Albania
(lat. Arbanum; albanese Shqipëri)
Stato della penisola balcanica tra il mare Adriatico, le Alpi dinariche, i laghi di Scutari, Ocrida e Prespa e il monte Gramos, che si estende sul territorio occupato in età tardoantica dalla provincia romana di Epirus nova e dalle confinanti aree periferiche delle province di Epirus vetera, Praevalitana e Macedonia. Dopo la divisione dell'Impero romano nel 395, questi territori vennero annessi insieme alle altre province dei Balcani occidentali all'Impero romano d'Oriente a costituire la prefettura dell'Illirico, al cui destino - nell'area di confine delle sfere di influenza di Roma e Costantinopoli - fu strettamente legato lo sviluppo politico, spirituale e culturale dei territori albanesi, che tuttavia poterono gradualmente raggiungere una certa autonomia e indipendenza nella vita ecclesiastica e nell'arte. Nel corso del sec. 9° la maggior parte della prefettura, divisa nel frattempo in due diocesi, cadde sotto la sovranità del regno di Bulgaria e della chiesa bulgara autonoma, ma poté continuare la propria tradizione culturale autoctona. Il crollo del primo regno bulgaro nel 1018 da principio non ebbe ripercussioni sullo sviluppo culturale e sull'amministrazione ecclesiastica del territorio, la cui autonomia venne rispettata anche dall'imperatore bizantino, nel quadro di un arcivescovado bulgaro indipendente con sede a Ocrida, insieme ai diritti dei numerosi sovrani feudali. Dalla metà del sec. 11° tuttavia il patriarca di Costantinopoli cominciò a limitare progressivamente l'autonomia e l'estensione dell'arcivescovado bulgaro, ma non riuscì a esercitare - come anche il potere centrale bizantino - un durevole controllo sulla zona occidentale della penisola balcanica. Questa, divisa in numerosi staterelli feudali, nel periodo successivo cadde, per alterne vicende politiche, prima sotto i Normanni, poi sotto il secondo regno di Bulgaria, il despotato dell'Epiro e infine Venezia. Fra questi stati feudali, a partire dal sec. 12°, svolse un ruolo importante il principato di Arbore (Arbëri) nell'A. settentrionale, con capitale Croia (Kruja); esso riuscì temporaneamente ad affermare la propria sovranità politica, ma cadde alla fine sotto il dominio della dinastia degli Angiò, che fondarono in A. il regno di Arberia. Al dominio straniero degli Angioini si sostituì, intorno alla metà del sec. 14°, quello del regno serbo sotto Stefano Dušan. Solo dopo la sua morte (1355) si ricostituirono nel territorio albanese numerosi piccoli principati autonomi, i cui sovrani erano ormai nobili albanesi: i Balša nell'A. settentrionale, con Scutari come capitale, i Topia a Durazzo (Durrës), i Muzakia a Berat e gli Shpataj ad Arta. Ma neanche questi principati poterono conservare per molto tempo la propria sovranità e dal 1388 vennero assoggettati dall'Impero ottomano, mentre una stretta striscia di terra sulla costa adriatica rimase sotto il dominio veneziano fino al 17° secolo. In origine annessi all'Impero ottomano come stati vassalli, anche i principati albanesi furono inclusi nel 1419-1421 e nel 1431-1432 nella registrazione catastale generale e, su tutto il territorio, venne istituito il sistema militare-feudale dei tīmār. La resistenza opposta dalla popolazione a questo sistema condusse, nel 1443, alla scissione di una parte dell'A. settentrionale, con Croia come centro, sotto il nobile albanese Giorgio Castriota Scanderbeg. La regione riuscì a difendere con successo per un quarto di secolo la propria autonomia, ma nel 1468 cadde anch'essa sotto il dominio ottomano, che durò in A. fino al 1912.
Il notevole sviluppo economico e culturale in età tardoantica - in primo luogo nelle città costiere e nelle stationes lungo l'importante via Egnatia, che collegava via terra Roma a Costantinopoli - e l'intensa attività di costruzione di chiese nelle numerose sedi vescovili suffraganee delle due metropoli di Nicopoli e Dyrrachium (Durazzo), pur non arrestandosi completamente, vennero gravemente compromessi dalle incursioni dei Visigoti di Alarico nel 395, degli Unni nel 441 e degli Ostrogoti nel 461. Furono attuati quindi anche nei Balcani occidentali i provvedimenti presi da Giustiniano I (527565) per consolidare le mura delle città e le fortificazioni, che interessarono anche la via Egnatia e le più importanti città costiere dell'Adriatico, dove la costruzione di chiese conobbe una nuova grande fioritura. La realizzazione di fortificazioni dal sec. 6° all'8° fu sostanzialmente legata - come in tutta la penisola balcanica - all'antica tradizione edilizia e consistette, nella maggior parte dei casi, solo in interventi di ripristino più o meno provvisori di impianti già esistenti, difficilmente paragonabili alla perfezione e alla monumentalità dei precedenti edifici (Berat, Butrinto).
