(o Hittiti; anche Etei) Antica popolazione dell’Asia Minore, importante per la sua civiltà e l’azione politica svolta durante il 2° millennio a.C., dal 1800 circa fino al 1200, e, dopo questa data, in Siria e Mesopotamia settentrionale, fino all’8° sec. a.C (v. fig.).
Di lingua indoeuropea, gli I. erano immigrati in Asia Minore dall’Oriente, sovrapponendosi a popolazioni autoctone e assorbendo vari elementi della civiltà più antica dell’Asia Minore. Formarono, con la capitale Khattushash, un regno che dal centro dell’Asia Minore ampliò i confini verso SO e si estese sulle regioni della Mesopotamia e Siria settentrionale, disputando agli Egiziani il dominio sulla Siria.
Anitta di Kushshar gettò le basi del regno degli I., ma fondatore dello Stato era ritenuto Khattushilish I; il figlio Murshilish I si impossessò di Aleppo in Siria, rovesciò dal trono l’ultimo re della prima dinastia di Babilonia in un’incursione lungo l’Eufrate (1530 ca. a.C.) e combatté quindi contro gli Urriti nella Mesopotamia settentrionale. La figura più rappresentativa dell’antico regno è Telipinu, che con un decreto regolò la successione al trono ed emanò una raccolta di leggi in lingua ittita pervenutaci in varie redazioni. Tra i re del nuovo regno si distinguono Tutkhaliyash II, Khattushilish II, Tutkhaliyash III, che frenò le incursioni dei Kashka, insediati a N della capitale, e Shuppiluliumash I, con cui il regno raggiunse la massima potenza. La sua morte ebbe per conseguenza una ribellione delle numerose nazioni sottomesse, sedata dal successore Murshilish II; per ridare assetto stabile al regno, guerreggiò a lungo con i Kashka, con Arzawa e con Khayasha a oriente. Suo figlio Muwatallish dovette affrontare di nuovo i ribelli, ma la sua più grande impresa militare fu quella contro gli Egiziani, culminata nella battaglia di Qadesh (1296 a.C. ca.): gli I. ne uscirono vincitori e Ramesse II dovette ritirarsi verso la Palestina; la pace con l’Egitto fu conclusa da Khattushilish III, con un trattato tramandatoci in due redazioni. Sotto il successore di Khattushilish gli I. penetrarono profondamente nelle regioni occidentali dell’Asia Minore, nelle quali aveva acquistato potenza il regno degli Akhkhiyawā (Achei?).
Successivamente il regno ittita decadde progressivamente, finché sotto l’urto di invasori venuti dal mare l’impero si sfasciò scomparendo dalla storia; in alcune delle sue regioni fu sostituito dal regno dei Frigi. Nella Siria e Mesopotamia settentrionale alcuni Stati sopravvissero, in parte sotto dinastie ittite: sono i Neo-Ittiti, di civiltà e lingua in parte ittite; sparite dall’Asia Minore, componenti culturali ittite si mantennero ancora per circa mezzo millennio in quelle regioni, finché gli Assiri ne assorbirono anche gli ultimi resti.
L’espansione ittita ebbe inizio dall’interno della grande ansa del fiume Kızıl Irmak. Attraverso l’Antico Regno e poi l’impero, lo Stato ittita si adeguò allo status di grande potenza, dotandosi di tutti gli elementi artistici e ideologici delle culture del Vicino Oriente. Le notizie e i dati archeologici sono cospicui per la capitale Khattusha e per pochi centri importanti (Boǧazköy, Alaca, Alişar, Hüyük, Kuşaklÿ, Ortaköy).
Gli I. ebbero abili architetti, tanto che è stata ventilata l’ipotesi di una influenza egiziana per es. nel Tempio I della capitale. I santuari sono ben documentati, come pure gli edifici amministrativi (Khattusha, Ortaköy), mentre assai minori sono i dati sulle residenze reali (Khattusha, Maşat) e sullo sviluppo dei centri urbani (Kuşaklÿ). Si conosce poco anche della grande plastica: restano il grande ‘catalogo’ del santuario rupestre di Yazılıkaya, presso la capitale, nonché le decorazioni di alcune porte della città. Riguardo alla ceramica, una particolarità della produzione ittita è costituita dai grandi vasi (Bitik, Inandÿk, Eskiyapar e Hüseyindede) decorati a rilievo con scene di culto.
Gli I., che imposero la propria lingua nei territori conquistati, furono relativamente scarsi di numero; di conseguenza, conservarono nella sostanza la struttura morfologica indoeuropea della lingua ma subirono il preponderante influsso lessicale dei microasiatici. Caratteri distintivi della lingua sono la scomparsa del duale (nei sostantivi e nei verbi), la riduzione a due soli dei tempi (presente e passato) e a uno solo dei tre modi delle altre lingue indoeuropee (indicativo, congiuntivo, ottativo); la flessione è indoeuropea con influssi microasiatici.
Oltre all’ittita, lingua ufficiale del regno, si parlavano in alcune regioni altre lingue indoeuropee, le antiche lingue autoctone, come il khattico, cioè la lingua dell’antica capitale Khattu, il luvico, il palaico, e la lingua urrita, diversa da tutte le altre.
La religione degli I. era politeistica e non divergeva nei suoi tratti fondamentali dalle altre dell’Asia occidentale. Il pantheon accolse molte divinità straniere, soprattutto delle nazioni microasiatiche sottomesse; vi si riscontrano pure divinità sumeriche e babilonesi, nonché urrite. A capo del pantheon stava il dio nazionale, divinità della tempesta e della folgore, affine ad Adad assiro e a Teshup urrita; sua paredra era la dea solare di Arinna, originaria di Khattu; Telipinu corrispondeva al Tammūz babilonese e assiro.
Gli I. avevano un grande numero di miti e avevano tradotto dal babilonese l’Epopea di Gilgamesh e svariati miti urriti. Praticavano la mantica e la magia; avevano molti testi di scongiuri, inni agli dei e testi rituali, anche questi di origine mesopotamica.