Uomo politico (Châtillon-sur-Loing 1519 - Parigi 1572). Segnalatosi nel 1545 nelle operazioni contro Boulogne, fu nominato (1547) generale in capo della fanteria e ammiraglio di Francia (1552): carica, quest'ultima, che egli non esercitò mai effettivamente, anche se popolarmente fu chiamato l'Amiral. Nell'ag. 1557 difese eroicamente S. Quintino contro gli Spagnoli guidati da Emanuele Filiberto di Savoia, consentendo in tal modo all'esercito francese di ricostituirsi nelle retrovie. Fatto prigioniero con la guarnigione della piazzaforte, non venne liberato che dopo la pace di Cateau-Cambrésis del 1559. Rientrato in Francia già conquistato al calvinismo, si trovò necessariamente in contrasto con la politica di Enrico II e di Francesco II, avversa ai riformati. Cercò tuttavia di evitare la guerra contro la monarchia, per il timore di compromettere la compagine unitaria della Francia; quando, contro la sua volontà, si venne alle armi, come capo effettivo del calvinismo francese (biennio 1570-72) si rivelò grande capitano anche nelle circostanze più disperate; vera tempra di uomo politico, egli (che già aveva perseguito con successo un vasto disegno di espansione coloniale inviando nel 1555 spedizioni in Brasile e tra il 1562 e il 1565 nella Florida) volle ora ridurre la potenza della Spagna per dare alla Francia un peso preponderante nella vita europea. Presupposti di ciò erano la pacificazione interna e l'alleanza tra la monarchia e il calvinismo; primo e massimo obiettivo concreto la conquista della Fiandra da operare in concorso ai gueux, con i quali in effetto entrò in trattative nel 1571. Nel maggio-giugno 1572 era sul punto di riuscire nell'impresa cui aveva finalmente guadagnato l'appoggio di Carlo IX, ma l'ostilità fanatica dei Guisa, e ben più di Caterina de' Medici, non lo permisero; la notte di s. Bartolomeo annullava la spedizione di Fiandra: il 22 agosto 1572 il C. venne ferito dal capitano Maurevel e la notte del 24 trucidato dai sicarî del duca di Guisa.