Assiri e Babilonesi
La nascita delle prime città e della scrittura
L'antica Mesopotamia, la regione estesa tra Tigri ed Eufrate che corrisponde pressappoco all'odierno Iraq, è considerata la culla della civiltà, poiché qui sono nate la prima città e la scrittura. Infatti il sistema cuneiforme apparve nel Sud della regione attorno al 3100 a.C. Accanto ai Sumeri, vivevano in Mesopotamia anche i Semiti, che si distinguevano in Assiri (zona settentrionale) e Babilonesi (nel Centro-Sud, a partire dal 2° millennio a.C.); parlavano entrambi l'accadico, la lingua semitica che si diversificò nei rispettivi dialetti, l'assiro e il babilonese, simili tra loro.
Possiamo parlare di Babilonesi dopo il crollo del grande impero della III dinastia della città di Ur (2112-2004 a.C.), che aveva unificato l'intera Mesopotamia sotto il suo dominio. I nomadi Amorrei, che parlavano una lingua semitica affine all'accadico, erano entrati in Mesopotamia e si erano stabiliti nelle città abbandonando il nomadismo. Costoro si fusero con la popolazione locale e diedero origine ad alcuni regni, il più importante dei quali fu quello della I dinastia di Babilonia (1894-1595 a.C.), che assurse a grandi dimensioni, unificando la Mesopotamia centromeridionale sotto il re Hammurabi (1792-1750 a.C.). Hammurabi, che distrusse il regno della città di Mari (oggi in Siria, sul medio Eufrate) e sconfisse le città-Stato di Larsa ed Eshnunna, è l'autore della famosa stele ‒ il cosiddetto Codice di Hammurabi, conservato al Louvre di Parigi ‒ in cui il re elenca le leggi del regno, leggi che egli seppe far rispettare con grande rigore.
Nello stesso periodo, la prima metà del 2° millennio a.C., anche gli Assiri intrapresero una politica espansionistica ma, dopo aver dominato la Mesopotamia centrosettentrionale con il re Shamshi-Adad I (1813-1781 a.C.), rientrarono nei confini dell'Assiria, sconfitti da una coalizione di cui faceva parte anche Hammurabi. La I dinastia di Babilonia venne sopraffatta da un'incursione condotta dagli Ittiti provenienti dall'Anatolia centrale (attuale Turchia) che lasciò i Babilonesi così stremati che un popolo sceso dai monti dell'attuale Iran, i Kassiti, s'impadronì della Mesopotamia centromeridionale e la governò per oltre quattro secoli.
Durante questo lungo periodo a Nord avvenivano mutamenti importanti. Il potente regno di Mitanni (attuale Turchia orientale, Siria settentrionale, Kurdist¯an iracheno) cadeva sotto la spinta degli Ittiti da ovest e degli Assiri da sud-est. Gli Assiri, che in precedenza erano stati assoggettati (14° secolo a.C.) al regno di Mitanni, divennero così un popolo libero e iniziarono una lunga serie di guerre per consolidare e ampliare i propri confini. Già nel 12° secolo essi giunsero a dominare la Siria, la Mesopotamia e l'Anatolia, creando in tal modo i presupposti storici per la loro spinta a riunire tutto il Vicino Oriente sotto il proprio controllo. Durante i secoli 8° e 7° a.C. l'espansione assira si mantenne costante; gli eserciti assiri non solo riconquistarono tutta la Siria, sottomisero Babilonia e invasero l'Anatolia (dove si scontrarono con i Greci che lì avevano fondato le proprie colonie), ma sottomisero anche il regno di Giuda conquistando Gerusalemme e, infine, assoggettarono l'Egitto. A Oriente essi sconfissero i popoli dell'Iran, ampliando ulteriormente i propri domini.
Questo smisurato impero fu il prototipo degli imperi universali, quali furono, successivamente, quello dei Persiani (559-330 a.C.), quello di Alessandro Magno (356-323 a.C.) e infine quello romano.
La più importante capitale assira, Ninive, situata nei sobborghi dell'attuale città irachena di Mossul, divenne un importante centro politico e culturale, in cui il grande re Assurbanipal, vincitore dell'Egitto, fece raccogliere tutte le tavolette cuneiformi della plurimillenaria tradizione letteraria, religiosa e astrologica mesopotamica.
