commedia
Rappresentazione teatrale a lieto fine
La commedia è un genere teatrale caratterizzato da argomento comico e finale lieto. Creato dai Greci al principio del 5° secolo a.C., questo genere si sviluppò con caratteri diversi nelle varie letterature nazionali. Suoi elementi tipici sono la satira dei costumi e dei personaggi contemporanei e il gusto per un intreccio narrativo che presenta colpi di scena e casi divertenti
Gli abitanti dell'antica Atene hanno avuto il privilegio di assistere, alla fine del 5° secolo a.C., alla rappresentazione delle prime commedie a noi note.
In alcune date particolari, allo spuntare del giorno, gli Ateniesi si incamminano verso il teatro della città, ricavato sul pendio di una collina, senza dimenticare di portare un cuscino e qualcosa da mangiare: le rappresentazioni, infatti, si susseguiranno per tutto il giorno. Dopo un po' di attesa, tra il vociare della folla, finalmente il sacerdote di Dioniso entra sul palco e, dopo aver portato un'offerta sull'altare, prende posto, mentre un araldo annuncia il titolo della prima commedia e il nome del suo autore; tra i molti nomi capita di frequente quello di Aristofane (vissuto tra 5° e 4° secolo a.C.), massimo rappresentante della commedia attica antica.
Ed ecco il primo personaggio che entra in scena: indossa il costume caratteristico degli attori, cioè una maschera che copre interamente il volto e una specie di calzamaglia lunga fino ai polsi e alle caviglie, imbottita sulla pancia e sulle natiche, e con attaccato un fallo di dimensioni esagerate. Il nostro attore espone gli antefatti della rappresentazione e illustra la scena recitando alcuni versi (prologo). Subito dopo entrano gli altri commedianti che interpretano vari personaggi, spesso note personalità del mondo politico, e allietano il pubblico con commenti spinti ed espressioni della più sguaiata farsa plebea. A un certo momento gli attori lasciano la scena, che resta vuota, mentre il coro, formato da danzatori e cantanti, sfila davanti agli spettatori (parabasi); inizia così uno spettacolo dalle atmosfere fantastiche, inserito senza soluzione di continuità accanto all'azione scenica di attori che invece sottolineano gli aspetti caricaturali e grotteschi. Dopo la processione del coro, gli attori tornano in scena fino alla conclusione della commedia, che costituisce solo la prima di una lunga serie di rappresentazioni comiche destinate a protrarsi fino al tramonto.
Questa prima forma di dramma comico muta rapidamente: col passare del tempo (nel periodo della commedia di mezzo) l'importanza del coro si attenua a vantaggio di una maggiore attenzione per la recitazione dei personaggi che perdono progressivamente l'aspetto caricaturale. Successivamente (nella commedia nuova) l'interesse degli attori e del pubblico finisce per concentrarsi sulla quotidianità, assume quindi importanza la descrizione psicologica dei personaggi e vengono create figure tipiche, come il giovane vagabondo eternamente innamorato, lo spilorcio derubato, il padrone truffato dai servi e l'amante deluso, ognuno con una maschera distinta. Prendono così corpo quegli elementi che costituiranno, nei secoli, la linfa vitale del mondo comico e caratterizzeranno nel tempo questo genere teatrale: una rappresentazione più o meno verosimile della società, finalizzata alla satira dei costumi contemporanei, messi sulla scena attraverso un sempre più complesso intreccio narrativo.
Dalla commedia nuova ‒ che ha tra i suoi massimi esponenti Menandro (seconda metà del 4° secolo a.C.) ‒ deriverà in primo luogo il teatro romano, che sarà poi principalmente il teatro di Plauto (seconda metà del 3° secolo a.C.) e di Terenzio (2° secolo a.C.); esso eredita dalla commedia greca la trama (si narrano solitamente gli amori di un giovane, impediti da vari ostacoli ma poi condotti a lieto fine), i personaggi (giovani innamorati, parassiti, vecchi saggi, ragazze rapite) e anche la struttura, articolata in una proposizione (protasi), cioè il racconto dell'antefatto, in tre atti centrali nei quali si svolge l'intreccio (epitasi) e in una conclusione o scioglimento dell'ultimo atto (catastrofe).
