la presenza di batteri appartenenti al genere Acetobacter, i cui enzimi catalizzano in aerobiosi la reazione di ossidazione dell’alcol etilico ad acido acetico.
L’a. è un prodotto della grande industria che si prepara soprattutto tramite processi di sintesi, in particolare:
a) tramite ossidazione dell’acetaldeide con aria (o con ossigeno) in presenza di catalizzatori (a base di cobalto o di manganese) a temperatura di 60-80 °C e sotto debole pressione, in processi continui o discontinui;
b) per ossidazione catalitica di idrocarburi (per es., butano) con aria a 150-160 °C e a circa 20 atm;
c) per carbonilazione del metanolo in presenza di catalizzatori in fase omogenea a base di complessi di rodio. È usato soprattutto nella produzione di seta all’acetato, materie plastiche, anidride acetica, esteri (usati come solventi, profumi, farmaceutici, insetticidi, fungicidi, plastificanti), acetati metallici; trova impiego anche come coagulante nell’industria della gomma, in fotografia, per la preparazione di aceti artificiali e per la sofisticazione dell’aceto di vino.
Da un punto di vista biochimico, l’a. è un composto di fondamentale importanza. Infatti si forma continuamente nell’interno dei tessuti animali nel corso del metabolismo dei grassi e dei carboidrati, ma può essere ulteriormente metabolizzato, oppure immediatamente riutilizzato per la sintesi di composti più complessi, acidi grassi, colesterolo ecc., e per i processi di acetilazione. Viene utilizzato inoltre dalla ghiandola mammaria per la sintesi dei grassi del latte. In genere nelle reazioni biochimiche non interviene come tale, ma come radicale acetilico, legato a vari composti (acetilcoenzima A, acetilfosfato ecc.). Per la sua grande reattività, non si accumula nelle cellule e nei liquidi organici in quantità apprezzabili, per cui la sua presenza è difficilmente rilevabile con i metodi analitici correnti. L’indagine della sua formazione e delle sue funzioni nell’organismo è stata possibile attraverso l’impiego di tecniche sperimentali raffinate e l’uso degli isotopi.