Termine che designa vari indirizzi teologici cristiani eterodossi, aventi in comune il chiamare Gesù Cristo figlio ‘adottivo’ di Dio. Il primo di questi indirizzi rientra tra gli sforzi fatti dal pensiero cristiano per chiarire il dogma trinitario – prima della sua definizione e della formulazione di concetti quali ‘sostanza’, ‘essenza’ e ‘persona’ –, mantenendo insieme la divinità del Cristo e il rigido monoteismo. La tendenza ad accentuare in Gesù l’umanità, ammettendo la sua divinità come una specie di divinizzazione, si presentava accettabile sia alla mentalità ellenistica (si pensi alle apoteosi), sia alle speculazioni gnostiche (all’uomo Gesù si sarebbe sovrapposto l’eone Cristo), sia a quelle giudaizzanti (l’uomo Gesù, infinitamente superiore agli altri, in virtù dei suoi meriti speciali avrebbe ricevuto il privilegio di essere adottato come figlio di Dio all’atto del battesimo o secondo altri alla Resurrezione). L’a., di cui si trovano varie tracce nel corso del 2° sec., appare evidente nel gruppo romano formatosi attorno a Teodoto di Bisanzio, condannato da papa Vittore poco dopo il 190. In Oriente l’a. risorse nel 3° sec. con Paolo di Samosata e nel 4° con la ‘scuola d’Antiochia’: Diodoro di Tarso, Teodoro di Mopsuestia e Nestorio.