Si definisce b. la sensazione visiva prodotta dalla luce solare o da luce a questa analoga, nonché la luce stessa. Benché di tale luce non si possa dare una precisa definizione, si può dire che sua caratteristica è quella di contenere molti colori fusi insieme in opportuna misura, anzi, al limite, come accade per la luce solare, di contenere tutti i colori; in termini fisici, la luce b. ha uno spettro ampio, estendendosi da un estremo all’altro della gamma delle radiazioni visibili: di qui l’uso, in fisica, di chiamare b. ogni radiazione, di qualsiasi natura, che occupi uno spettro di frequenza abbastanza vasto. È noto come corpo b. il corpo la cui superficie diffonda in ugual modo tutti i colori dello spettro visibile e che dunque emetta luce b.: un corpo del genere appare appunto b. se illuminato con luce bianca.
In ottica, la composizione della luce b. non è univocamente definibile; essa può infatti essere ottenuta in vari modi: luce b. naturale, la luce media del giorno, la cui distribuzione spettrale varia con lo stato del cielo e con l’ora; luce b. artificiale, la luce delle sorgenti artificiali che emettono spettri continui; luce b. bicromatica, quella ottenuta dalla miscela di due luci monocromatiche complementari di intensità conveniente. Si chiamano campioni di luce b. l’illuminante A, lampada a filamento di tungsteno alla temperatura di 2854 K; l’illuminante B e l’illuminante C, ottenuti ambedue dall’illuminante A con l’interposizione di opportuni filtri.
Nelle scienze sperimentali, l’ esperimento in b., o semplicemente b., è l’esperimento di riferimento che fornisce informazioni sulle condizioni in cui una misurazione è effettuata, consentendo di interpretare correttamente i dati di altri esperimenti consimili; in spettrofotometria, per es., il b. consiste nella misurazione dell’assorbimento del solvente puro, necessaria per ricavare il valore dell’assorbimento del soluto da quello di una soluzione.
Si ritiene che la sensazione del b. risulti dall’eccitazione in uguale misura dei tre distinti apparati neuroepiteliali fotosensibili della retina, rispettivamente impressionati dai raggi rossi, verdi, violetti (➔ visione).
Si chiamano voci b. quelle proprie dei bambini e dei falsettisti (➔ voce). È definito rumore b. un particolare tipo di rumore acustico che contiene tutte le frequenze udibili con la medesima intensità e, per estensione, un rumore di qualunque natura che abbia un contenuto spettrale cotinuo nella banda di ricezione.
Si chiamano Fratelli b. gli aderenti di una associazione religiosa (Prussia, inizio sec. 14°), i quali vestivano mantelli bianchi con croce verde di s. Andrea e avevano per scopo la riconquista della Terra Santa.