Ditot, Alina. – Artista rumena (n. Iași 1980). Autodidatta, ha iniziato a esporre in giovane età ottenendo ampi riscontri di critica; tra i più significativi esponenti dell’arte informale, erede di artisti quali L. Fontana, J. Pollock e A. Burri, ha elaborato un originale linguaggio artistico – contraddistinto da un trattamento particolare della tela, strappata per poi essere "ricucita" mediante legature con lo spago – attraverso cui ha indagato aree nodali del mondo contemporaneo (si citano qui opere quali Blood of Auschwitz o la fortunata serie delle Croci di Ditot sul tema delle morti in mare dei migranti). “Eretica del segno”, angosciata violatrice della tela che ferisce con sgarri e bombarda con la violenza del colore talvolta fino a creare stratificazioni materiche che trasformano l’opera pittorica in scultura ricostruendo visualmente i drammi esistenziali generati dalle lacerazioni dell’oggi, la sua cifra stilistica è sostanziata anche da temi baudelaireiani, dall’analisi dell'inconscio e da richiami danteschi. Artista poco prolifica, le cui opere sono custodite presso importanti collezioni private italiane ed estere, nel 2014 D. ha partecipato alla Grande Exposition Universelle tenutasi a Parigi all’interno della Torre Eiffel, e nel 2016 è stata insignita del premio per la pittura astratta alla Biennale di Salerno per l'opera I sette peccati ditottiani.