Osta, Amelia. – Giornalista e scrittrice italiana (Lugano 1875 - Genova 1946), meglio nota con lo pseudonimo di Flavia Steno. Nacque da Adelaide Brughera, di una famiglia di industriali produttori di carta, e da Giovanni, impiegato dell’Ansaldo. Studiò fino a 14 anni nel Collegio di Dumenza, che ebbe un ruolo fondamentale nella sua formazione; imparò il francese e il tedesco. Precoce nell’apprendimento e nello studio, a Milano si diplomò prestissimo alla scuola normale femminile e poi a Zurigo e a Losanna conseguì il diploma di magistero superiore. A vent’anni sposò Giovanni Cottini e dal 1898 visse a Genova con lui. Docente di Lettere per diversi anni, la scuola fece a lungo parte della sua vita; dedicò al tema dell’insegnamento due romanzi, Mignon Sartori (1898) e L’istitutrice del baronetto inglese (1931) ma anche molti articoli giornalistici dalle pagine del «Secolo XIX». Approdata alla redazione del quotidiano genovese a 23 anni, le fu assegnato lo pseudonimo Flavia Steno e con questo firmò per tutta la vita. Penna intrigante e acuminata, ricevette ben presto incarichi importanti, dalle inchieste agli articoli di politica interna ed estera, ma non mancarono le tematiche legate all’universo femminile, dall’emancipazionismo alla moda. S. ebbe un atteggiamento moderato nei confronti delle battaglie per il voto alle donne, ma si occupò molto di questioni legate all’universo femminile, soprattutto per quanto riguardava il diritto all’equo e uguale lavoro con gli uomini. Inviata di guerra durante la Prima guerra mondiale, da quell'esperienza nacque il reportage Il germanesimo senza maschera (1917). Rimase molti mesi sul fronte di guerra, al seguito della Croce Rossa, inviando al suo giornale articoli che firmava con lo pseudonimo Mario Valeri. La guerra raccontata da una donna non sarebbe stata credibile per i lettori di quel tempo, e di molti decenni dopo ancora. Nel 1919 diede vita alla rivista «La Chiosa», dedicata alle donne e scritta da sole donne, di cui fu anche direttrice. Convinta liberale, il suo credo politico fu antifascista, e per questo pagò a lungo. Quando nel 1944 scrisse sulle pagine del «Secolo XIX» a proposito dei libri di testo per bambini che «in blocco non è eccessivo giudicarli un obbrobrio», venne condannata a quindici anni di carcere. Scappò da Genova e trovò riparo in un cascinale a Moncalvo, sede di partigiani, da cui ottenne una carta d’identità falsa e divenne Rina Fantoni, e attese combattendo la caduta del regime. Pubblicò, in tutta la sua vita, una quarantina di romanzi e come romanziera fu insignita del titolo di “Scrittore d’arte” tributatole dall’Accademia linguistica di Belle Arti di Genova. Morì a Genova il 4 dicembre 1946.
Bibl.: V. Stolfi, La collaborazione giornalistica di Flavia Steno con «Il Secolo XIX» e «La Chiosa». Vicende accadute in Svizzera, in Francia ed in Italia a partire dalla fine del secolo XIX fino al decorrere del 1927, Milano 2007; A. Picchiotti, Flavia Steno. Una giornalista, una donna, Genova 2010; O. Frau, La nuova Eva di Flavia Steno e il romanzo di genere: «un bel caso d’apostasia femminile», in O. Frau, C. Gragnani, Sottoboschi letterari. Sei case studies fra Otto e Novecento: Maria Antelling, Emma Boghen Conigliani, Evelyn, Anna Franchi, Jolanda, Flavia Steno, Firenze 2011.