Australia
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Geografia umana ed economica
di Pasquale Coppola
Popolazione
Stato compreso interamente nell'emisfero australe, tra l'Oceano Indiano e l'Oceano Pacifico. Il popolamento dell'A. resta assai contenuto in rapporto alla vasta estensione delle terre disponibili. Al censimento del 2000 si contavano quasi 19.490.000 ab., che nel 2005 venivano stimati appena sopra i 20 milioni. La densità complessiva resta attorno ai 2,6 ab. per km2, e rimangono anche inalterati gli stridenti contrasti tra le aree settentrionali dominate dal deserto e la popolosa costa sud-orientale. Il ritmo di accrescimento della popolazione oscilla dall'inizio del 21° sec. intorno all'1% annuo, frutto in prevalenza della spinta naturale, dato che i limiti imposti all'immigrazione hanno ridotto il tradizionale contributo di questo fenomeno, che ha portato la quota degli stranieri a incidere per un quinto degli abitanti. In effetti, il saldo migratorio attivo si era contratto nel 2003 a 50.000 individui, anche se le coste continuavano a ospitare di tanto in tanto sbarchi di profughi provenienti dalle regioni asiatiche. Il tasso di fecondità è calato da 2,0 figli per donna negli anni Ottanta a 1,7 nel 2005, portando la natalità complessiva sotto la soglia del 13‰. Il contemporaneo abbassamento della mortalità (7,4‰, con quasi 80 anni di vita media) ha comportato l'espansione della percentuale di anziani, con un appesantimento della spesa pensionistica e sanitaria che ha indotto il governo a rivedere le politiche del welfare (v.). Benché sia stata rivolta una maggiore attenzione allo stato delle popolazioni indigene, che risultano in ripresa demografica, queste sono ancora connotate da forti ritardi nella speranza di vita (inferiore di venti anni rispetto alla media), nei livelli d'istruzione e nelle disponibilità di reddito.
La popolazione urbana, stimata nel 2003 a circa il 92% di quella complessiva, si concentra in larga parte nelle otto aree metropolitane, tutte distribuite lungo il litorale meridionale. In particolare, la cimosa costiera del Nuovo Galles del Sud aduna ormai oltre 5 milioni di ab. lungo l'arco di un centinaio di chilometri, che ha il suo perno in Sydney e i suoi margini in Newcastle e Wollongong.
Condizioni economiche
In apertura del nuovo millennio l'agricoltura ha dovuto misurarsi con una siccità di proporzioni catastrofiche: nell'estate 2002 sono stati abbattuti 2,5 milioni di ovini e quasi 700.000 bovini, la produzione di frumento è andata persa per il 60% e a più riprese città come Canberra e Sydney sono state lambite dal fuoco degli incendi. La ripresa però è stata rapida, consentendo all'A. di riassumere presto il suo posto tra i principali esportatori al mondo nel campo delle derrate alimentari e dei prodotti dell'allevamento. In effetti, l'economia continua a crescere: il PIL nel periodo 1990-2003 è aumentato di oltre il 3,4% all'anno, e nel 2004 ha superato i 30.000 dollari pro capite, mentre la disoccupazione si è attestata al di sotto del 6%. Un contributo significativo deriva dalla vasta disponibilità di materie prime minerarie e di fonti energetiche, che insieme alimentano per oltre un terzo l'export: in particolare, l'A. è ormai il primo fornitore mondiale di carbone, imbarcato principalmente dal porto specializzato di Newcastle. L'ampia base di risorse naturali conferisce un impulso crescente alla produzione industriale, molto diversificata anche grazie alla massa critica raggiunta dai consumi interni. Ormai l'A. si è conquistata un posto interessante anche nel campo delle produzioni ad alto contenuto tecnologico, che contano per un buon quinto sulla esportazione dei manufatti. Lo slancio maggiore, però, ha riguardato il comparto terziario, che assorbe ormai quasi tre quarti degli occupati e fornisce oltre il 70% del reddito, conferendo all'A. l'assetto tipico delle economie avanzate postindustriali. Molte branche dei servizi tendono a proporsi come riferimento ben oltre i confini del Paese, assumendo un ruolo rilevante per varie regioni del Pacifico sud-occidentale; la Borsa valori di Sydney, del resto, è per movimento la terza dell'intera area che gravita su quest'oceano.
Lo sviluppo economico dell'A. non è privo di pesanti costi ambientali. È stato per es. rilevato come, lungo l'arco di un secolo, le vaste foreste di eucalipti, acacie e casuarine siano state depauperate di circa un milione di ettari, e come la conduzione di alcune colture intensive, in primo luogo quelle di frumento, comporti nel lungo periodo seri problemi per le rese. D'altronde, anche le modeste falde acquifere presentano forti rischi di esaurimento e di salinizzazione. Le emissioni di anidride carbonica e di altri agenti inquinanti sono assai elevate e, per fronteggiarle, il governo non ha imboccato la via del contenimento delle emissioni, ma ha rigettato il protocollo di Tokyo e ha preferito una strategia, concordata con Stati Uniti, Corea del Sud e alcuni altri Paesi industriali, volta a investire piuttosto sull'innovazione in campo energetico e in quello dei processi industriali.
bibliografia
Limes, 2000, 4, nr. monografico: Australia, l'Occidente agli antipodi; E.C. Paul, Australia: too many people? The population question, Aldershot 2001.
