Corrente di pensiero, italiana ed europea, di critica e opposizione alle teorie politiche di N. Machiavelli. Primi esponenti furono il vescovo portoghese Girolamo Osorio (1542), che si scagliò contro il paganesimo di Machiavelli; il cardinale Reginaldo Polo (1547) e il domenicano Ambrogio Caterino Politi (1552), che ne criticarono l’ateismo raffigurandolo come un precettore di violenza, di frode, di empietà. Dopo la messa all’Indice da parte della Chiesa cattolica nel 1559, gli antimachiavellici furono legioni, ma solo pochi (I. Gentillet, J. Bodin) si elevarono a una visione più generale, indagando sull’essenza dello Stato e della politica. Confluito successivamente nel fiume più largo della polemica pro o contro la Ragion di Stato, l’a. raggiunse la sua massima fioritura nel sec. 17°, ma persistette ancora, in nome del nuovo ideale di umanità, nel periodo dell’Illuminismo: nel 1739 il giovane Federico (poi II) di Prussia scrisse l’Antimachiavel (del 1740 un rifacimento di Voltaire).