Provincia autonoma della Serbia (21.506 km2 con 2.002.598 ab. nel 2006), posta sulla sinistra del Danubio, che comprende le pianure del Banato, Bačka e Baranya, appartenenti prima del 1918 all’Ungheria. Devastata dai Turchi, ripopolata da Serbi, Tedeschi, Ungheresi, ha popolazione mista, con una presenza ungherese (15%) maggiore che nel resto dello Stato. La drastica riduzione dell’autonomia decretata dal governo serbo nel 1994 e i gravi fatti del Kosovo hanno riacceso il separatismo ungherese. Il terreno, del tutto pianeggiante e solo lievemente inclinato da N verso S, è assai fertile. Si coltivano in prevalenza cereali, tabacco, canapa, ortaggi e, nelle parti più umide, riso. Industrie alimentari. Capitale Novi Sad; altre città importanti sono Subotica e Pančevo.
Popolazioni slave si stanziarono nella regione già prima del 11° sec., quando cominciò a essere popolata anche da Magiari, ma solo cinque secoli più tardi le correnti d’immigrati aumentarono d’importanza, finché l’invasione dei Turchi frenò questo movimento: Decaduta sotto il dominio ottomano, la regione, dopo la cacciata dei Turchi (1690), fu ripopolata dall’imperatore Leopoldo I con circa 40.000 famiglie chiamate dalla Vecchia e dalla Nuova Serbia, che vi si insediarono gettando le basi per la creazione di un ducato (con a capo un duca elettivo o voivoda), di breve durata; il territorio aveva anche funzioni politiche, in quanto formava una barriera linguistica slava contro i Magiari. Nel 19° sec. l’Austria, venendo incontro alle aspirazioni di autonomia della popolazione e in funzione polemica verso l’irredentismo ungherese, diede alla V. (1849-60) un proprio governo provinciale con sede a Temesvár; con tale statuto la regione figurava come un paese della corona, per certi riguardi con posizione simile a quella della Croazia. Dopo il compromesso del 1867 entrò a far parte del regno d’Ungheria e progredì economicamente anche se non poté conservare le sue prerogative. Nel 1918 fu incorporata nel Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (Iugoslavia dal 1929). Occupata dalle forze dell’Asse nella Seconda guerra mondiale (1941-44), ritornò poi alla Federazione iugoslava come provincia autonoma della Serbia. Negli anni 1990, durante la guerra che seguì la dissoluzione della federazione iugoslava, fu massicciamente bombardata dalle forze NATO e subì, per l’aggressiva politica nazionalista serba, una consistente alterazione della sua composizione etnica soprattutto a danno della componente ungherese.