Drammaturgo russo (Mosca 1823 - Ščelykovo, governatorato di Kostroma, 1886). Tra i fondatori di un teatro nazionale, senza alcuna intenzione caricaturale, ma con un profondo impegno realistico, O. ha ritratto alcuni fra gli aspetti più tetri della vita russa dei suoi tempi. Meschinità, prepotenza, ignoranza vi predominano; ma queste qualità negative trovano un correttivo in figure (soprattutto femminili) in cui si afferma il bisogno di amore, di verità e di giustizia.
Iscrittosi nel 1840 alla facoltà giuridica dell'università di Mosca, ne seguì saltuariamente i corsi che non portò a termine, perché s'impiegò nel cosiddetto «tribunale di coscienza», da cui passò in un tribunale commerciale. Nella casa del padre, avvocato civilista, e nel suo impiego ebbe occasione di conoscere l'ambiente dei mercanti moscoviti, che forma di solito lo sfondo dei suoi drammi e delle sue commedie. Nel 1847 cominciarono ad apparire nella stampa i suoi primi saggi drammatici a cui si aggiunsero gli Očerki Zamoskvoreč′ja («Memorie d'un abitante di Z.»), l'unico suo scritto in forma non teatrale. L'opera di O. richiamò subito l'attenzione della critica e dei circoli letterari, con i quali del resto egli era già entrato in rapporti attraverso l'amicizia di S. P. Ševyrev. Nel 1851, deciso a dedicarsi alla carriera letteraria, lasciò il suo impiego. Da allora non passò anno che egli non desse alla stampa o alla scena una o due commedie o drammi. Nel 1874 fondò la società degli scrittori drammatici, che ebbe per scopo non soltanto la difesa degli scrittori di fronte agli impresari teatrali, ma anche l'elevazione morale e spirituale degli autori e lo sviluppo dell'arte drammatica. Poco prima della morte fu nominato membro della commissione di riforma dei teatri. O. si preoccupò di creare un teatro nazionale a Mosca; passato alla condirezione dei teatri imperiali egli sperò di poter finalmente realizzare un vero teatro russo, accessibile a tutte le classi della popolazione; ma la morte sopravvenuta solo pochi mesi dopo la nomina troncava le nuove aspirazioni dello scrittore e le grandi speranze dei suoi amici e ammiratori.
La sua prima commedia Svoi ljudi sočtëmsja («Tra noi ci si arrangia», 1850) ottenne, pubblicata, un grande successo, ma per il divieto della censura non poté essere rappresentata. Nel 1853 andò in scena a Mosca la commedia Ne v svoi sani ne sadis´ («Non sederti nella slitta altrui»), seguita da una cinquantina di drammi, fra i quali i più riusciti sono Bednost´ ne porok («Povertà non è vizio», 1854), Dochodnoe mesto («Un posto lucroso», 1857), Vospitannica («La pupilla», 1859), Groza («L'uragano», 1860), Les («La foresta», 1871), Volki i ovcy («I lupi e gli agnelli», 1875). Un posto a parte nella sua produzione occupano le cosiddette cronache drammatiche (Dmitrij Samozvanec, 1867, ecc.) e la fiaba drammatica in versi Sneguročka («La fanciulla di neve», rappresentata nel 1873 con musiche di scena di P. I. Čajkovskij), dalla quale N. A. Rimskij-Korsakov trasse un'opera (1882). Delle cinquanta e più opere teatrali lasciate da O., trentanove formano il cosiddetto teatro di costume, per il quale egli è considerato fondatore del teatro russo moderno. Di queste trentanove opere solo una ha la sua azione nel passato; tutte le altre sono di costumi contemporanei, con una prevalenza del mondo dei mercanti su altre condizioni sociali, come funzionari, nobiltà rurale, attori o gente di condizione diversa. Nella sua pittura realistica O. si riallacciava senza dubbio a Gogol, senza però subirne una vera e propria influenza. Nessun sottinteso dottrinale di carattere morale o sociale può scoprirsi alla base della sua pittura di costumi: l'interesse per la vita, se pure manifestato attraverso la rappresentazione d'un mondo apparentemente limitato, è l'interesse dell'artista che ritorna alla natura, secondo una espressione di O. stesso. La valutazione artistica dei suoi drammi fu data dal loro successo teatrale, dovuto alla forza espressiva, alla poesia dei sentimenti, alla ricchezza della vita, alla capacità di suscitare emozioni, sia dal punto di vista comico sia da quello tragico. I difetti, come lungaggini, ripetizioni e talvolta artificiosità di situazioni e soluzioni, scompaiono di fronte ai meriti che fanno dell'opera di O. un tutto omogeneo artisticamente e teatralmente.