La costruzione di chiese mostra tipologie e caratteristiche costruttive sostanzialmente nuove, tipiche di tutta la prefettura dell'Illirico. La tipologia architettonica predominante continuò a essere quella della basilica a colonne di origine ellenistica con copertura piana, che mantenne nelle proporzioni le norme tradizionali. La nuova variante della basilica ellenistica comparve a partire dal secondo terzo del sec. 6° e - nata peraltro non senza gli influssi dell'Oriente cristiano e di Roma - rappresenta il risultato di uno sviluppo autoctono. Si contraddistingue, soprattutto nel nartece e nel presbiterio, per una maggiore articolazione dello spazio e l'interno è caratterizzato dalla presenza di nicchie poco profonde; la chiesa presenta in genere anche un ingresso meridionale, un atrio, un transetto e più edifici annessi, che trasformano il lineare impianto paleocristiano in un complesso articolato. Nella basilica A di Nicopoli (Grecia) si riscontra per la prima volta questa variante della basilica ellenistica, che nel corso del sec. 6° si diffuse in tutta la prefettura; in A. è rappresentata dalle grandi chiese episcopali di Dyrrachium (Durazzo), Scampe (Elbasan) e Fenice. Oltre alla basilica, comparve più spesso anche l'edificio a pianta centrale, come chiesa a triconco (Antigonea vicino ad Argirocastro, Lin sul lago di Ocrida, Butrinto) o come battistero (Butrinto), anch'essi, il più delle volte, con atrio e corpi annessi.
Un ruolo ancor più importante che in passato venne attribuito alla decorazione plastica, il cui linguaggio formale derivava prevalentemente dalle figurazioni zoomorfe dell'antica tradizione locale. Venne ugualmente attribuita grande importanza ai mosaici pavimentali, presenti in quasi tutti gli edifici, che per ampiezza, tematica, ricchezza ornamentale e qualità artistica appartengono alle massime creazioni della Tarda Antichità in area balcanica, come per es. quelli di Butrinto, Durazzo, Santi Quaranta (Sarandë), Antigonea (Tepeleni), Mesaplik, Scampe, Byllis. Il complicatissimo programma figurativo dei mosaici pavimentali è dominato da una rappresentazione simbolica e pluripartita del cosmo, che si estende in tutti gli ambienti della chiesa e appare qui come l'ultima fase di un lungo sviluppo, le cui origini - come nell'architettura - vanno ricercate sia a Roma, sia nell'Oriente cristiano (soprattutto in Siria). Non di rado si incontrano però anche opere con altre immagini e scene, che non hanno niente in comune con il programma figurativo ufficiale e appaiono come echi di una tradizione antica ancora vitale (basilica di Arapait presso Durazzo, Antigonea, Mesaplik).
Sebbene le più importanti metropoli ecclesiastiche della prefettura dell'Illirico - Nicopoli, Tessalonica e Iustiniana Prima - avessero un ruolo preminente anche nell'arte sacra, la costruzione delle chiese e la realizzazione della loro decorazione scolpita erano affidate principalmente alle numerose maestranze di architetti e scalpellini, locali o itineranti in tutta l'area della prefettura, che attestano sull'intero territorio l'esistenza di una tradizione autoctona, continuata ininterrottamente fin nel pieno Medioevo. Anche i mosaici venivano eseguiti da botteghe itineranti, cosicché è possibile trovare spesso opere degli stessi artisti in diverse località, come per es. nel battistero di Butrinto e nella basilica A di Nicopoli, nel triconco di Lin, a Ocrida o a Iustiniana Prima (Caričin Grad, Iugoslavia). Si incontrano prodotti artistici di importazione solo nell'ambito della scultura e molto raramente (capitelli e recinzioni di presbiterio provenienti dalle botteghe del Proconneso nel mar di Marmara, oggi a Durazzo nel Durrës Mus.).
Le caratteristiche locali nell'architettura religiosa (tipologie edilizie, articolazione dello spazio) e nell'arte monumentale (programmi figurativi dei mosaici pavimentali e della scultura architettonica) grazie a un rito ecclesiastico unitario riuscirono - come la tradizione figurativa preiconoclasta - a sopravvivere all'età dell'iconoclastia e all'occupazione slava, passando alla cultura dell'epoca seguente.