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Storia
di Paola Salvatori
Il processo di riavvicinamento ai Paesi del Sud-Est asiatico e la politica di integrazione multiculturale, che i governi laburisti avevano avviato negli anni Ottanta del 20° sec., subirono una battuta di arresto alle soglie del 21° sec., in concomitanza con il declino della prosperità asiatica. La maggioranza di stampo conservatore al potere dal 1996 (formata dal Liberal Party e dal National Party, e guidata dal liberale J. Howard) orientò l'A. in senso filoccidentale, rinsaldando i legami con la Gran Bretagna e con gli Stati Uniti, e tornò a esaltare, quali elementi unificanti dell'identità nazionale, i valori e le tradizioni culturali dell'Occidente. A rafforzare questo cambiamento di impostazione contribuì anche il pesante clima politico seguito agli attentati terroristici del settembre 2001 alle Twin Towers di New York e al Pentagono, che alimentarono un acuto senso di incertezza e paura all'interno del Paese, già in precedenza attraversato da forti movimenti xenofobi. Benché alle elezioni legislative del novembre 2001 il partito razzista di P. Hanson, One Nation, risultasse sconfitto, non riuscendo a ottenere neanche un seggio, la terza vittoria consecutiva della coalizione liberal-nazionale (82 seggi contro i 65 del Labor Party) fu ottenuta all'insegna di una politica di chiusura nei confronti dell'immigrazione e della questione degli aborigeni, e di salvaguardia delle prerogative della popolazione bianca. Il successo dei conservatori fu favorito anche dai buoni risultati ottenuti in campo economico attraverso l'adozione di nuove misure fiscali, il taglio della spesa pubblica e il proseguimento della politica di liberalizzazione del mercato. Il rilancio economico non fu tuttavia accompagnato da una corrispondente crescita dell'occupazione e investì solo marginalmente i ceti medi, colpiti da nuove tasse sui servizi e dallo smantellamento dello stato sociale. Il Labor Party, sotto la guida del suo nuovo leader S. Crean, nominato dopo la sconfitta elettorale del 2001, cercò di farsi interprete dei bisogni delle fasce più colpite dalla politica liberista di Howard, e incentrò la battaglia dell'opposizione sul potenziamento della sanità pubblica e dell'istruzione e sul rispetto dei diritti civili, soprattutto nei confronti degli immigrati clandestini, in gran parte profughi in cerca di asilo politico. L'azione repressiva del governo e gli abusi perpetrati dalle forze dell'ordine sia nei confronti delle navi che trasportavano i profughi sia nei centri dove questi ultimi venivano confinati, aveva già generato diverse proteste all'interno dei campi stessi e un severo monito da parte della commissione dell'ONU sui rifugiati. Nonostante le pressioni dell'opinione pubblica interna e internazionale e l'annunciata chiusura di Woomera, uno dei più tristemente famosi campi profughi (marzo 2002), la linea dell'esecutivo rimase intransigente e si irrigidì ulteriormente dopo l'attentato terroristico dell'ottobre 2002 a Bali, attribuito al gruppo integralista indonesiano Jemaah Islamiah, in cui rimasero uccise 200 persone, tra cui 88 australiani. La lotta al terrorismo divenne una delle priorità del governo e si tradusse in politica estera nell'adesione incondizionata alle tesi del presidente statunitense G.W. Bush sulla necessità di un 'attacco preventivo' contro eventuali minacce alla sicurezza nazionale. Nel gennaio 2003 l'esecutivo decise di inviare truppe in Medio Oriente, in vista dell'imminente campagna militare statunitense contro l'Irāq e, nonostante il voto di sfiducia del Senato in merito alla decisione presa (febbraio), dopo lo scoppio della guerra (marzo) decretò la partecipazione delle truppe australiane al conflitto. La campagna elettorale per le consultazioni legislative dell'ottobre 2004 fu dominata dalle questioni di politica estera e di sicurezza nazionale - problema quest'ultimo tornato prepotentemente alla ribalta dopo l'attentato all'ambasciata australiana a Djakarta nel settembre dello stesso anno - mentre restarono sullo sfondo quelle sociali e dei diritti degli aborigeni, pure avanzate dai Laburisti. La coalizione di governo, che poteva vantare una crescita economica stabile del Paese, risultò nuovamente vincitrice (86 seggi), mentre il Labor Party, fautore del disimpegno dall'Irāq, sebbene registrasse un aumento dei consensi, venne nuovamente battuto (60 seggi). Nel corso del 2005 il governo Howard cercò di coniugare l'adesione all'asse angloamericano (nel febbraio 2005 venne deciso l'invio di un nuovo contingente in ̔Irāq) con un riavvicinamento ai Paesi dell'area asiatica, con i quali si tornarono a intensificare le relazioni e gli scambi commerciali. In politica interna venne promossa la liberalizzazione del mercato del lavoro attraverso l'approvazione (novembre 2005) di una nuova normativa in materia sindacale e contrattuale fortemente osteggiata dalle opposizioni.
bibliografia
J. Brett, The Australian liberals and the moral middle class: from Alfred Deakin to John Howard, Cambridge-New York 2003.