Albania
. Non risulta che D. potesse avere una sia pur vaga nozione dell'esistenza del popolo albanese, a quei tempi sottoposto all'impero bizantino. L'unica località dell'Albania cui D. allude ma attraverso il ricordo del Bellum civile (III 13 ss.), è Durazzo (Pd VI 65).
Fortuna di D. in Albania. - D. cominciò a essere noto nel nord A. verso la metà dell'Ottocento attraverso gl'insegnamenti letterari delle scuole private di Scutari dirette dai gesuiti e dai francescani, e nel sud tramite il Liceo " Zozimea " di Giannina dove studiavano molti giovani albanesi.
Il primo saggio di versione di un canto della Commedia (l'episodio del conte Ugolino in endecasillabi sciolti) è apparso nella Antologia Albanese (Napoli, 1896) di Gerolamo De Rada e lo dobbiamo all'italo-albanese Luigi Lorecchio. Nella Nazione Albanese, periodico fondato e diretto da Anselmo Lorecchio, fratello di Luigi, troviamo una traduzione in terzine di endecasillabi del canto di Francesca per opera di Sakol Baatzi (marzo 1900). Il traduttore, allora studente universitario a Roma, originario delle montagne soprascutarine, dà prova nella sua versione di una certa perizia nell'uso dell'endecasillabo in lingua albanese e di una notevole abilità nella combinazione della triplice rima. La lingua è quella ghega del Nord Albania, lapidaria e robusta, che il traduttore rende più aderente al testo originale dantesco con calzanti espressioni idiomatiche.
Nel 1924 Vincenzo Prennushi, uno dei migliori traduttori in albanese dal tedesco e dall'italiano, poeta e prosatore di finissimo gusto e classica eleganza, tradusse mirabilmente il canto di s. Francesco.
Nel 1932 Ernesto Koliqi, nel primo volume dell'antologia Poetët e mëdhej t'Italís (I grandi poeti d'Italia), pubblicò in versione albanese canti e brani del poema dantesco: il primo canto, quello di Francesca, gli episodi di Pier della Vigna, Ulisse, Ugolino, Casella, Matelda, l'apparizione di Beatrice, il proemio del Paradiso, il canto di s. Francesco e parte del canto XXXIII del Paradiso. Nell'antologia, che fu usata per lunghi anni come testo nelle scuole medie del regno d'Albania, si trovano anche traduzioni dalla Vita Nuova. Sempre il Koliqi nel 1965, in occasione del VII centenario della nascita dell'Alighieri, pubblicò nella rivista Shêjzat (" Le Pleiadi " IX [1965] fasc. 9-10) un altro gruppo di liriche tratte dalla Vita Nuova e dalle Rime. In esse è mantenuto fedelmente anche in albanese il verso e il gioco delle rime del testo originale. L'episodio di Ugolino fu tradotto in versi albanesi nel 1937 da Kristo Floqi e pubblicato dalla rivista scutarina Leka.
Negli attuali testi scolastici della Repubblica Popolare Albanese appaiono brani di canti del poema dantesco tradotti a dir il vero in modo alquanto sciatto. Non esiste indicazione dei nomi dei traduttori, ma probabilmente le versioni sono opera di Mahir Domi e di Sterjo Spasse, cioè dei compilatori dell'antologia Lëtersí e huaj (Letteratura straniera, Tirana 1960). Finalmente nel 1960 venne pubblicata a Tirana l'intera prima cantica del poema, nella magistrale versione di Pashko Gjeçi, poeta e prosatore, laureatosi nella università di Roma intorno al 1941 (il Purgatorio seguì nel 1960, il Paradiso nel 1966).
Il Gjeçi conosce a fondo la lingua materna e l'italiano, come fanno testimonianza i suoi scritti in albanese e alcune traduzioni dal Leopardi. Dotato di finissima sensibilità artistica e di solida cultura classica (si esercitò anche in ottime traduzioni dal greco e dal latino), in possesso di tutte le risorse della metrica, il Gjeçi offre un'ammirevole trasposizione dell'originale nella versione albanese rispettandone, oltre al contenuto d'idee e di dottrina, anche la ricchezza stilistica. La profonda conoscenza della lingua albanese, colta dalla viva voce del popolo e studiata sui migliori autori antichi e moderni, mette in grado il traduttore, che conserva integri nella versione il ritmo dell'endecasillabo e la terza rima dell'originale, di rendere sovente anche gli accenti specifici del verso dantesco. Inoltre la traduzione di Pashko Gjeci è una prova delle ampie possibilità espressive raggiunte dalla lingua albanese in meno di centocinquant'anni di elaborazione letteraria. Lo stesso maschio linguaggio delle montagne albanesi, nella rudezza dei suoi termini, a tratti infiorato da immaginose espressioni pregne di contenuta dolcezza, si adatta in genere molto bene allo spirito e alla forma del verso dantesco, soprattutto nell'Inferno.
Anche nelle scuole medie e superiori in lingua albanese del Kosmet (Kosova-Metochia), dove vive circa un milione di Albanesi incorporati alla Iugoslavia, D. si studia nelle traduzioni del Koliqi e del Gjeçi.