Ramo di studi sia archeologici sia filologici, che ha per oggetto le civiltà dei popoli antichi con scritture in caratteri cuneiformi.
Inizialmente (metà sec. 19°), l’a. investigò la civiltà degli Assiri (da cui prese il nome), ma, con l’ampliarsi del campo delle ricerche, entrarono nel suo ambito anche le civiltà dei Babilonesi, dei Sumeri, degli Elamiti, degli Urartei, degli Ittiti, degli Urriti e dei Persiani del periodo degli Achemenidi. Gli studi ittiti e urriti si sono poi staccati dall’a. e costituiscono ormai discipline autonome. L’a. iniziò con gli scavi in Assiria da parte di P.E. Botta e V. Place a Khorsābād (1842-45) nel palazzo di Sargon II e di A.H. Layard (1845-47, 1849-51) a Nimrud, Qūyūngiq, Nuffar ecc. Poco dopo, alcuni francesi (come J. Oppert) iniziarono gli scavi a Babilonia. Seguirono numerose campagne archeologiche da parte di Francesi, Tedeschi, Inglesi e Americani in vari siti. Il secondo dopoguerra vide il rifiorire di queste imprese con la riapertura di cantieri già noti (Nimrud, Nippur, Warka, Mari, Susa) e l’apertura di nuovi in cui la ricerca venne sempre più a giovarsi della collaborazione delle istituzioni locali. Molti ritrovamenti furono trasportati nei musei d’Europa e d’America, ma successivamente notevole importanza hanno assunto le collezioni dei musei di Baghdad, Aleppo, Damasco, Ankara.
La decifrazione della scrittura cuneiforme cominciò dalle iscrizioni paleopersiane per opera di G.F. Grotefend (1802) e più tardi di H.C. Rawlinson. Il babilonese-assiro fu decifrato principalmente da E. Hincks (dal 1846), Oppert, Rawlinson ed E. Schrader.