L'attività costruttiva e artistica durante la fase di transizione - dal sec. 7° alla metà del 9° - si limitò prevalentemente a restauri o modesti rifacimenti delle fortificazioni e delle chiese episcopali ancora in funzione in alcune città, fra cui Durazzo, Butrinto, Balsh, ma è documentabile anche l'edificazione di nuove chiese e la loro decorazione (mosaici nella cappella dell'anfiteatro di Durazzo, mosaici pavimentali della chiesa originaria di Mesopotamo). La continuità della tradizione artigianale durante questo periodo è attestata da numerosi reperti provenienti dalle necropoli di tutta l'A., dove nelle ceramiche e negli oggetti ornamentali (fibule, pendenti) si imitarono senza variazioni fin nel Medioevo maturo forme e decorazioni antiche.
Dalla metà del sec. 9° fino alla metà dell'11° si ebbe una rinnovata fioritura dell'attività artistica ed edilizia, in relazione alla nuova ondata di cristianizzazione della popolazione slava nelle regioni centrali e meridionali dell'A. che - a eccezione di Durazzo - furono annesse nel sec. 9° al regno di Bulgaria. Dalle importanti metropoli ecclesiastiche di Ocrida, Devol e Glavinica si diffuse in tutto il territorio un'intensa attività missionaria e di costruzione di chiese. Sorsero nuovi vescovadi e monasteri, mentre quelli più antichi furono consolidati e annessi all'arcivescovado bulgaro autonomo, patriarcato dal 919. Tra gli edifici più importanti dei primi tempi di questa attività va annoverato il rifacimento delle chiese episcopali di Butrinto e di Balsh, che vennero trasformate da basiliche ellenistiche a colonne con copertura piana in basiliche a pilastri coperte da volte, analogamente alle chiese episcopali bulgare di Serdica (Sofia), Mesembria (Nessebar) e Ocrida. Allo stesso periodo potrebbe appartenere anche il grande eptaconco a Santi Quaranta, che riprendeva la tipologia architettonica delle cappelle paleocristiane erette sui sepolcri dei martiri, ampliandola in senso monumentale.
Tra le nuove tipologie edilizie si imposero gradualmente nel sec. 10° anche la chiesa a pianta cruciforme con cupola e pilastri o colonne (Apollonia, Episkopi presso Argirocastro, chiesa della Theotokos a Kosine presso Përmet, chiesa di S. Nicola a Mesopotamo) e la piccola basilica con breve corpo longitudinale e copertura piana, analoga agli esempi di Pliska (Bulgaria), Mesembria (chiesa di S. Stefano) e Kastoria (chiese di S. Stefano, degli Anargiri e dell'Arcangelo), nella chiesa delle Blacherne di Berat e di S. Nicola a Perhondi presso lo stesso centro.
La scultura continuò come in precedenza ad avere un ruolo importante e trasse il suo linguaggio formale dalla tradizione figurativa, in cui le rappresentazioni animali, ma anche quelle umane, avevano parte rilevante nell'ornamentazione (Balsh, Kurjan, Mesopotamo, Apollonia).
Erano anche ampiamente diffusi nelle chiese e nelle fortezze i pittoreschi muri a vista con decorazioni ceramiche, tipiche dell'architettura bulgara dei secc. 10° e 11°, già presenti nella prima fase costruttiva della chiesa di Episkopi e in quella delle Blacherne di Berat, dei primi anni del sec. 10°, e che raggiunsero la massima perfezione nella cupola della chiesa della Theotokos di Labovo presso Argirocastro. L'attività edilizia continuò a essere monopolio di botteghe locali, ma occasionalmente compaiono anche architetti e scalpellini provenienti dall'Italia settentrionale e dalla Dalmazia (Apollonia, Mesopotamo).
Le scarse tracce di affreschi conservate nelle chiese e relative al periodo fino al sec. 12° non consentono di trarre alcuna conclusione. Analogamente non sono rimasti reperti di rilievo dell'artigianato altomedievale; oltre agli oggetti ornamentali in bronzo, per lo più di gusto popolare, rinvenuti nelle tombe, nei quali perdura la tradizione formale e artigianale, si incontrano principalmente opere di importazione o ritrovamenti occasionali, fra cui il grande tesoro avaro di Vrap del tardo sec. 7° (New York, Metropolitan Mus. of Art), che non ha evidentemente alcun rapporto con la tradizione artistica locale. Anche i più importanti manoscritti degli antichi tesori delle cattedrali di Glavinica e Berat sono opere di importazione: il Codex Beratinus Purpureus (sec. 6°), il Codex Beratinus 4 (sec. 9°) e il Codex Valonensis 10 (sec. 11°), che sono attualmente conservati nell'Arch. di Stato di Tirana.
