Centàuri Figure biformi (v. fig.) della mitologia greca, partecipi della natura del cavallo (le quattro zampe e la groppa) e dell'uomo (dal bacino in su). I Centauri costituiscono una collettività e solo alcuni di essi ricevono una caratterizzazione precisa, un nome personale e miti propri. La versione più diffusa, secondo la tradizione antica, dà loro un capostipite, Centauro, figlio di Issione e della nuvola foggiata da Zeus nel sembiante di Era; questi, unendosi poi alle giumente del Pelio, generò i singoli Centauri, tra i quali il più famoso fu Chirone. La lotta tra Centauri e Lapiti costituisce il principale mito dei Centauri come collettività e il momento di maggior evidenza delle caratteristiche di brutalità e violenza conferite loro dal mito: invitati alle nozze di Piritoo (re dei Lapiti) con Ippodamia, i Centauri, scatenati dal vino, cercarono di rapire le donne dei Lapiti ma, dopo una furiosa lotta, vennero scacciati. Fin dalle origini, comunque, l’insieme delle caratteristiche dei Centauri non si esaurisce nella mostruosità brutale: esemplare è la figura di Chirone, saggio educatore di eroi e di dei. I Centauri sono collocati da Virgilio tra gli esseri prodigiosi che stanno a guardia dell'Orco, come farà anche Dante (che li pone subito dopo il Minotauro, nel XII canto dell'Inferno).
Presenti nell’iconografia a cominciare già dal tardo Miceneo, i Centauri sono rappresentati tradizionalmente come cacciatori; la lotta con i Lapiti è raffigurata nel vaso François, in un frontone del tempio di Zeus a Olimpia e nelle metope del Partenone; il tipo figurativo abbandona via via le forme più mostruose, secondo un processo il cui punto d’arrivo è nei tipi copiati dagli scultori Aristea e Papia (Roma, Musei Capitolini).