Condizione di un paese che mira all’autosufficienza economica, nell’obiettivo di produrre sul territorio nazionale i beni che consuma o utilizza, limitando o annullando gli scambi con l’estero. L’analisi di sistemi economici chiusi e la difesa dell’a. emergono nel pensiero economico tedesco dei primi dell’Ottocen;to (soprattutto con J.G. Fichte e J.H. von Thünen).
L’a. completa è possibile solo in teoria, perché nessun paese può rinunciare interamente agli scambi con il resto del mondo. L’a. parziale e temporanea ha avuto realizzazioni storiche concrete, sia a fini bellici, sia allo scopo di sottrarre uno Stato a rapporti tradizionali di dipendenza da paesi esteri. Politiche autarchiche si imposero negli imperi centrali durante la Prima guerra mondiale e tendenze autarchiche furono comuni negli anni 1930 in Europa con l’affermarsi di governi totalitari e il diffondersi di esperimenti di economia pianificata. L’a. fu fondamento della politica economica del regime nazista in preparazione della guerra e fu adottata dal fascismo a partire dal 1934, soprattutto dopo le sanzioni internazionali per l’aggressione all’Etiopia. Politiche autarchiche furono seguite in URSS durante la brutale trasformazione dell’economia verso la pianificazione centralizzata e trovarono sostenitori perfino in paesi tradizionalmente liberisti. La Seconda guerra mondiale costrinse molti Stati a fare assegnamento soltanto sulle risorse interne. Nel dopoguerra, i paesi dell’Europa occidentale sono tornati all’apertura degli scambi con l’estero. Nel panorama economico attuale, caratterizzato dalla crescente integrazione dei mercati e dalla globalizzazione (➔), l’a. parziale ha luogo solo in paesi isolati a causa di sanzioni internazionali.
Concetto fondamentale dell’etica cinica e stoica, orientata verso l’ideale del «bastare a sé stessi», dipendendo il meno possibile dalle cose del mondo per avvicinarsi allo stato di perfetta adiaforia e atarassia.