Le incursioni dei Normanni e le grandi sollevazioni nella seconda metà del sec. 11° condussero a una stagnazione dell'attività edilizia e artistica, che riprese lentamente solo nel sec. 12° e fu limitata in sostanza, ancora una volta, al restauro di edifici danneggiati durante le azioni belliche: per es., la chiesa episcopale di Apollonia venne trasformata in chiesa monastica e, nell'area dell'antica sede vescovile, furono edificati ambienti annessi, legati alla fondazione del monastero di Maria.
Tra la fine del sec. 13° e l'inizio del 14° si registra una nuova fioritura dell'attività artistica. Accanto ai sovrani del despotato dell'Epiro compaiono sempre più frequentemente, come committenti, nobili albanesi (per es. Progon Sgur, che commissionò gli importanti affreschi della chiesa della Peribleptos a Ocrida, e Carlo Topia, fondatore della chiesa di Elbasan). Il numero dei monasteri, compresi quelli rupestri, crebbe rapidamente nel sec. 14° e la loro fondazione condusse alla realizzazione di grandi complessi edilizi, a volte decorati da affreschi, che tuttavia solo di rado hanno un alto valore artistico (pitture e icone della chiesa della Natività di Maria nell'isola Mali Grad nel lago di Prespa, 1369). Mentre nei territori cristiano-ortodossi dell'A. meridionale e centrale l'architettura (chiese della Trinità e dell'Arcangelo Michele a Berat) e la pittura parietale (refettorio del monastero di Maria ad Apollonia, chiese della Natività di Maria a Mali Grad e del Salvatore a Mborje, 1389) furono fortemente influenzate dall'arte paleologa, nell'A. settentrionale cattolica si manifestarono anche influssi tardoromanici (chiesa conventuale dei Ss. Sergio e Bacco a Shirg vicino Scutari, sec. 13°) e gotici (chiesa di Maria a Deje presso Scutari, sec. 13°) che, unendosi agli echi della pittura tardocomnena, produssero una singolare mescolanza stilistica (affreschi della chiesa conventuale a Rubik, 1272).
I conflitti militari negli anni ottanta del sec. 14°, in conseguenza dei quali l'area balcanica occidentale venne annessa all'Impero ottomano, condussero nuovamente al ristagno dell'attività edilizia e artistica per tutto il 15° secolo. In questo periodo si eressero solo pochi edifici sacri islamici - fra cui in primo luogo la moschea Gazi Sinan Paşa a Elbasan (1492) e la moschea Ilyas Bey İmrahor a Coritza (1496) - la cui qualità artistica non supera i limiti provinciali. Solo nel sec. 16° si giunse a un nuovo sviluppo sia dell'edilizia islamica nell'A. centrale e settentrionale, la cui popolazione passò all'Islam e dove furono realizzate anche importanti opere architettoniche (moschea Kurşunlu a Scutari, 1773), sia dell'arte cristiana, strettamente legata allo sviluppo dell'arte postbizantina dei monasteri del Monte Athos e delle Meteore e che raggiunse un ruolo preminente con il suo più notevole rappresentante, il pittore albanese Onofrio (Onufri) di Neokastra.
Bibliografia
Fonti:
D. Farlatus, Illyria sacra, 8 voll., Venezia 1751-1819.
Acta et diplomata res Albaniae mediae aetatis illustrantia, a cura di L. de Thallóczy, C. Jireček, E. de Šufflay, I, Wien 1913.
P. Pulitsas, ᾽Επιγϱαϕία ϰαὶ ἐνθυμήσειϚ ἐϰ τῆϚ Βοϱείου 'Ηπείϱου [Iscrizioni e monumenti dal Nord dell'Epiro], EEBS 5, 1928, pp. 53-99.
T. Popa, Mbishkrimet e Kishave të Shkipnisë si burime historike [Iscrizioni delle chiese in A. e loro dati storici], Buletin i Universitetit Shtetëror të Tiranës, seria Shkencat Shoqërore 12, 1958, 1, pp. 218-250.
Ilirët dhe Iliria tek auto ët antikë [Illiri e Illiria nelle opere degli antichi autori], Tiranë 1965.
Acta Albaniae Veneta saeculorum XIV et XV, 25 voll., a cura di J. Valentini, Palermo-Napoli-Roma-Venezia-München 1967-1979.
Repertori bibliografici:
A. Galanti, L'Albania, Roma 1901.
F. Manek, G. Pekmezi, A. Stolz, Albanische Bibliographie, Wien 1909.
B. Castiglione, F. Milone, L'Albania, Bologna 1939.
H.F. Conover, The Balkans, II, Albania, Washington 1943.
