BANATO (A. T., 75-76)
Nome assegnato, nell'Europa orientale, a una provincia governata da un bano. Il più noto è il banato di Timişoara, quadrilatero limitato dal Mureş, dal Tibisco, dal Danubio e dagli alti massicci dei Carpazî, con 1 milione e mezzo d'abitanti e una superficie di circa 27.750 kmq.; dal 1918 appartiene in parte alla Romania e in parte alla Iugoslavia.
Il Banato comprende, a ovest, una zona pianeggiante, che rappresenta l'estremità meridionale della pianura ungherese, e a est, una parte montuosa costituita dalle ultime pendici dei Carpazî.
La pianura, dove è formata da antico terreno alluvionale incoerente (ciottoli, ghiaie), ricoperto di loess, è asciutta, rivestita di ricche colture di cereali e cosparsa di grossi e frequenti villaggi; è invece umida e anche paludosa, dove i corsi d'acqua si allargano tendendo ad assumere corso divagante (Timiş, Bârsava, Bega e l'antico corso del Mureş). Al sud, nel Deliblat, ci sono dune ormai fissate, che recano alberi o vigne.
La parte montuosa comprende anzitutto alcuni altipiani calcarei dominati da creste boscose, che non superano i 7 od 800 metri d'altezza; quindi un massiccio cristallino che culmina a 1447 m. (M. Piatra Semenicului); da ultimo, al di là del corridoio di Caransebeş antico golfo neogenico, che si allunga da nord a sud e che è continuato dall'alto Timiş e dalla Cerna, tutta una serie di massicci la cui altezza giunge fino a 2000 m., incisi da valli anguste e profonde ricoperte da foreste, e quasi deserti (punto culminante: Godeanu, 2229 m.).
Il clima del Banato è continentale, piuttosto caldo d'estate in pianura e assai freddo d'inverno in montagna, dove la neve ricopre il suolo fino alla primavera o al principio dell'estate. Timişoara (in ungherese Temesvár) ha una media annua di 10°,4, con l'inverno alquanto rigido (gennaio −2°), e l'estate piuttosto calda (luglio 22°). Le precipitazioni raggiungono i 616 mm., e sono massime in primavera (maggio e giugno 160 mm.). La montagna ne riceve più di 1 metro (Rusca Montană, 1016 mm).
I prodotti del Banato sono assai diversi nella pianura, nelle regioni montuose a ovest del corridoio di Caransebeş, e nelle alte montagne dell'est. Nella pianura predominano i cereali (frumento e granturco), e vi si coltivano anche piante più delicate, come il tabacco e la vite. La montagna è generalmente coperta di foreste e di pascoli (51% di foreste nell'antico comitato di KrassóSzöreny, ora Caraq-Severin); ma soprattutto a est del corridoio di Caransebeş si estendono le grandi foreste di faggi e d'abeti e gli alti pascoli estivi, che spesso appartengono ai comuni. Il bestiame del dipartimento di Krassó-Szöreny si componeva di 146.000 bovini, 120.000 suini e 300.000 pecore. A ovest di Caransebesi il diboscamento ha fatto progressi, cui recentemente si è cercato di ovviare con piantagioni di conifere. La densità della popolazione, che è di 55 ab. per kmq., è dovuta soprattutto alle ricchezze minerarie e alle industrie. La società di Reşiţa possiede le maggiori officine metallurgiche della Romania.
La popolazione del Banato risulta di elementi etnici assai svariati. Soltanto nella montagna essa è costituita quasi esclusivamente da Romeni, contadini primitivi e pastori, in maggioranza greco-ortodossi; la pianura e l'estremo pendio dei monti sono abitati da Serbi ortodossi (soprattutto all'ovest e al sud), da Tedeschi cattolici, ricchi agricoltori nella regione bassa, operai ed artigiani nei distretti minerarî, da Ungheresi protestanti (soprattutto a nord del Timiş), e anche da Romeni (al centro e al sud). Le percentuali complessive sono: Romeni 40%, Serbi 20%, Tedeschi 23%, Ungheresi 14%. Soltanto la storia può spiegare tale quadro etnico e le vicende politiche del Banato.
I Romani occuparono per due secoli la regione, sfruttandone le miniere e stabilendovi coloni, la cui lingua latina alterata divenne la lingua romena. A cominciare dal sec. III, le invasioni vi portarono Goti (250), Unni (375 e 439), Bulgari (528), Slavi e Magiari. Questi ultimi, costituendo un regno cristiano, sottomisero il Banato, che fu evangelizzato da monaci di rito greco, e conservò una certa autonomia sotto i suoi bani. Nel sec. XIII si ebbero le stragi operate dai Tartari; nel XV cominciarono le lotte contro i Turchi e una serie di emigrazioni, determinate dalla pressione ottomana; nel 1459 i primi Serbi passarono il Danubio; nel 1641 e nel 1648 giunsero Romeni d'Oltenia; nel 1716 Eugenio di Savoia cacciò definitivamente i Turchi, e nel 1739 la pace di Belgrado assegnò all'Austria un Banato ormai deserto. Cominciarono però ad afluirvi i coloni; 40.000 Tedeschi lavorarono al prosciugamento delle paludi; nel 1740 giunse un altro forte contingente di Serbi. Sotto Maria Teresa il Banato passò all'Ungheria, cui fu tolto dopo l'insurrezione del 1848 e restituito nel 1867. Il trattato del Trianon l'ha suddiviso in tre parti, lasciando all'Ungheria soltanto i dintorni di Seghedino, assegnando alla Romania tutta la parte di nord-est e alla Iugoslavia la parte di sud-ovest, cioè quasi tutta la pianura, abitata non solo da Serbi, ma anche da Tedeschi e da Romeni. In seguito, nelle parti toccate alla Romenia e Iugoslavia sono state fatte delle spartizioni di terre tra i contadini e sono avvenuti scambî di popolazione.
La città principale è Timişoara; Lugoj (25.000 ab.) e Caransebeş (9000 ab.) sul Timiş sono centri amministrativi e mercati agricoli della regione romena di nord-est. Reşiţa e Ştaierdorf-Anina sono le più importanti città industriali della parte montuosa. Orşova, sul Danubio, esporta soprattutto legname (1 milione di tonn.). Nella pianura appartenente alla Iugoslavia sono da ricordare Vršac, gran mercato e sede d'un antico vescovado, Bela Crkva, con stabilimenti per la lavorazione delle farine, e Pančevo sul Danubio.
Bibl.: J. Schöffler, Banat, voll. 2, Sibiu 1925; I. Radonitch, Le Banat, in Études historiques et économiques, Parigi 1919; Travaux de l'Institut de Géographie de l'Université de Cluj: Résultats des excursions faites sous la direction du Professeur Emm. de Martonne pendant l'été de 1921, Cluj e bucarest 1924; A. Popovici, La question roumaine en Transylvanie et en Hongrie, Parigi 1918; B. C. Wallis, The Slavs of the South of Hungary, in Geogr. Review, 1918; K. Kraushaar, Kurzgefasste Geschichte des B. und der deutschen Ansiedler, Vienna 1923.