Area sepolcrale destinata in origine ai soli protestanti e ubicata nel quartiere Testaccio, a ridosso della Piramide di Caio Cestio e delle Mura Aureliane. Le prime sepolture di eretici in quel luogo risalgono probabilmente alla fine del XVII secolo, ma la prima sepoltura conosciuta grazie alle fonti è del 1716 e riguardò uno scozzese, Mr. Arthur, sostenitore del re esule britannico Giacomo III. Il papato non accordò mai nessun privilegio formale al cimitero, ma questo fu tollerato e poté svilupparsi quasi senza controlli, per non indispettire le potenze protestanti d’Oltralpe che avrebbero potuto rivalersi sui cattolici che ospitavano nei loro stati. Monumenti sepolcrali sulle tombe presero a essere eretti nella seconda metà del ‘700 e solo alla fine di quel secolo le autorità romane cercarono di regolare le attività funerarie. Le sepolture nel settore originario del Cimitero, che occupava un'area di 0,5 ha, furono interrotte nel 1822. Le autorità romane volevano evitare che la vista della Piramide risultasse ostacolata dai sepolcri, ma vollero anche garantire uno sviluppo più ampio e meno congestionato dell’area sepolcrale. Venne così concesso un lotto di terreno adiacente a ovest (“Cimitero nuovo”) che venne circoscritto da un muro perimetrale e in seguito protetto da un fossato. L’aspetto del luogo quale esso è apprezzabile attualmente è il risultato di una serie di ampliamenti successivi, l’ultimo dei quali risalente al 1894, quando l'Ambasciata di Germania acquistò, per conto delle colonie estere acattoliche, circa 4.300 m2 che integrarono l'area sepolcrale, mentre la cappella venne edificata nel 1898. Luogo cardinale per la storia delle relazioni tra Santa Sede e Paesi protestanti, rischiò d’essere cancellato dai progetti di sviluppo del quartiere operaio di Testaccio tra il 1872 e la fine della Prima guerra mondiale. Dichiarato nel 1918 Zona monumentale d’interesse nazionale, tra i personaggi che in esso hanno trovato sepoltura vi sono J. Keats, P.B. Shelley, A. Gramsci, W. Story, A. Labriola, C.E. Gadda, B. Pontecorvo, G. Corso, D. Bellezza, L. d’Eramo, M. Mafai e A. Rosselli. Il cimitero acattolico è monumento assai più conosciuto all’estero - e conseguentemente visitatissimo dagli stranieri - che dagli stessi romani.