B. Jubani, Bibliographie de l'archéologie et de l'histoire antique de l'Albanie, 1945-1971, Tiranë 1972.
L. Papajani, Bibliographie des monuments de l'architecture et de l'art, 1945-1980, Tiranë 1982.
A. Hetzer, V.S. Roman, Albanien. Ein bibliographischer Forschungsbericht, München 1983.
F. Drini, Bibliographie de l'archéologie et de l'histoire ancienne d'Albanie, 1972-1983, Tiranë 1985.
Storia:
Illyrisch-Albanische Forschungen, a cura di L. von Thallóczy, I, München-Leipzig 1913.
D.E. Evangelidis, ῍Η ΒόϱειοϚ ῍ΗπειϱοϚ [L'Epiro settentrionale], Athinai 1919.
D.M. Nicol, The Despotate of Epirus, Oxford 1957.
S. Islami, K. Frashëri, Historia e Shqipërisë [Storia dell'A.], I, Tiranë 1959.
S. Anamali, Les liens de la civilisation haute-médiévale albanaise avec les civilisations voisines, Studime historike 19, 1965, 2, pp. 105-117.
Première Conférence des Etudes Albanologiques, Tiranë 1965.
A. Buda, La place des Albanais dans l'histoire européenne du VIIIe au XVIIIe siècle, Studime historike 21, 1967, 1, pp. 3-20.
N.G.L. Hammond, Epirus. The Geography, the Ancient Remains, the History and the Topography of Epirus and Adjacent Areas, Oxford 1967.
"Deuxième Conférence des Etudes Albanologiques", I, Studia Albanica 5, 1968, 1.
S. Anamali, Le problème de la civilisation albanaise du Haut Moyen-Age à la lumière des nouvelles découvertes archéologiques, "Actes du Ier Congrès International des Etudes Balkaniques et Sud-Est Européennes, Sofia 1966", II, Sofia 1969, pp. 547-559.
Les Illyriens et la genèse des Albanais, Tiranë 1969.
G. Valentini, Dell'amministrazione veneta in Albania, in Venezia e il Levante fino al secolo XV, "Atti del I Convegno Internazionale di storia dalla civiltà veneziana, Venezia 1968", I, Firenze 1973, pp. 843-910.
Histoire de l'Albanie des origines à nos jours, a cura di S. Pollo, A. Puto, Rouanne 1974.
S. Anamali, Basse Antiquité et Haut Moyen-Age dans les recherches albanaises, Iliria 9-10, 1979-1980, pp. 5-21.
A. Buda, De l'histoire de la formation du peuple albanais de sa langue et de sa culture, Studia Albanica 17, 1980, 1, pp. 41-61.
E.K. Chrysos, Συμβολὴ στὴν ἰστοϱία τνϚ 'Ηπείϱου ϰατὰ τὴν πϱωτοβυϕαντινὴ ἐποχὴ (δ-στ'αἰώνα) [Contributi sulla storia dell'Epiro dall'epoca protobizantina (dal sec. 4°)], 'Ηπειϱωτιϰά Χϱονιϰά 23, 1981, pp. 9-104.
A. Ducellier, La façade maritime de l'Albanie au Moyen-Age, Durazzo et Valona du XIe au XVe siècle, Thessaloniki 1981.
A. Buda, L'ethnogenèse du peuple albanais à la lumière de l'histoire, Iliria 12, 1982, 2, pp. 5-34.
S. Anamali, Le problème de la formation du peuple albanais à la lumière des données archéologiques, ivi, pp. 52-69.
S. Pulaha, Qytet et shqiptare nën regjimin feudal ushtarak osman gjatë shekujve XV-XVI [Le città albanesi sotto il regime feudale militare ottomano nel corso dei secc. 15° e 16°], Monumentet, 1984, 27, pp. 17-49.
A. Baçe, Rrugët shqiptare në mesjetë (shek. VIIXV) [Le strade albanesi nel Medioevo (dal sec. 7° al 15°)], ivi, pp. 59-68.
Topografia, topografia artistica:
T. Ippen, Alte Kirchen und Kirchenruinen in Albanien, Wissenschaftliche Mitteilungen aus Bosnien und Herzegovina 7, 1900, pp. 231-242; 8, 1901, pp. 131-144.
Id., Denkmäler verschiedener Altersstufen in Albanien, ivi, 10, 1907, pp. 3-70.
