Forma di rima imperfetta, consistente nel chiudere due o più versi successivi con parole contenenti le stesse vocali a cominciare da quella accentata fino alla fine, mentre le consonanti sono diverse (ma per lo più di suono simile); così fame e pane, agosto e conosco, lento e tempo ecc. Si ha invece un’a. atona quando è identica solo la sillaba (o le sillabe) dopo la vocale accentata, che è però diversa; per es. amare e dolore, umile e simile ecc.
L’a. è caratteristica della poesia popolare e si trova usata nel periodo delle origini delle varie letterature, in alcune delle quali, come la francese e la spagnola, precede il sorgere della rima. È stata usata anche da poeti moderni, sia per imitare le forme antiche (per es. D’Annunzio nella Notte di Caprera), sia per conservare nelle traduzioni il metro originale (Pascoli).