L'ennesima rivolta dei Babilonesi, che mai si erano rassegnati al dominio assiro, congiunta all'attacco di un popolo iranico, i Medi, strinse l'Assiria in una morsa fatale: la città di Assur cadde nel 614 e Ninive nel 612 a.C. La potenza assira svanì per sempre.
Vittoriosi sul nemico assiro, i Babilonesi poterono infine sviluppare tutta la loro potenza. Il re Nabucodonosor (604-562 a.C.) estese il suo impero sulla Siria e sulla Palestina, vinse gli Egiziani e portò la città di Babilonia all'apice del suo splendore. Con la sua morte, tuttavia, non fu possibile mantenere l'indipendenza: il re persiano Ciro il Grande entrò a Babilonia nel 539 a.C. e fu accolto dalla popolazione come un liberatore piuttosto che come un nemico. Da allora la città restò prima sotto il dominio persiano e poi dei successori di Alessandro (che proprio a Babilonia trovò la morte) e divenne, insieme alla Mesopotamia, parte del regno della dinastia dei Seleucidi (312-64 a.C.), discendenti da Seleuco, generale di Alessandro.
Le migliaia di testi e documenti scritti in cuneiforme, conservatisi perché incisi su tavolette d'argilla, offrono un buon panorama della cultura di questi due popoli. Per la letteratura, ricordiamo il poema di Gilgamesh, l'eroe che compì grandi gesta con il fido amico Enkidu e che, alla morte di quello, impressionato, si pose alla ricerca dell'immortalità.
Anche nelle scienze furono compiute scoperte importanti. Nella geometria furono poste, tra l'altro, le basi per arrivare al teorema di Pitagora. La divisione del cerchio in 360° (questo numero fu scelto perché prossimo a quello dei giorni dell'anno, ossia della apparente rivoluzione completa del Sole), che usiamo ancora oggi, viene direttamente da Babilonia, dove era usato un sistema numerico a base 60 (e non 10, come il nostro), che rappresenta 1/6 della circonferenza. In astronomia ancora oggi usiamo per la maggior parte delle costellazioni i nomi che furono dati dai Babilonesi, in particolare per i segni dello zodiaco. Inoltre, pur non avendo mai formulato il concetto di orbita planetaria o lunare, i Babilonesi svolsero importanti misurazioni sui cicli della Luna e dei pianeti e, in questo modo, fornirono ai Greci le basi per sviluppare l'astronomia antica.
Un grande poema, Il sommamente saggio, narra come un tempo gli dei inferiori - chiamati Ighighi e sottomessi agli dei maggiori - fossero costretti a lavorare pesantemente come fanno oggi gli uomini. Stanchi di tanta fatica, una notte si ribellarono e circondarono il palazzo del re degli dei, Enlil. Il confronto politico-sindacale, come si direbbe oggi, fu estremamente duro e non si trovava una soluzione. Fu allora che il dio Ea (che i Sumeri chiamavano Enki) propose di creare un essere che si sobbarcasse la fatica fino a quel momento toccata agli Ighighi: così gli dei crearono l'Uomo. La stirpe umana divenne presto numerosissima, tanto da infastidire il dio Enlil, che decise di sterminarla. Il dio fece più tentativi, ma tutti andarono a vuoto, grazie agli interventi di Ea, che aveva un figlio umano, il re, ed era solidale con gli uomini, di cui in fondo era stato l''inventore'. Enlil capì che qualcosa non andava e vincolò tutti gli dei con un giuramento di segretezza, ma Ea, senza violarlo, soffiando come un vento tra le canne della capanna del re suo figlio, il "sommamente saggio", gli suggerì di costruire un'arca in cui rinchiudersi con la famiglia e le specie animali. Quando Enlil scatenò il diluvio, l'umanità si salvò e poté ricominciare. Questa vicenda, anticipata anche in poemi sumerici e ricordata nell'epopea di Gilgamesh, fornì il modello al racconto di Noè e dell'arca nella Bibbia.