E. Buschbeck, Vorläufiger Bericht über die Balkanexpedition im Sommer 1916, MZKomm, s. III, 16, 1918, pp. 1-13.
C. Praschniker, A. Schober, Archäologische Forschungen in Albanien und Montenegro (Österreichische Akademie der Wissenschaften, Schriften der Balkankomission, Antiquarische Abteilung, 3), Wien 1919.
C. Praschniker, Muzakhia und Malakastra, Archäologische Untersuchungen in Mittelalbanien, Jahreshefte des Österreichischen Archäologischen Instituts, Beiblatt 21-22, 1922-1924, pp. 5-216.
M. von Šufflay, Städte und Burgen Albaniens hauptsächlich während des Mittelalters (Denkschriften der Österreichischen Akademie der Wissenschaften in Wien. Phil.-hist. Klasse 63, 1), Wien 1924.
J. Adami, Historia e rrugëve të Shqipërisë, I, Rrugët e Shqipërisë në kohën antike, II, Rrugët e Shqipërisë gjatë mesjetës dhe pushtimit turk [Storia delle strade d'A., I, Le comunicazioni nell'Antichità, II, Le comunicazioni durante il Medioevo e il periodo ottomano], Buletin për shkencat shoqërore 7, 1953, 1, pp. 36-65; 3, pp. 23-29.
S. Adhami, Monumente të kulturës në Shqipëri [Monumenti della civiltà in A.], Tiranë 1958; A. Ducellier, Observations sur quelques monuments de l'Albanie, RArch 2, 1965, pp. 153-207.
H. Ceka, Dega jugore e rrugës Egnatia [Diramazione meridionale della via Egnatia], Monumentet, 1971, 2, pp. 25-31.
D. Komata, D. Budina, Z. Andrea, Shqipëria Arkeologjike [L'A. archeologica], Tiranë 1971.
D. Pallas, Epiros, in RbK, II, 1971, coll. 207-334.
N. Ceka, Vështrim arkeologjik mbi rrethin e Elbasanit [Rilievo archeologico della regione di Elbasan], Monumentet, 1972, 3, pp. 7-33.
N. Ceka, A. Baçe, Vrojtime arkeologjike në rrethin e Pogradecit, luginën e Devollit dhe Shkumbinit [Osservazioni archeologiche fatte nella regione di Pogradec e nelle vallate del Devolle Shkumbin], ivi, pp. 205-214.
N. Ceka, Monumente antike dhe mesjetare në luginën e Osumit [I monumenti antichi e medievali nella vallata d'Osum], ivi, 1973, 5-6, pp. 121-137.
A. Ducellier, Dernières découvertes sur des sites albanais du Moyen Age, Archeologia 78, 1975, pp. 35-45.
S. Muçaj, Vendbanime të antikitetit të vonë në krahinën e Mallakastrës [Agglomerati della Bassa Antichità della regione di Malakastra], Iliria 9-10, 1979-1980, pp. 279-299.
J. Adami, Rrugë dhe obiekte arkeologjike në Shqipëri [Strade e reperti archeologici in A.], Tiranë 1983.
P. Soustal, Nikopolis und Kephallēnia, Denkschriften der Österreichischen Akademie der Wissenschaften in Wien. Phil. - hist. Klasse 150, 1981.
P.R. Franke, Albanien im Altertum, Antike Welt 14, Sondernummer, 1983, pp. 11-65.
R. Sörries, Frühchristliche Denkmäler in Albanien, ivi, 1983, 4, pp. 7-26.
G. Karaiskaj, S. Aliu, Vendbanime të fortifikuara në pllajën e Kolonjës e në rrjedhjen e sipërme të luginës së Osumit [Città fortificate sopra l'altopiano di Kolonjë e nella parte superiore della vallata d'Osum], Monumentet, 1984, 17, pp. 81-101.
Architettura profana, fortificazioni, urbanistica:
N. Ceka, Fortifikime të vona antika pranë rrugës Egnatia [Fortificazioni tarde della Bassa Antichità in prossimità della via Egnatia], Monumentet, 1974, 7-8, pp. 71-89.
V. Shtylla, Banjat e masjetës se vonë skoiperi [Hammam del Basso Medioevo in A.], ivi, pp. 119-137.
P. Thomo, L'architecture rurale albanaise, Studia Albanica 11, 1974, 1, pp. 103-143.
D. Komata, Forteresses hautes-médiévales albanaises, Iliria 5, 1976, pp. 181-203.
A. Baçe, Fortifikimet e antikitetit të vonë në vendin tonë [Fortificazioni della Bassa Antichità in A.], Monumentet, 1976, 11, pp. 45-74.
