(o Hurriti, Orrei) Nome, derivato dall’ebraico Ḥōrīm, di una popolazione dell’antico Oriente, chiamata in accadico Khurru. Presenti in Mesopotamia già verso il 2300 a.C., come documenta un’iscrizione in cui si parla di Tisadal, re di Urkish, solo intorno al 1500 a.C. gli U. crearono un saldo organismo politico, il Mitanni (➔), con capitale Washshukkani (situata probabilmente sull’alto Khābūr), governato tuttavia da elementi indoeuropei (maryannu), non urriti. Dopo aver assoggettato l’Assiria e stretto rapporti di amicizia con l’Egitto, questo Stato fu annesso dagli Ittiti nel 1365 a.C. La fine dell’indipendenza politica non significò la fine degli U., che continuarono a essere attestati nella Siria settentrionale e nell’Armenia, dove i Chaldi costituirono uno Stato autonomo (➔ Urarṭu).
La lingua degli U. presenta alcune concordanze con le lingue indoeuropee, ma ha una struttura nettamente anaria; è nota da pochi testi: il più lungo è una lettera del re Tushratta al faraone Amenhotep III, rinvenuta nell’archivio di Tell el-‛Amārna. Restano frammenti di poemi epico-religiosi, per lo più tradotti dall’accadico (Gilgamesh). Il pantheon urrita è dominato da una coppia divina, Teshup, dio della tempesta e della folgore, e Khepa, dea solare; solare è pure il dio Simike, Shaushka è la dea dell’amore. La cultura urrita influenzò quelle dei popoli vicini, specialmente l’ittita. La struttura della società era di tipo feudale; il diritto, di ispirazione babilonese, presentava talvolta caratteri originali (acquisto simbolico della sposa); particolare rilievo aveva l’adozione, che serviva a eludere l’inalienabilità dei beni. Caratteristiche peculiari della produzione d’arte sono la ceramica smaltata, la decorazione vegetale stilizzata che richiama quella egea, i vasi antropomorfi.