Come nel teatro greco, continuano a essere usate maschere e costumi che consentono di creare una raffigurazione tipica dei personaggi, facilmente riconoscibili dal pubblico: il parassita con la parrucca rossa scompigliata, il vecchio con la barba e i capelli bianchi, il servo con una maschera grottesca dalla grande bocca a imbuto.
Quando, dopo il dissolversi del dramma comico nel Medioevo, la commedia riappare durante il Rinascimento, essa ripropone in Italia e in Francia il modello di quella classica: si tratta in parte di dichiarati rifacimenti, in parte di rielaborazioni puramente tematiche o riprese degli stessi personaggi. Ma ben presto, all'interno di quella struttura, i personaggi cominciano a mutare; cambiano dapprima i segni esteriori (nomi e ruoli), quindi anche le peculiarità caratteriali e le posizioni sociali, che si connotano in senso contemporaneo: i vecchi diventano per lo più mercanti, i giovani sono spesso studenti; e si modifica anche l'ambiente, non più un luogo irreale o indefinito, ma una città precisa.
Insieme ai personaggi prende così vita il paesaggio cittadino, che può essere la Roma di La Cortigiana di Pietro Aretino, o la Napoli del Candelaio di Giordano Bruno o la Ferrara della Lena di Ludovico Ariosto. Anche la trama subisce delle varianti; insieme alla storia del giovane innamorato si diffonde sempre più spesso la beffa, generalmente ai danni del marito geloso: è la tematica, per esempio, di uno dei capolavori di questo periodo, la Mandragola di Niccolò Machiavelli. Vi è, in sostanza, la volontà di adattare quanto si rappresenta nelle commedie alla realtà contemporanea dominata dalla nascente classe borghese e mercantile.
In Inghilterra, Germania e Spagna la commedia si sviluppa senza seguire il modello classico, ma traendo argomento dalle letterature continentali, in particolare dalla novellistica italiana; tuttavia anche qui resta centrale la volontà di rappresentare la società in cui vive l'autore. Tra coloro che sanno penetrare a fondo nella conoscenza dell'animo umano, così da creare caratteri indimenticabili e dar vita a personaggi carichi di sensibilità, non possiamo dimenticare William Shakespeare, che con i suoi capolavori comici dominerà il quadro della drammaturgia europea tra la fine del Cinquecento e i primi anni del Seicento.
Sull'esempio shakespeariano, accanto al gusto per gli intrecci complessi e avventurosi, assumerà sempre maggior importanza l'interesse per la pittura dei caratteri e dei costumi; da qui fiorirà la grande commedia realistica del Seicento e del Settecento che avrà come suo massimo esponente Molière. In un'ambientazione realistica, Molière punta a una riproduzione verosimile della realtà attraverso lo studio dei caratteri dei personaggi ‒ l'ipocrita, l'avaro, il malato immaginario ‒ che diventano rappresentativi di tipi umani universali.
Proprio sull'esempio della commedia francese si sviluppa anche la riforma di Carlo Goldoni; con lo studio attento della natura e del mondo, finalizzato alla creazione di personaggi rappresentativi della società borghese, il grande commediografo italiano risolleva le sorti del nostro teatro, che viveva allora la crisi della commedia dell'arte, ormai scaduta in un ripetitivo cliché buffonesco.
L'attenzione per la costruzione dei personaggi, sempre più rivolta all'introspezione e allo studio della psicologia, resta una caratteristica della commedia moderna che però, nel corso dell'Ottocento e più decisamente nel Novecento, ha visto progressivamente sfumare le peculiarità proprie del genere comico. Infatti i temi leggeri e l'atmosfera disimpegnata presenti nelle commedie contemporanee non corrispondono più alla connotazione lieta del comico, ma diventano un modo per esprimere la profonda desolazione dell'esistenza. È quanto emerge dai toni amari e dalle tinte grottesche del teatro di Luigi Pirandello, ma soprattutto dalle tarde esperienze comiche dei russi Nikolaj V. Gogol´ e Anton P. Čechov.
Questa commistione tra comico e tragico è certamente l'aspetto più caratteristico della commedia contemporanea, che conserva note agrodolci anche nelle sfumature della tradizione comica dialettale, rinata in Italia in pieno Novecento grazie principalmente alle commedie napoletane di Eduardo De Filippo. L'antica spensierata leggerezza resta semmai solo in generi minori di puro svago: nella commedia brillante basata sul triangolo amoroso e nella commedia musicale americana.