G. Karaiskaj, Mbi fortifikimet e vona antike të vendit tonë [A proposito delle fortificazioni della Bassa Antichità del nostro paese], ivi, 12, pp. 220-228.
E. Riza, Vështrim mbi urbanistikën e qytetit shqiptar (skek. XII-XX) [Cenni sull'urbanistica della città albanese (secc. 12°-20°)], ivi, 1977, 14, pp. 47-73.
A. Baçe, Vështrim mbi arkitekturën e fortifikimeve antike në vendin tonë [Cenni sull'architettura delle fortificazioni antiche nel nostro paese], ivi, 1979, 17, pp. 5-45.
G. Karaiskaj, 5000 vjet fortifikime në Shqipëri [5000 anni di fortificazioni in A.], Tiranë 1981.
P. Thomo, Banesa fshatare e Shqipërisë veriore [L'abitazione contadina dell'A. del Nord], Tiranë 1981.
D. Komata, Të dhëna arkeologjike për qytetin arbëror (shek. VII-XI) [Dati archeologici sulla città albanese (secc. 7°-11°)], Iliria 13, 1983, 1, pp. 209-216.
Edifici sacri:
Monumente të Arkitekturës në Shqipëri [Monumenti d'architettura in A.], Tiranë 1973.
P. Vocotopoulos, 'Η ἐϰϰλησιαστιϰὴ ἀϱχιτεϰτονιϰὴ εἰϚ τὴν Δυτιϰὴν Στεϱεὰν 'Ελλάδα ϰαὶ τὴν ῍Ηπειϱον ἀπὸ τοῦ τέλουϚ τοῦ 7ου μέχϱι τοῦ τέλουϚ τοῦ 10ου αἰῶνοϚ [L'architettura religiosa della Grecia occidentale e dell'Epiro dalla fine del sec. 7° alla fine del 10°] (Βυζαντινά Μνημεῖα, 2), Thessaloniki 1975.
A. Meksi, Disa kapela bizantine të vendit tonë [Alcune cappelle bizantine del nostro paese], Monumentet 1975, 10, pp. 75-98.
Id., Probleme dhe aspekte të restaurimit të kishave bizantine [Problemi sul restauro delle chiese bizantine in A.], ivi, 1976, 12, pp. 75-85.
A. Meksi, P. Thomo, Arkitektura pasbizantine në Shqipëri [L'architettura post-bizantina in A.], I, II, Kishat një nefshe [Chiese a navata unica], III, Kishat me strukturë në formë kryqi me kupolë [Chiese a pianta cruciforme con cupola], IV-V, Përfundime [Conclusioni], Monumentet, 1976, 11, pp. 127-145; 1980, 19, pp. 89-115; 1980, 20, pp. 45-68; 1981, 21, pp. 99-148; 1981-1982, 22, pp. 99-114.
A. Baçe, A. Meksi, E. Riza, P. Thomo, Gjendja dhe arritjet e studimeve të historisë së arkitekturës shqiptare (deri në vitin 1912) [Stato e acquisizioni degli studi della storia dell'architettura albanese (fino al 1912)], ivi, 1977, 13, pp. 5-27.
A. Meksi, Ndërtimet e kultit mysliman në Shqipëri [Edifici sacri islamici in A.], Studime historike 34, 1980, 1, pp. 183-223, tavv. I-VIII.
Id., Arkitektura mesjetare në Shqipëri (shek. VII-XV) [Architettura medievale in A. (secc. 7°-15°)], Tiranë 1983.
Id., Monumente mesjetare të kultit dhe rrënjët e tyre në antikitetin e vonë [Edifici sacri medievali e loro radici nella Bassa Antichità], Iliria 13, 1983, 1, pp. 217-223.
Id., Kishat mesjetare të Shqipërisï së Mesme dhe të Veriut [Le chiese medievali dell'A. centrale e dell'A. del Nord], Monumentet, 1983, 26, pp. 77-117; 1984, 27, pp. 103-125.
Id., Arkitektura paleokristiane në Shqipëri [L'architettura paleocristiana in A.], ivi, 1985, 30, pp. 13-44.
Necropoli:
D. Komata, Gërmine në varrezën mesjetare të Shtikës (Kolonjë) [Scavi nella necropoli medievale di Shtikë (Kolonjë)], Buletin arkeologjik, Tiranë 1969, pp. 119-126.
H. Spahiu, A ka gjurmë të kulturës avare në lëndën e varrezave të hershme shqiptare [Vi sono resti della cultura avara nei materiali delle antiche necropoli albanesi], Studime historike 23, 1969, 1, pp. 179-188.
