cliché Nelle arti grafiche, matrice zincografica per illustrazioni da inserire nelle forme di stampa tipografiche o anche lastra stereotipica. Se ne hanno due tipi fondamentali: a mezzatinta e a tratto. I c. a mezzatinta, che servono a riprodurre fotografie e dipinti, si basano sulla scomposizione della figura in tanti punti, ottenuta con l’interposizione di un retino tra immagine da riprodurre e materiale fotosensibile, per ricavare gli effetti di chiaroscuro; a seconda della qualità del lavoro si utilizza un retino più o meno fitto con punti circolari, oppure ovali. I c. a tratto, o grafici, servono a riprodurre disegni in bianco e nero con incisione diretta, senza scomposizione della figura a mezzo retino e quindi senza chiaroscuri.
I c. sono ottenuti con la tecnica della fotoincisione eseguita in più fasi o in una sola fase (con o senza copertine), oppure con l’incisione meccanica eseguita automaticamente da un apposito apparecchio ( clisciografo), oppure ancora su lastre di plastica contenenti prodotti che si polimerizzano per effetto della luce. Il principio di funzionamento del clisciografo è sostanzialmente quello degli apparati della fototelegrafia: una testina provvista di una cellula fotoelettrica esplora ordinatamente i vari punti dell’originale, mentre uno stilo, animato di un moto simile a quello della testina, e sincrono con essa, agisce sulla lastra da incidere, scavando più o meno profondamente in rapporto al chiaroscuro dell’originale, valutato dalla cellula. Mediante uno speciale complesso elettronico e una serie di filtri è possibile ottenere, dall’originale a colori, i tre (o quattro) cliché selezionati e corretti per la stampa in tricromia (o quadricromia). Può essere utilizzato il laser ( elioclisciografo), in particolare per la preparazione di lastre o cilindri per la stampa a rotocalco.