S. Anamali, Një varrezë mesjetës së hershme në Bukël të Mirditës [Una necropoli dell'Alto Medioevo a Bukël e Mirditë], Iliria 1, 1971, pp. 209-225.
H. Spahiu, Gjetje të vjetra nga varreza mesjetare e kalasë së Dalmaces [Antichi ritrovamenti nella necropoli medievale della fortezza di Dalmaces], ivi, pp. 227-261.
S. Anamali, H. Spahiu, Varreza arbërore e Krujës [Una necropoli albanese a Krujë], ivi, 9-10, 1979-1980, pp. 47-103.
N. Bodinaku, Kultura e verrezës së hershme mesjetare shqiptare në luginën e sipërme të Vjosës të rrethit të Përmetit [La civiltà del cimitero altomedievale albanese nella vallata del corso superiore della Viosa], ivi, 13, 1983, 1, pp. 241-250.
Mosaici:
S. Anamali, S. Adhami, Mosaïques de l'Albanie, Tiranë 1974.
G. Cvetković-Tomašević, Les mosaïques paléobyzantines de pavement. Dardanie, Macédoine, le Nouvel Epire, Beograd 1978.
S. Kosta, Restaurimi i mozaikëve të Mesopotamit dhe Bylisit [Restauri dei mosaici di Mesopotamo e Bylis], Monumentet, 1979, 17, pp. 59-70.
Id., Gjurmë mozaikësh të pazbuluar [Tracce di mosaici inediti], in Traditat në arkitekturë dhe në art [Trattati su architettura e arte], Tiranë 1980, pp. 82-90.
Pittura:
A. Stransky, Remarques sur la peinture du Moyen Age en Bulgarie, en Grèce et en Albanie, "Actes du IVe Congrès International des Etudes Byzantines, Sofia 1934", II, Izvestija na Bălgarskija Arheologičeski Institut 10, 1936, pp. 37-47.
T. Popa, Piktorët mesjetare shqiptarë [I pittori medievali albanesi], Tiranë 1961.
Id., Piktura e shpellave eremite në Shqipni [La pittura delle grotte di eremiti in A.], Studime historike 19, 1965, 3, pp. 69-101.
V. Puzanova, D. Damo, Nekotorye pamjatniki monumental'noj živopisi 13-14 vekov v Albanii [Testimonianze di pittura monumentale dei secc. 13°-14° in A.], Studia Albanica 2, 1965, 2, pp. 149-163.
T. Popa, Considérations générales sur la peinture postbyzantine en Albanie, "Actes du Ier Congrès International des Etudes Balkaniques et Sud-Est Européennes, Sofia 1966", II, Sofia 1969, pp. 767-782.
Id., Elemente laike dhe realiste në pikturën tonë mesjetare [Elementi laici e realistici nella nostra pittura medievale], Studime historike 26, 1972, 1, pp. 129-155.
Id., Icones et miniatures du Moyen Age en Albanie, Tiranë 1974.
D. Dhamo, La peinture murale du Moyen Age en Albanie, Tiranë 1974.
H. Nallbani, Piktura murale bizantine në vendin tonë [La pittura murale bizantina del nostro paese], in Traditat në arkitekture dhe në art [Trattati su architettura e arte], Tiranë 1980, pp. 10-15.
D. Dhamo, Oeuvres et traits de la peinture en Albanie dans les Ve-XVe s., Studia Albanica 22, 1985, 1, pp. 210-226.
Arti minori:
D. Komata, Disa tipare të qeramikës mesjetare në Shqipëri [Di alcune caratteristiche della ceramica medievale in A.], in Ilirët dhe Gjeneza e Shqiptarëve [Gli Illiri e l'origine degli Albanesi], Tiranë 1969, pp. 221-243.
H. Spahiu, Disa stoli metalike të ditëve tona me tipare të trashëguara nga kultura e hershme shqiptare [Da alcuni ornamenti metallici dei nostri giorni ai tratti ereditati dalla prima cultura albanese], "Konferenca e Dytë e Studimeve Albanologjike", Tiranë 1969, II, pp. 247-269.
A. Gjergji, Përkime midis ornamentikës shqiptare e asaj ilire [L'ornamento popolare albanese e i suoi precedenti illirici], Iliria 5, 1976, pp. 211-224.
S. Anamali, Bukuria e stolisë arbërore [Fascino dell'antico abbigliamento albanese], Kultura Popullore 1981, 2, pp. 131-136.
H. Buschhausen, Kunstgewerbe des Ostillyrikums, "Rapports présentés au Xe Congrès International d'Archéologie chrétienne, Thessalonique 1980", Thessalonique 1980, pp. 141-171.
Mostre:
L'arte albanese nei secoli, cat., Roma 1985.